Parlamento UE senza ambizioni: gli obiettivi sull’efficienza energetica restano “non vincolanti”
Nessun target vincolante per quanto riguarda l’efficienza energetica. Nemmeno l’Europarlamento è riuscito a imporre la quota che rimane “almeno al 27%”.
È quanto si legge nella Risoluzione approvata dalla Commissione Industria Ricerca ed Energia del Parlamento UE, che contiene le richieste dei deputati in tema di “Unione dell’Energia”. Tra queste, un mercato energetico integrato che garantisca la sicurezza delle forniture puntando sulle risorse proprie, Un “mercato interno dell’energia pienamente funzionante e interconnesso è la spina dorsale della futura Unione dell’energia“, sottolinea, infatti, il documento in cui “la diversità nazionale” nei mix energetici dei 28 “non deve rappresentare una barriera al mercato unico”.
Tra gli elementi chiave, poi, il via libera allo shale gas europeo ma nel rispetto dei “principi minimi” stabiliti dalla Commissione per il fracking. Un sistema di stress test per il gas, e un meccanismo volontario per gli acquisti collettivi completano infine il quadro generale. Al quale si aggiunge il tentativo degli Eurodeputati di fare passare il messaggio che la legislazione in materia deve essere decisa in misura uguale dagli Stati membri, sottintendendo il Consiglio, e Parlamento. Il motivo di questa posizione risiede, principalmente, nel fatto che la mancanza di obiettivi vincolanti a livello nazionale rende necessario un sistema di governance europeo per l’Unione dell’Energia, affinché sia possibile assicurare il raggiungimento dei target almeno a livello comunitario. È, quindi, forte il rischio che al Parlamento Europeo venga lasciato un ruolo marginale nelle decisioni.
Ed ecco il tasto dolente. Per quanto riguarda l’efficienza energetica e le rinnovabili, sottolineano gli Europarlamentari, “giocheranno un ruolo chiave nel realizzare gli obiettivi UE di lungo termine di ridurre le emissioni di gas a effetto serra in modo conveniente”. Tuttavia, i target per il 2030 adottati nella Risoluzione rimangono in linea con quelli di Commissione e Consiglio, incluso “l’almeno 27%” per l’efficienza – non vincolante! Per 31 voti a 30, la commissione Trasporti non è, infatti, riuscita a far passare l’emendamento che avrebbe cambiato le carte in tavola. I Verdi cercavano di alzare ad almeno il 30% la quota di energie pulite, e di almeno il 40% quella dell’efficienza energetica, che invece è rimasta al 27. L’unico obiettivo vincolante è ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030.
Monica Frassoni, presidente dell’Alleanza Europea per il Risparmio Energetico (European Alliance to Save Energy – EU-EASE) e co-Presidente del Partito Verde Europeo, ha dichiarato tutto il suo disappunto: “Come può il Parlamento europeo apparire serio sulla transizione energetica con un tale comportamento a pochi giorni dalla COP21? La comunità imprenditoriale progressista chiede agli Eurodeputati di riconfermare la propria posizione ambiziosa per garantire investimenti in Europa e creare posti di lavoro sui territori”. Inoltre, secondo Frassoni, in vista della Conferenza di sul clima di Parigi si tratta di una contraddizione che mette in gioco la credibilità del Parlamento Europeo visto che c’è già un’altra risoluzione dell’Aula che chiede il 40% vincolante proprio per l’efficienza energetica.
Beatrice Credi