“Locura”, la naturale follia di Pico Rama
Noto al grande pubblico per aver partecipato all’edizione 2015 di Pechino Express, Pico Rama – pseudonimo di Pier Enrico Ruggeri, figlio del cantante Enrico – presenta Locura, il suo nuovo lavoro musicale, prodotto sotto l’etichetta Mescal. L’album spazia tra raggamuffin, rap e pop sperimentale, con diversi pezzi accostabili a una sonorità dub. “Questo album tratta di espansione della coscienza, passando attraverso le stravolgenti esperienze di trasformazione che ho affrontato nel tempo che mi separa dall’album precedente” spiega Pico. “Ogni traccia corrisponde a un momento unico ed irripetibile del mio percorso: in alcune canto attimi di crisi, in altre attimi di profonda comprensione. Tutte quante seguono i movimenti interiori che ho sperimentato: principalmente quello dalla mente verso il cuore e quello dall’isola in cui mi ero rifugiato verso il mondo in cui vivo ora”.
D) Pico, cosa vuoi comunicare con la tua musica? C’è un messaggio particolare che hai affidato al tuo ultimo album?
R) Il mio unico e profondo proposito è stimolare me stesso e il mio prossimo all’espansione della coscienza individuale e collettiva! Sento che questo pianeta sta attraversando un periodo molto particolare: la maggior parte degli esseri umani sta camminando sul filo del rasoio tra il mondo dei maghi e il mondo dei “babbani”, o meglio, delle vittime. Basta poco per smuovere il prossimo… “Locura” significa “follia”. Invito tutti a lasciarsi impazzire, sicché la maschera dei condizionamenti possa lasciare spazio alla verità del cuore…
D) Spiegaci la tua affermazione “Siamo canali tra cielo e terra”…
R) Un po’ simbolicamente e un po’ fisicamente la Terra è nostra Madre, e il Cielo è nostro Padre. Noi siamo come gli alberi, le nostre radici risiedono nella Terra e dal Sole traiamo nutrimento. Quanto più riusciamo a svuotarci dagli accumuli che ci appesantiscono tanto più possiamo accogliere e lasciar fluire dentro di noi ciò che viene dal Basso e ciò che viene dall’Alto.
D) “Locura” è stato realizzato con l’accordatura aurea a 432 Hz, naturale risonanza di una frequenza curativa alla base del nostro organismo e universo: come mai questa scelta?
R) Così come la forma di una conchiglia o il canto di un uccellino seguono le proporzioni della sezione aurea, così questo album. La musica a 432 Hz è “naturale”. L’accordatura a 440 è una convenzione umana.
D) Si sente molto forte una dominante mistica, qual è il tuo rapporto con la natura?
R) Il mio interesse spirituale è nato nel bosco, non in chiesa. E spingendomi sempre più profondamente dentro a me stesso ho cominciato a sentire sempre più distintamente la connessione con la Natura, mia Madre. Le rocce, le piante, gli animali, i ruscelli… Sono tutti Maestri.
D) In cosa “natura” differisce da “ambiente” secondo te?
R) Questa è una domanda filosoficamente molto complessa, premetto che non sono in grado di rispondere in modo esauriente. Amo molto la lingua italiana, e per rispondere a questa domanda rimanderei a ciò che so dell’etimologia dei due termini. “Ambiente” è tutto ciò che ci circonda. “Natura” è una parola che ha scatenato migliaia di digressioni intellettuali: direi che indica tutto ciò che è generato, ma anche il principio generativo, l’essenza dell’universo. Ma che fatica… La smetto di pensare e mi ripeto: la Natura è mia Madre.
D) Quali sono i gesti quotidiani che compi per rispettare l’ambiente e la natura?
R) Li amo entrambi. Tutto il resto vien da sé, se puoi eviti di ferire ciò che ami…
D) Hai scelto codici musicali con profonde radici etniche: a parte il tuo sentire spontaneo, questa scelta rientra in un certo tipo di messaggio che vuoi lanciare?
R) Ho goduto dell’influenza di tante diverse religioni e culture mistiche, ma negli ultimi anni è stata predominante la fruizione di alcune esperienze sciamaniche di ispirazione sudamericana. Per questo nel mio album ci sono due tracce e mezza in spagnolo, le ho prese in prestito dalla tradizione della selva del Putumayo. Queste canzoni sono perfettamente allineate con il messaggio per gli altri e per me stesso di cui ho già parlato nella risposta alla prima domanda: sono canzoni terapeutiche.
D) Hai partecipato a Pechino Express: quanto ti piace viaggiare in mezzo alla natura? È una formula di viaggio che usi abitualmente?
R) Non abbastanza! Sono stato nella giungla e in altri ambienti più o meno ospitali: tutti quanti mi hanno colmato di meraviglia e commozione, insegnandomi cose che nessun essere umano è in grado di comunicare.
D) Hai mai pensato di prestare il tuo lavoro per una causa ambientale?
R) Da bambino volevo fare la guardia forestale! Rimango aperto a tutte le infinite possibilità che mi riserverà l’esistenza. Ci ho pensato quando sono stato testimone dei disastri che il “progresso” sta portando avanti in Amazzonia; nella selva i disboscatori sono molto più pericolosi dei narcos e dei paramilitari! Per ora il massimo che ho fatto è stato scrivere “Un Pezzo Di Terra”, l’unica canzone di “Locura” che contiene spunti di critica sociale, e che nel ritornello immagina il grido di aiuto di questo pianeta.
D) La tua generazione come vive l’emergenza ambientale? La sostenibilità rientra fra i valori dei ragazzi di oggi?
R) La mia generazione, come tutta l’umanità, come me e come te, è ancora piuttosto incosciente. Però credo che qualcosa stia cambiando, credo che la sostenibilità ambientale sia un valore in rapida via di diffusione. È buffo, il termine “sostenibilità” è relativamente moderno, come è moderna l’emergenza. Cresce in modo esponenziale l’emergenza ambientale, e quindi la lotta ambientalista. …Mmm, a pensarci bene non è affatto buffo.
Daniela Falchero