La TV trema con “Scala Mercalli”. Il climatologo più noto d’Italia alla vigilia del debutto
Per la prima volta sulla RAI una trasmissione sarà dedicata solo alle grandi emergenze ambientali del nostro tempo, in modo divulgativo e approfondito, offrendo la descrizione del problema ma suggerendo anche qualche soluzione. Luca Mercalli, climatologo, divulgatore scientifico e presidente della Società Meteorologica Italiana, è pronto per il debutto domani sera, 28 febbraio, alle 21,30, del suo nuovo programma “Scala Mercalli”, su RAI Tre. Sei puntate di due ore ciascuna per approfondire le grandi emergenze ecologiche del Pianeta e offrire ai telespettatori un’occasione di approfondimento di molti concetti che spesso i media generalisti non si fermano a spiegare. La collocazione in palinsesto ha richiesto un lavoro complesso per trovare il giusto equilibrio tra ritmo e approfondimento, senza sconfinare nei tecnicismi. La puntata di domani sera sarà dedicata al clima e alla disponibilità di risorse sulla terra. Primi ospiti in studio Ugo Bardi, docente di Chimica all’Università di Firenze, esperto in esaurimento delle risorse e Tim Jackson, professore di Economia sostenibile, all’università di Surrey, in Inghilterra.
D) Mercalli, come è nato il suo programma? Ho letto che aveva questa idea da anni…
R) Parlando più volte con i dirigenti RAI, avevo proposto un programma di approfondimento sulle questioni ambientali. Sono molto soddisfatto che qualcuno abbia raccolto questa idea: sono stato contattato a luglio e per me è stata una grande sorpresa vedere questo interesse da parte di RAI Tre. Il fatto però di averci pensato a lungo mi ha permesso di iniziare a lavorare già con delle idee mature in testa, tanto che in pochi mesi siamo riusciti a realizzare il programma. Anche i documentari sono stati girati tutti ad hoc e prodotti dalla RAI in poco tempo, a partire da settembre.
D) Nelle sei puntate parlerà di cambiamenti climatici, eventi estremi, sovrasfruttamento degli oceani e delle foreste, inquinamento, rifiuti, cementificazione. Ci sono temi che hanno richiesto uno sforzo divulgativo maggiore?
R) No, sono tutti problemi gravi che hanno richiesto uno sforzo di divulgazione, tenendo presente anche le necessità del mezzo televisivo. E’ vero che in passato la divulgazione non è stata fatta abbastanza e abbastanza bene, ma oggi ci sono tutte le competenze di comunicazione scientifica per farla in modo ottimale. Inoltre, la collocazione dell’orario è importante. La prima serata del sabato è una posizione che dà grandi possibilità di audience: per questo però, bisogna pagare un po’ il prezzo del linguaggio televisivo. Abbiamo riflettuto molto sul livello di approfondimento fino al quale potevamo spingerci. Su due ore di trasmissione, almeno una sarà composta da documentari, che serviranno a dare ritmo. Il resto sarà composta da interviste a esperti, e parti di cucitura.
D) Rispetto all’approccio che utilizzano di solito i media quando parlano di cambiamenti climatici, lei ha scelto di raccontare non solo i problemi, ma anche le possibili soluzioni – come facciamo anche noi di Greenews.info…
R) Sì, ne ho poi parlato con il gruppo di lavoro e abbiamo deciso di adottare questo approccio come linea definitiva. È giusto non limitarsi alla descrizione dei problemi, ma offrire anche delle soluzioni: nei documentari racconteremo in diversi casi esperienze positive già in atto in alcune parti del mondo; in altri casi daremo idee e visioni per un futuro più sostenibile. Vorrei anche portare la mia testimonianza, in qualità di persona che da venti anni fa divulgazione con questi temi, ma che si è anche sporcata le mani: vivo in una casa con pannelli solari ed efficiente dal punto di vista energetico, coltivo il mio orto e mi muovo con un’auto elettrica. Molte delle cose di cui parlo nel programma le pratico in prima persona, e questo penso che renda quello che dico ancora più credibile.
D) Pensa che i cittadini siano pronti per una trasmissione di questo tipo? L’impressione è che ci sia una nicchia di persone più avanti dei media e poi una grande fetta di popolazione completamente disorientata su questi temi…
R) Sì, questo è assolutamente vero. Penso ci sia una fascia molto ampia della popolazione che desidera approfondire questi temi e molto spesso già coinvolta. È un fiume carsico a cui di solito si da poca voce, in molti casi anche deriso: il nostro presidente del Consiglio li chiama i “comitatini”. Eppure in questi comitatini vedo una grande consapevolezza delle grandi questioni ecologiche aperte…
D) Il programma è stato registrato nel centro multimediale della FAO di Roma. Perché questa scelta?
R) La FAO è l’unica agenzia ONU con sede in Italia la cui attività ha un’attinenza diretta con i temi che trattiamo. Da subito ci sono stati dei contatti per capire se c’erano delle possibilità di collaborazione, e alla fine ci hanno addirittura proposto di allestire lo studio nel loro centro multimediale. Nel nostro programma parleremo anche di modelli alimentari sostenibili, con una puntata curata dalla stessa FAO.
D) Quest’anno a dicembre si terrà la Conferenza delle parti di Parigi sui cambiamenti climatici. La vostra trasmissione servirà anche a rendere i cittadini più consapevoli in vista di questo appuntamento cruciale?
R) È molto bello che il programma parta nello stesso anno della COP di Parigi. Tra l’altro sono in contatto con l’Ambasciata di Francia in Italia, che mi ha chiamato per cercare di favorire anche in Italia la consapevolezza dell’importanza delle questioni legate al clima.
Veronica Ulivieri