Nella Plenaria di Strasburgo il duro match tra Parlamento e Commissione UE
È stata una Plenaria che si potrebbe definire ricca di colpi di scena quella appena trascorsa. L’aula di Strasburgo ha visto nell’ordine: il voto sul Trattato Transatlantico (TTIP) rimandato, la proposta della Commissione sulla possibilità per gli Stati di scegliere se utilizzare o meno prodotti OGM rispedita al mittente e il rapporto sulla sicurezza energetica UE respinto. Ma ecco nell’ordine i fatti.
Un gruppo di attivisti della rete che si batte contro l’accordo di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, alla vigilia del voto aveva messo in piedi un’istallazione all’esterno del Parlamento Europeo, per affermare che il TTIP sarà il cane da guardia delle multinazionali, prevedendo, forse senza saperlo, ciò che di lì a poche ore sarebbe successo.
Il Presidente Martin Schulz, infatti, in accordo con il Presidente della Commissione Commercio Internazionale e relatore del testo sul TTIP Bernd Lange, ha deciso di rimandare il voto e anche le successive discussioni sul Trattato. Dal punto di vista tecnico, la scelta è stata motivata dall’eccessiva quantità di emendamenti e richieste di voto separato, in tutto circa 200. Un numero alto, ma non impossibile da affrontare.
Pare, invece, che tutto sia da imputare all’emendamento socialista sull’Investor State Dispute Settlement (ISDS), gli arbitrati per risolvere controversie tra le multinazionali e gli Stati dove queste investono. Il timore è che inserendo questo meccanismo nei trattati si finisca per favorire le grandi aziende che possono sfidare i governi in tribunali ad hoc se questi approvano leggi che ledono i loro profitti. Per questo i socialisti propongono una soluzione permanente senza utilizzare il sistema privato. Presentato da Lange e supportato dall’S&D, l’emendamento sembra stesse raccogliendo consensi anche tra i popolari, rischiando così di spaccare il gruppo. E mettendo, in questo modo, a rischio la possibilità di far approvare la relazione nel suo insieme.
La faccenda la si può guardare da più lati. I sostenitori del TTIP al Parlamento hanno capito di non avere più la maggioranza per approvarne le linee guida e hanno deciso di rinviare il voto. Schulz, dicono i sostenitori di questa tesi, abusa della sua autorità rimandando un voto che divide i due grandi gruppi, il PPE e l’S&D. Il voto è stato rimandato proprio perché considerato di grande importanza e la risoluzione è l’unico strumento che il Parlamento ha per intervenire nei negoziati e influenzarli.
Qualunque sia l’interpretazione di quanto accaduto, una cosa è certa: la partita non è per nulla chiusa e le discussioni attorno al TTIP promettono ancora sorprese. Inoltre, la mobilitazione dei cittadini, grazie a due milioni di firme raccolte e alla pressione diretta della società civile sui Parlamentari Europei, ha certamente giocato un ruolo fondamentale nel rafforzare le spaccature.
Mentre a Strasburgo si consumava tutto ciò, dal G7 in Germania, sull’argomento arrivavano precise indicazioni. I leader, infatti, hanno chiesto un cambio di marcia nelle discussioni sull’accordo di libero scambio tra UE e USA. Nella dichiarazione finale del vertice si ricorda che l’obiettivo è arrivare a finalizzare l’intesa il prima possibile, preferibilmente entro la fine dell’anno. Del tutto ottimista la Cancelliera tedesca, Angela Merkel. La quale ha sottolineato l’importanza dell’accordo in termini di crescita e posti di lavoro non nascondendo, tuttavia, l’esistenza di alcune difficoltà, soprattutto a livello legale. Niente di insormontabile, ha sottolineato la Cancelliera, secondo la quale c’è la possibilità di arrivare ad un accordo. Osteggiato, per la verità anche da una parte del Congresso USA, che ha già affossato l’altro trattato con l’area del Pacifico, il TPP.
Sul fronte OGM, invece, la proposta della Commissione Europea non ha soddisfatto gli Eurodeputati, motivo per cui è stata rigettata. Si tratta della modifica all’attuale regime UE di autorizzazione dei prodotti geneticamente modificati che lascerebbe liberi gli Stati membri di decidere se utilizzare o meno nel loro Paese prodotti a base di OGM. Relatore era il Presidente della Commissione Ambiente Giovanni La Via, il quale ha avuto il compito di rispedire al mittente il testo redatto dall’Esecutivo UE. Le ragioni risiedono principalmente nel rischio di segmentazione del mercato unico. Gli Eurodeputati, infatti, sono convinti che se si lascierà a ogni Stato membro la libertà di vietare o meno la circolazione sul proprio territorio di un prodotto biotech autorizzato dall’UE, si formerà un mercato unico a macchia di leopardo. Se anche i governi in Consiglio seguiranno la stessa strada del Parlamento la Commissione sarà obbligata a ritirare il testo.
L’Europarlamento ha, infine, respinto la relazione riguardante la Comunicazione sulla Sicurezza Energetica dell’Unione Europea, che conteneva alcuni richiami a combustibili fossili, rigassificatori, trivellazioni, nuovi gasdotti ed energia nucleare per rendere il Continente sempre più “autonomo” dal punto di vista energetico. Durante l’esame del provvedimento é emerso, tra l’altro, che la maggioranza dell’Europarlamento è favorevole ad una moratoria sul fracking nell’UE.
Beatrice Credi