Re.Bi.Co, il reattore che alleggerisce la tassa sui rifiuti e crea energia per aziende e condomini
Di fronte a Re.Bi.Co., la prima cosa che viene da chiedersi è se non esistesse già. E quando ti dicono di no, ti domandi come nessuno ci abbia pensato prima. Soprattutto ora, che la nuova Legge di Stabilità dovrebbe premiare chi produce meno rifiuti. Il primo impianto a biogas di piccola taglia, modulare e adatto a piccole aziende “produttrici di scarti”, agricoli e non solo, è stato sviluppato da una start up salernitana, NenviSol. La motivazione è tranchant: “Il mercato non ha mai ritenuto opportuno dare a un piccolo imprenditore la possibilità di produrre energia con le frazioni organiche, perché in questo settore si è sempre puntato a massimizzare i guadagni, in parte per via degli incentivi”, spiega Rossella Priore, 29 anni, responsabile marketing della società creata un anno e mezzo fa insieme a due soci suoi coetanei, Marco Priore e Antonio Bottini. In queste parole sta un diverso approccio al settore e, di conseguenza, al mercato: “Crediamo in un concetto di energia diffusa, prodotta per le proprie attività quotidiane e non con fini speculativi”.
In quest’ottica, continua Rossella, “ci siamo domandati: perché tutte le piccole imprese che producono scarti non possono usarli per avere biogas, e quindi energia elettrica e calore, riducendo allo stesso tempo i rifiuti?”. L’ostacolo, a cui la giovane società di Battipaglia ha cercato di dare una risposta, “era la possibilità fino a quel momento di realizzare solo grandi impianti. Re.Bi.Co., abbreviazione di “Reattore Biologico Compatto”, si basa sempre sulla tecnologia della fermentazione anaerobica, ma trasposta in piccolo, con moduli da 1 Kw”.
Una soluzione a misura di PMI, e adatta per essere personalizzata in base alle necessità delle aziende: “Il primo passo è un sopralluogo per rilevare tutte le peculiarità dell’area, del rifiuto prodotto e da trattare alla potenza che si intende installare”. Possono usufruirne aziende del comparto agro-alimetare (in Italia 6.300 secondo l’Istat), società di ristorazione e catering, mense, alberghi, ristoranti, aziende agricole e zooteniche. “Possono ricavare l’energia necessaria per alimentare una cella frigo o una stalla”. O, ancora, Re.Bi.Co. può essere installato in contesti residenziali come grandi condomini: “Queste realtà potranno indirizzare i propri scarti al sistema di digestione in modo da produrre energia da impiegare o nel proprio ciclo produttivo o da cedere al servizio energetico nazionale, ottenendo allo stesso tempo una diminuzione dei volumi di rifiuto da inviare a trattamento e quindi una riduzione dei costi”. Essendo modulare, l’impianto potrebbe adattarsi bene anche ai bisogni di aziende municipalizzate che si occupino di gestire i rifiuti umidi: “Può essere ipotizzata la realizzazione di una serie di mini isole ecologiche dove stabilizzare frazione organica e utilizzarla per la produzione di energia”. O, ancora, essere affiancato a impianti di depurazione: “Re.Bi.Co. può essere alimentato anche con i fanghi di depurazione, che sono considerati un rifiuto speciale, e dunque molto costosi da smaltire. Nel nostro caso, passerebbero attraverso la digestione anaerobica, e ne uscirebbero disidratati, dunque con un volume molto ridotto e una relativa riduzione dei costi di gestione degli impianti”. Sistemi di piccola scala che potrebbero massimizzare i benefici del biogas azzerandone gli svantaggi, dal cattivo odore all’impatto visivo delle grandi strutture.
Dopo la fase di sviluppo e sperimentazione, durata un anno e mezzo con buoni risultati, la macchina è in questo momento in via di perfezionamento e sarà pronta per il mercato la prossima primavera: “La stiamo migliorando per far sì che la manutenzione non sia un onere per gli utenti”, racconta Rossella. La produzione, per adesso, è affidata a una ditta esterna: “Ci piacerebbe farla in proprio, ma inspiegabilmente in Italia si è deciso che l’industrializzazione non è più una priorità. Abbiamo tentato, ma ci siamo trovati di fronte a problemi burocratici, connessi soprattutto alla scarsa considerazione della capacità lavorativa italiana: dare lavoro in Italia non è semplice”. Nel frattempo, i tre soci si stanno dedicando anche ad altri progetti sempre nel settore dei rifiuti, con soluzioni pensate per la gestione di quelli speciali e pericolosi, come i rifiuti di origine ospedaliera.
NenviSol ha ottenuto il riconoscimento come migliore azienda giovane votata dal pubblico nel premio “Best Practices” della Confindustria di Salerno. Ma quanto è difficile, in concreto, fare innovazione al Sud? “In realtà, l’idea che qui innovare sia più complicato è un luogo comune. Nel Meridione c’è un’attenzione particolare al problema ambientale, incontro ogni giorno colleghi che lavorano in questo campo: abbiamo molto materiale da cui partire”.
Veronica Ulivieri