Mercedes Bresso: “I summit internazionali inutili, ma l’economia è fatta di tante azioni individuali”
La passione della scrittura ha un cuore antico. Per Mercedes Bresso, professoressa in Economia specializzata in Economia geografica e dell’ambiente, il pallino del romanzo è un vezzo coltivato fin dagli anni ’70. Con la sorella Paola, docente di Storia regionale alla facoltà di Scienze Politiche, a Torino, ha scritto quasi 40 anni fa, nel ’78, “Missione Last Flower”, edito solo oggi per i tipi di Eugenio Pintore. Le autrici ne parlano al Caffé Letterario, al Salone del Libro, alle 16 di domenica, con Mario Tozzi e Silvia Rosa Brusin.
D) Con un ritorno all’interesse ambientale, nel romanzo fantascientifico, fate il punto sulla storia (per lo più fallimentare) dei summit mondiali. Non è cambiato niente in questi anni?
R) Malgrado l’impegno, i meeting, i piani internazionali, le cose continuano ad andare nello stesso modo. Dopo Rio, quando era chiaro cosa sarebbe successo, malgrado certa buona volontà apparente, non si riesce a cambiare più il corso delle cose. Malgrado qualche sforzo fatto, qualche riduzione d’impatto pro capite, la pressione complessiva sull’ambiente continua a crescere, non sembra reversibile. La buona volontà c’è, ma in apparenza. Anche in Europa: la green economy è uno dei tre pilastri del settennato dei fondi, insieme all’economia digitale e alla lotta per la povertà.
D) Dobbiamo rassegnarci?
R) No. L’economia è fatta anche di miliardi di comportamenti individuali. Il ruolo degli stati è di regolazione, legislazione, ma più di tanto non si può fare. I rapporti tra gli stati sono molto complicati. I Paesi meno sviluppati vogliono crescere, giustamente. E’ un processo sostenibile fino a quando centinaia di milioni di persone non pretenderanno di essere tutte allo stesso livello. La politica non vuole certo diminuire il tasso di crescita. In questo momento, non ci sono risorse per fare investimenti che cambino davvero l’impatto sull’ambiente.
D) Sta dicendo che la decrescita è un miraggio?
R) La decrescita può funzionare solo nell’utilizzo di quantità di risorse e energia in assoluto. L’idea che sia possibile fermarsi oggi è assurda, anche se la crescita è zero, l’utilizzo di quantità di energia è innegabile. Possiamo di certo incidere su un tipo diverso di crescita qualitativa. Ma il pessimismo è diffuso, 8 miliardi di abitanti avranno bisogno di nutrirsi.
D) Ci sono però Paesi come la Cina che stanno investendo molto sulle energie rinnovabili. Possono essere un baluardo di speranza? Perché non li seguiamo?
R) Insieme agli Stati Uniti, sono i maggiori spreconi di consumo di energia. Anche Germania, Finlandia, Svezia, Danimarca stanno finanziando la ricerca “verde”. In effetti, la Cina qualcosa sta facendo: producono pannelli solari, ma non molto buoni, inquinanti. Comunque li producono, vogliono occupare uno spazio di mercato. Hanno fatto un accordo di scambio con le città europee, perché pensano che siamo più avanti rispetto agli altri. Una certa buona volontà si nota, man mano che peggiora la situazione, man mano che l’impatto cresce anno dopo anno, inesorabilmente.
D) Da dove cominciare?
R) Se vogliamo risparmiare, dobbiamo usare i treni, ma i treni moderni. Non si può dire di no a tutto.
D) Si riferisce al problema della Tav?
R) Alla Tav, alle pale eoliche. Al confine tra Spagna e Portogallo ci sono pale molto belle esteticamente. Fatte le verifiche d’impatto, non si può contestare tutto a priori, se si vuole evitare l’uso di energia a petrolio e a gas, se si vuole bypassare l’eterna dipendenza economica da altri stati. Sull’Appennino, l’eolico ci sta benissimo. Per il resto, bisogna puntare sulle correnti marine, dove c’è il fondale basso. E sul solare, in termini di autoproduzione energetica. Sarebbe un sogno avere tutte le case alimentate a pannelli. La prima cosa da fare è costruire sistemi pubblico-privati di finanziamento di questa economia. Società a garanzia pubblica, con capitali privati, che realizzino interventi di efficienza energetica, pagandosi sul risparmio. Ti mettono a posto la casa, rilanci in economia, paghi la differenza di quello che spendevi prima. Così è possibile raggiungere un’efficienza enorme, in sei anni si ammortizza l’investimento. Ma le imprese non hanno risorse da mettere in questo campo, le fondazioni bancarie potrebbero mettere capitali in fondi d’investimento costruiti ad hoc.
D) Tornando alla Tav, come crede che finirà?
R) Dal punto di vista ambientale, i treni sono veloci ed efficienti, valgono decine di aerei, sarebbero la soluzione ideale per l’Europa, che è piccola, in fondo. Se la Tav non si farà in Val di Susa, si farà altrove. Al corridoio 5 non c’è alternativa. Andrà avanti verso il sud o verso l’est, sulla tratta Torino-Milano verso Brescia. Non temete, si andrà avanti comunque.
Letizia Tortello