Micro4You: le mille potenzialità dei batteri, possibili sostituti della chimica
Sarà perché sfuggono alla nostra vista, sarà soprattutto perché la chimica è stata a lungo una soluzione troppo facile ed economica per spingerci a cercare delle alternative più sostenibili. Fatto sta che oggi i microrganismi rappresentano un mondo ancora in parte sconosciuto e poco sfruttato, mentre potrebbero in molti casi affiancare o sostituire sostanze di sintesi, oppure risolvere problemi che la chimica ad oggi non è riuscita a risolvere.
Tra le aziende all’avanguardia in Italia in questo settore c’è Micro4You, spin off dell’università di Milano fondato nel 2010 da un gruppo di ricercatori e professori, che ha già collezionato molti riconoscimenti, tra i quali il premio Gaetano Marzotto, il premio speciale “Bright Future Ideas Award” del British Consulate General and UK Trade&Investment, il premio Sviluppo sostenibile. L’idea di partenza è stata quella di applicare concretamente i risultati di molti studi: “Ci occupiamo da tempo di microbiologia ambientale e rapporti tra i microrganismi e gli organismi superiori. Il nostro scopo è mettere a disposizione di tutti le nostre scoperte: i microrganismi hanno proprietà metaboliche infinite, che se ben sfruttate possono offrire molti servizi in diverse attività umane”, spiega Annalisa Balloi, microbiologa e ad della società. Per capire la loro versatilità, basta guardare i due prodotti a base microbica messi a punto dall’azienda, pensati per due settori diversissimi tra loro: uno è per la pulitura di opere d’arte, l’altro per la salute delle api.
Partiamo da Micro4Art, che permette di rimuovere dalle superfici in pietra di opere d’arte ed edifici storici alterazioni di natura solfatica, quelle “croste nere” che spesso vediamo sui monumenti. Ecco come funziona: “I batteri usano il solfato per il loro metabolismo, proprio come noi esseri umani usiamo l’ossigeno. In questo modo, le croste nere costituite da solfato di calcio si destrutturano e, dopo l’applicazione con i batteri, possono essere rimosse facilmente dalla superficie con un semplice lavaggio”. I batteri alla base del composto non sono tossici e non lasciano residui sui monumenti: “Sono microrganismi tipici del suolo, presenti ad esempio in terreni vicino ad acque termali ricche di zolfo. Non sono pericolosi e non c’è rischio di una loro proliferazione: a contatto con l’ossigeno e privati del solfato, muoiono dopo poco tempo”. Ai vantaggi ambientali si accompagnano quelli “tecnici”: “I prodotti chimici costano meno di un prodotto a base microbica, ma i risultati sono diversi: se i primi sono una specie di ariete che elimina tutto quello che trova sulla sua strada, i batteri sono molto più selettivi e permettono di asportare solo l’alterazione, senza danneggiare in nessun modo le opere d’arte”. Dopo essere stato testato su vari edifici e opere d’arte – tra gli altri, una piccola porzione della facciata della chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano, una formella del Duomo di Milano, la Cattedrale di Matera, su un’area del basamento della Pietà Rondanini di Michelangelo – Micro4Art è stato lanciato sul mercato a gennaio scorso. Il prodotto è stato sviluppato grazie al finanziamento di 250.000 vinto con il premio Marzotto: “Siamo partiti da un brevetto già esistente depositato da un gruppo di ricercatori con cui collaboriamo, e di cui abbiamo acquisito la licenza esclusiva. In Italia sono all’attivo molte ricerche sul biorestauro, ma noi siamo gli unici ad avere sviluppato un prodotto. E ne stiamo studiando di nuovi per altri tipi di alterazioni”, continua Annalisa Balloi.
In parallelo a Micro4Art, il team dell’azienda ha sviluppato e testato Micro4Bee, un mix di microrganismi che conferiscono benessere all’alveare e lo proteggono da patologie di origine batterica. “Siamo partiti dallo studio dei batteri presenti nell’intestino delle api sane, e li abbiamo testati per la loro capacità di inibire patologie a carico dell’alveare. Siamo così arrivati a selezionare alcuni batteri probiotici che esercitano un’attività antagonista contro il batterio della peste americana”. Dopo esperimenti in laboratorio, il prodotto è stato testato, con l’autorizzazione ministeriale, nell’azienda apistica Mario Bianco di Calusco, in provincia di Bergamo: prove che hanno dimostrato come il prodotto sia efficace anche se spruzzato sull’alveare. Dopo questi risultati positivi, “è iniziato l’iter presso il ministero della Salute e l’Agenzia europea del farmaco per la messa in commercio del prodotto”, che è stato sviluppato in collaborazione con entomologi dell’università di Torino e microbiologi dell’università di Tunisi. “Da anni studiavamo l’interazione tra batteri e organismi superiori. Abbiamo scelto di approfondire il settore dell’apicoltura per via delle frequenti morie delle api e per il loro impatto economico, non solo in termini di industria del miele, ma più in generale per le significative ricadute che l’impollinazione ha sull’economia e la vita quotidiana”.
Tra i progetti a cui sta lavorando il team di Micro4You, accanto allo sviluppo di nuovi prodotti per il biorestauro, c’è anche l’ambizioso Micro4Plant, che in futuro potrebbe consentire coltivazioni anche in zone aride, oggi off limits per l’agricoltura: “L’idea è di realizzare formulati microbici capaci di sostenere le piante in situazioni di stress idrico”. E altri progetti verranno, perché “sui microrganismi e sul loro ruolo nei cicli naturali molto è ancora da scoprire”.
Veronica Ulivieri