Perù, le minacce alla biodiversità e l’inquinamento atmosferico
Continua, attraverso il Perù, l’avventura del nostro corrispondente Carlo Taglia intorno al mondo, per documentare, attraverso le “impressioni di viaggio“, i principali problemi ambientali che affliggono il Pianeta.
Osservando i particolari panorami peruviani, dalla costa desertica alle montagne andine, capiterà spesso di provare un senso di disgusto dovuto alla esagerata quantità di rifiuti sparsi a bordo strada o in terreni utilizzati come discariche improvvisate. Purtroppo, il Perù, in quanto ad attenzione per l’ambiente, mi ricorda a volte l’Asia dei primi mesi del mio viaggio.
All’ingresso secondario dall’Ecuador ho notato nuovamente autorisciò in massa, spazzatura abbandonata senza una gestione di raccolta e strade polverose, che riempiono i polmoni dei passeggeri sui pullman. Nelle città l’inquinamento atmosferico è insopportabile, come raramente ho incontrato fino ad ora in altri luoghi. Il Perù deve lottare contro la deforestazione, la desertificazione, l’erosione del suolo, l’inquinamento atmosferico nei centri urbani, l’utilizzo di eternit (anche qui, un tormento), la pesca eccessiva, l’inquinamento dei fiumi e della acque costiere dai rifiuti urbani e la gestione di questi. Sfide impegnative.
Il Paese ha però la terza foresta pluviale più estesa al mondo, dopo il Brasile e il Congo. Un tipo di foresta che è la più ricca al mondo, sia per biodiversità che per ricchezza di risorse naturali. Metà del territorio nazionale è foresta, ma secondo la FAO il Perù ha una media di deforestazione annuale del 1% . Dati migliori, in confronto ai paesi vicini, ma da tenere sotto controllo in considerazione delle minacce legate allo sviluppo sfrenato e irregolare, fatto di disboscamento illegale, agricoltura “commerciale”, attività minerarie, petrolifere e del gas e – non ultima – l’imponente costruzione di strade.
Circa il 95% degli alberi è abbattuto illegalmente. nei parchi nazionali e nelle riserve naturali. Eppure, fino al 2006, i dati disponibili non evidenziano alcun arresto per questo tipo di criminalità, per via della corruzione che avvelena il paese. Nel 2005, ad esempio, il governo ha stipulato un contratto faraonico con una compagnia petrolifera cinese per lo sfruttamento di una vasta area ecologicamente sensibile, la regione Madre de Dios, in cui si trovano il 10% degli esemplari di uccelli di tutto il mondo.
Un’ulteriore fonte di deforestazione e degrado ambientale nell’Amazzonia peruviana è l’estrazione dell’oro. La terra è infatti ricca di depositi d’oro alluvionali, che vengono sfruttati da gruppi di cercatori che utilizzano pesanti macchinari di estrazione e fanno esplodere le rive dei fiumi, come in un far west fuori tempo massimo. Queste attività causano inoltre contaminazione da mercurio, sedimentazione del fiume e la formazione di squallide baraccopoli in queste aree di lavoro. La costruzione, ultimata quest’anno, dell’autostrada transoceanica, che collega la costa atlantica brasiliana con la costa pacifica peruviana, scorrendo nella foresta amazzonica, è la ciliegina sulla torta della devastazione del territorio. E’ stata inaugurata da pochi mesi e già si prevede un impatto ambientale pesantissimo sulla foresta e la sua biodiversità, a fronte di dubbi vantaggi per il “business” locale.
L’inquinamento atmosferico resta comunque una delle piaghe maggiori, che sta contaminando le città con i gas di scarico di obsoleti veicoli privati e industriali. Lima è la capitale sudamericana con i tassi di inquinamento dell’aria più alti di tutto il continente. Una miscela tossica di biossido di azoto e zolfo, oltre altre particelle, che rende l’aria più letale di tutte le altre capitali, compresa la temibile Mexico City. L’80% di questo inquinamento deriva dai veicoli. Il gasolio, che viene utilizzato, da queste parti, nel 60% dei casi, contiene il più alto livello di particelle di zolfo e altre tipologie pericolose tra le benzine disponibili. Mentre in tutti gli altri paesi del globo si utilizza un genere di “diesel” meno nocivo, in Perù si trova il più contaminato al mondo. Un indagine pubblicata sul quotidiano “El Comercio” sottolinea che le compagnie petrolifere che producono carburante in Perù si rifiutano di rispettare le scadenze fissate dal governo per ammodernare le strutture per la produzione di un carburante più sostenibile. Anche a causa del fatto che la autorità e i politici locali si dimostrano spesso particolarmente “accomodanti” con le potenti e ricche compagnie petrolifere.
Infine la raccolta dei rifiuti. In alcune città esiste un servizio organizzato (ben lontano dalla nostra “differenziata”), ma nonostante questo i fiumi che le attraversano sono delle vere e proprie discariche a cielo aprto. Appena ci si allontana dai centri urbani si incontrano rifiuti di ogni genere nei campi e a bordo strada. Manca, in definitiva, una sensibilizzazione generale da parte della popolazione, che si mostra per niente curante della raccolta dei propri rifiuti. Non ho praticamente incontrato nessun raccoglitore per la raccolta differenziata. Alcune iniziative governative sono partite in questi ultimi anni, ma la realtà appare, a tuttoggi, decisamente tragica. Il rapido sviluppo del Perù, se vorrà avere una prospettiva sostenibile, dovrà di certo apportare nuove tecnologie, per ridurre l’inquinamento atmosferico e per sfruttare energie rinnovabili in sostituzione di quelle fossili, oggi dominanti. Ma dovrà anche tenere sotto controllo la situazione della foresta amazzonica, che rischia di degenerare, a causa delle percentuali crescenti di disboscamento illegale, a favore di attività minerarie, petrolifere e della raccolta e vendita di legname sul mercato internazionale.
Carlo Taglia
Le riflessioni di viaggio di Carlo Taglia, documentate da foto e video, sono disponibili sul suo blog: http://karl-girovagando.blogspot.com/