PMI, un “piano d’azione verde” della Commissione UE per sfruttare le opportunità di business
Trasformare le sfide ambientali in business. Si moltiplicano ormai gli studi che provano il legame tra green economy e crescita sostenibile, compresa la creazione di posti di lavoro. Tuttavia, poco si può realizzare se il tessuto produttivo non viene incentivato alla riconversione verde.
È ciò che ha pensato la Commissione Europea adottando una Comunicazione dal titolo “ Piano d’azione verde per le PMI: aiutare le PMI a trasformare le sfide ambientali in opportunità di business“. Un documento in cui sono illustrate una serie di iniziative volte ad aiutare le Piccole e Medie Imprese europee a sfruttare le opportunità offerte dal passaggio a un’economia verde, alla luce del fatto che la prevenzione dei danni ambientali e la virata verso un’economia a basse emissioni di carbonio rappresentano senza dubbio una sfida per la società, ma sono fonte di altrettante possibilità.
L’Esecutivo di Bruxelles ha individuato, dunque, alcuni obiettivi da raggiungere sulla base di dati che caratterizzano l’attuale realtà all’interno dell’Unione Europea. Ha calcolato, per esempio, che un più efficiente uso delle risorse, potrebbe far realizzare all’industria UE risparmi per un valore totale di 630 miliardi di Euro l’anno. A livello europeo deve, quindi, essere incoraggiata una gestione delle risorse, da parte delle PMI, che consenta di ridurre i costi di produzione e incrementare la produttività. Molto spesso, poi, si riscontrano difficoltà nell’immissione sul mercato di prodotti e servizi verdi, che ostacolano, in questo modo, le possibilità di profitto delle imprese. Le PMI necessitano, invece, di un contesto imprenditoriale favorevole in cui idee verdi possano essere facilmente sviluppate, finanziate e commercializzate. A livello di sistemi produttivi Bruxelles invita a puntare su quelli che sono i must della green economy: rifabbricazione, riparazione, manutenzione, riciclaggio ed ecodesign, che hanno grandi potenzialità di diventare volani della crescita economica e della creazione di posti di lavoro, recando contemporaneamente un significativo contributo nell’affrontare le sfide ambientali.
Uno sguardo anche alla realtà esterna all’UE: la Commissione ha precisato che gli accordi che a livello internazionale vedono impegnata l’Unione Europea in ambiti quali la cooperazione, per fronteggiare i cambiamenti climatici o le politiche di vicinato, rappresentano per le PMI europee con competenze verdi un’opportunità concreta di accesso a nuovi mercati. L’87% di queste, tuttavia, vende le proprie tecnologie, i propri prodotti o i propri servizi verdi solo sui mercati nazionali. Sono perciò necessari un quadro più favorevole e una maggiore cooperazione internazionale per aiutare le aziende ad integrarsi con successo nelle catene produttive mondiali.
Contemporaneamente, la Commissione ha aperto i primi bandi di gara per l’assegnazione di 1,3 miliardi di Euro per progetti innovativi da realizzare tramite partenariati pubblico-privato. Il primo lotto di fondi UE, che sarà accompagnato da una pari somma di investimenti da parte dell’industria, fa parte di un pacchetto più ampio di 22 miliardi di euro complessivi da investire sino al 2020, che rientrano nei circa 80 del Programma Horizon 2020 dedicato a ricerca e innovazione. Quattro i settori chiave coperti dai bandi (medicinali, trasporti, elettronica e bioeconomia) e sette le partnership attive pubblico-privato per cui sono disponibili i finanziamenti: medicinali innovativi (Imi2), celle a combustibile e idrogeno (Fch2, per tecnologie pulite in energia e trasporti), Clean Sky (Cs2, per la progettazione di aerei meno inquinanti), bioindustrie (Bbi, per prodotti di consumo più ecologici),componenti e sistemi elettronici (Ecsel), ma anche Shift2Rail (per le infrastrutture e i servizi ferroviari) e, infine, Sesar 2020, per lo sviluppo di un sistema di nuova generazione di gestione del traffico aereo “È soltanto mettendo insieme le migliori risorse di università, industria, PMI e istituti di ricerca che possiamo far fronte con successo alle imponenti sfide che ci attendono”, ha dichiarato il Presidente della Commissione José Barroso.
Al coro di Bruxelles, che declama sempre più a gran voce l’evidenza del legame tra green economy e sviluppo sostenibile, si aggiunge l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), che ha pubblicato un nuovo studio dal titolo “Resource-efficient green economy and EU policies”. L’EEA analizza le principali forze che favoriscono il passaggio ad un’economia verde efficiente in Europa, compreso il ruolo delle politiche dell’UE. Attualmente, i cambiamenti economici e tecnologici che portano verso obiettivi green in Europa stanno procedendo troppo lentamente, sostiene l’Agenzia. Che richiede un grande, profondo, e permanente mutamento nell’economia e nella società per creare, attraverso nuovi processi, nuove opportunità.
In sostanza, mentre molte tendenze ambientali stanno gradualmente migliorando, l’UE ha bisogno oggi di un riorientamento della sua economia, soprattutto per realizzare obiettivi ambientali a lungo termine, afferma il rapporto. Ad esempio, il taglio delle emissioni di gas serra dell’80-95% entro il 2050 non sarà possibile esclusivamente basandosi su incrementali guadagni di efficienza. “L’innovazione ambientale è la chiave per affrontare le sfide del 21° secolo. Se vogliamo vivere bene entro i limiti ecologici del pianeta, come indicato nel 7° programma d’azione ambientale, avremo bisogno di affidarci massicciamente all’inventiva dell’Europa. Incoraggiando la creazione, l’adozione e la diffusione di nuove tecnologie verdi”, ha affermato il Direttore esecutivo dell’EEA Hans Bruyninckx.
Un’altra leva per migliorare l’efficienza delle risorse potrebbe essere quella legata alla riduzione delle tasse sul lavoro come l’imposta sul reddito, tassando, invece, l’uso inefficiente delle risorse e l’inquinamento ambientale. Queste imposte ambientali potrebbero promuovere la creazione di posti di lavoro, ma sono sotto-utilizzate nell’UE, pari a solo il 2,4% del PIL nel 2012.
Beatrice Credi