Matthew Lee, un talento naturale per il rock d’altri tempi
Definito “the genius of rock’n’roll” dalla stampa internazionale, il pianista e cantante Matthew Lee ha fatto propri gli insegnamenti dei grandi maestri del genere. Leva 1982, nonostante la giovane età ha già alle spalle circa 1.000 concerti in tutta Europa, negli Stati Uniti e in Africa. Da poco ha vinto il Coca-Cola Summer Festival #daiunbacio nella categoria “Giovani” con il brano È tempo d’altri tempi, che sta portando in tour per tutta l’estate. Partito il 5 giugno da Imola, il D’altri Tempi Tour presenta i brani estratti dal suo album omonimo. Domenica 19 luglio Matthew sarà in concerto a Carrù, in Piemonte, nel parco del Castello di Banca Alpi Marittime.
D) Matthew, quali sono gli “altri tempi” che auspichi nel tuo nuovo disco?
R) Sono cresciuto con le note dei grandi maestri del rock ‘n’ roll… Amo i ritmi che sono nati negli anni Cinquanta, ne amo l’allegria e la voglia di rivoluzionare. Mi piace rendere attuale qualcosa che troppo spesso è stata relegata solo agli anni Cinquanta, ma in realtà è alla base di ogni genere musicale che ascoltiamo.
D) Suoni una musica che si potrebbe definire vintage, ma in realtà il tuo è un approccio molto contemporaneo: che rapporto hai con la memoria e con le radici?
R) La tradizione della musica non va assolutamente dimenticata, io cerco sempre di partire dalle radici e, con rispetto, in questo album ho cercato, insieme a grandi produttori come Luca Chiaravalli, Claudio Guidetti, Mousse T. e Chris Summerfield, di creare suoni moderni mischiando la loro esperienza alla tradizione di rock ‘n’ roll, blues e country, senza dimenticarmi della mia italianità.
D) Quanto sei legato al tuo territorio di origine, le Marche?
R) È il posto dove sono nato, ho il mare e quando posso torno sempre volentieri sia in vacanza sia per concerti. Vivendo alle porte di Milano da diversi anni, mi piace ancora di più tornare a Pesaro, la mia città.
D) Da uomo “metropolitano” che gira il mondo, che rapporto hai con la natura?
R) Credo di avere un buonissimo rapporto, amo il mare e la montagna, in particolare quella del Trentino dove vado spesso… ciò che ci circonda va rispettato, è la nostra eredità e credo che dovremmo esserne responsabili. Io nel mio piccolo ci provo.
D) Ci sono gesti quotidiani che compi per ridurre la tua impronta ambientale, dalla spesa alla raccolta differenziata…?
R) Compro al supermercato, come tutti, prestando molta attenzione a non sprecare, stando via spesso da casa devo guardare in modo particolare le scadenze, ma me la cavo bene. Ovviamente faccio la raccolta differenziata…
D) Quali sono le fonti di ispirazione della tua musica? Le bellezze naturali rientrano tra queste?
R) Scrivere con altri autori è la cosa che preferisco, lo scambio di esperienze credo sia la chiave per raggiungere un buon risultato. La natura non è direttamente responsabile delle canzoni, ma non nascondo che fa la sua parte in maniera indiretta: melodie e parole cambiano quando sei davanti a un tramonto o vedi il mare dalla finestra…
D) Pensi che sia possibile per un musicista ridurre l’impatto ambientale dei propri spettacoli oppure l’industria della musica non ha ancora sviluppato questa sensibilità?
R) Credo che sia possibile, ma c’è ancora molto da lavorare temo…
D) Pensi che il rock ‘n’ roll possa essere uno strumento per diffondere anche cultura ambientale?
R) La mia musica come ogni altra può essere veicolo di molti messaggi, anche ambientali, perché no? Ho scritto una canzone in passato (non ancora pubblicata in nessun album) che parla proprio della meraviglia della natura. Magari un giorno la faremo uscire, chissà…
D) Qual è la canzone più “green” che ti viene in mente?
R) Ritmicamente parlando, a descrivere l’ambiente credo sia più adatta una ballata, ma mai mettere limiti all’inventiva… Il brano che scelgo per rappresentare la natura è sicuramente The Circle of Life, del grande Elton John!
Daniela Falchero