Primo esercizio spirituale in bicicletta: la Corsica
“Esercizi spirituali in bicicletta“, di Domenico Di Lorenzo, racconta 20 anni di viaggi su due ruote in giro per l’Europa, dettati da un’ irrequietezza costante nel cercare un altrove differente dalla corsia preferenziale della società in cui viviamo. Un invito a guardare il mondo e la vita che ci circonda con occhi “nuovi”, in una serie di percorsi lirici accompagnati da mappe, fotografie e itinerari dettagliati. Una lunga ricerca interiore nel ripercorrere circa 14.000 km di rotte ordinarie e straordinarie. Per la rubrica Racconti d’Ambiente pubblichiamo l’esercizio spirituale n.1: la Corsica. Di cicloturismo parlerà anche, il 16 ottobre prossimo, a Torino, il 5° Workshop Nazionale IMAGE, dedicato al tema “Ecoturismo: natura, sport, enogastronomia” (#workshopimage2015).
1993. Ho vent’anni e una moltitudine consistente di sogni che sfarfallano nella testa, prendendo sembianze a tratti di progetti a tratti di fantasie. Per caso (ma forse nemmeno tanto) la folgorazione che mi coglie dopo aver letto il resoconto di un viaggio in bicicletta in Norvegia, accende la smania di cercare un altrove dai toni mitici: il Nord Europa.
La mia immaginazione si popola all’improvviso di uomini duri e coraggiosi, dei possenti come Odino e Thor, eroi solari e fiere figure femminili. E poi ancora nani, elfi, giganti, fiammiferaie, velieri e paesaggi Sturm und Drang.
Un giorno, mi riprometto, forse tra poco, monterò su una bici che sarà come una nave con le ruote. Capace di stare sull’acqua, capace di correre sulla terra, ma anche di volare nel cielo come gli uccelli. E allora partirò per raggiungere il regno delle fiabe e diventare uno dei suoi personaggi.
Per prepararmi a cotanta impresa comincio subito a muovermi su strade che non fan rumore, cercando di misurarmi con qualcosa di abbordabile seppur affascinante e mi ritrovo in Corsica a pedalare su due ruote che valgono poche migliaia di lire e non sono certo un portento della tecnica! Non importa.
Come diceva Brodsky “la felicità è quando incontri degli elementi di cui tu stesso sei fatto e che si trovano allo stato libero“. E qui i colori mozzafiato della macchia mediterranea, le sgambate lanciate nella luce lungo stradine sospese su acque trasparenti come vetri, mi aprono il cuore ammaliando tutti i cinque sensi.
Rido con il cielo e ascolto la voce del vento confondersi con quella dell’anima. Cerco tracce della leggenda della dea Rhéa e di suo figlio Poseidone, signore di tutti i mari e degli oceani. Si narra che, durante una tempesta, emergendo dai flutti il dio del mare si avvicinò all’estremo sud delle Alpi per sgretolare le montagne con il suo potente tridente, riducendole in una miriade di isole, isolotti e scogli. Passata la tempesta, apparve sotto la luce del sole Kallisto, la più bella delle isole, quella che oggi è la Corsica.
Mi piace il carattere turbolento del dio e lo avverto nella sensazione che qui trasmette il mare quando, dopo averti sedotto con l’illusione di poterlo possedere tutto, te ne ritrovi completamente in balia.
Pedalo nell’azzurro tra acqua e cielo e scopro che un solo colore può avere tante sfumature e tonalità da non riuscire a catalogarle tutte. Muovendomi lungo la costa, capisco perché il mare sia così poco celebrato nella cultura dei Corsi, che nei secoli preferirono i monti, trovando rifugio e sicurezza tra i contrafforti di millenari massicci rocciosi, costruendo villaggi a “nido d’aquila” o sui fianchi dei pendii. Pastori e contadini più che marinai e pescatori. Popolo della terra e alla terra strettamente legato.
Sembra davvero che nella leggenda sulla sua origine si celi il segreto di questa “montagna nel mare”, destinata a scontare il capriccio di un dio pagandolo a caro prezzo. E in effetti, nonostante la bellezza conturbante del paesaggio, questa è una terra difficile, o almeno lo è stata in passato, frustrata da potenti tempeste portatrici di naufragi e sconquassata da frequenti invasioni saracene. Oggi il susseguirsi di insenature e calette, a tratti accarezzate dalla risacca, a tratti schiaffeggiate dalla prepotenza del mare, mi incanta offrendomi seducenti teatri per i miei bivacchi notturni.
Quando il cielo si fa di velluto, sincronizzo il mio respiro con quello delle onde e srotolo tutti i pensieri, fino a che non sento il cuore balzar fuori dal petto per andare a tuffarsi in quella striscia di luce liquida che è il riflesso della luna.
E lì mi sciolgo, spendendomi in emozioni, fino al mattino seguente.
Domenico Di Lorenzo*
*Cicloviaggiatore torinese