La favola psicologica-ambientale del Piccolo Pinguino
Per la rubrica Racconti d’ambiente, pubblichiamo oggi la prima parte della favola psicologica-ambientale Un piccolo pinguino, contenuta nel libro “La storia del Piccolo Pinguino che si adattava troppo. Come (ri)cominciare a vivere in prima persona”, di Denis Doucet, appena pubblicato da Vallardi. Lo psicologo canadese racconta la storia di un pinguino ingenuo e gentile, che cerca di adattarsi all’ambiente che lo circonda e risponde “sì” a tutte le richieste che gli vengono fatte. Un giorno, spinto dalla Foca Furbacchiona (personaggio cinico, manipolatore e interessato) lascerà la banchisa dove vive felice e si trasferirà in solitudine ai caldissimi Tropici per lanciarsi in un business dissennato e pericoloso. Qui naturalmente si ammalerà nel corpo e nello spirito e rischierà di distruggere la propria vita. Ma il suo tormento lo porterà finalmente ad aprire gli occhi e a prendere coscienza…Alla favola iniziale, di stampo classico, segue un saggio in cui l’autore analizza la società che ci circonda, svela chi sono le Foche Furbacchione e in che modo ci manipolano e soprattutto propone rimedi e soluzioni, anche molto concrete, per ritrovare la nostra banchisa (come fa Piccolo Pinguino), ossia lo stato interiore che ci permetta di (ri)cominciare a vivere in prima persona.
Mentre il sole calava all’orizzonte, un Piccolo Pinguino, soprannominato PP, ammirava silenziosamente quel grandioso spettacolo, così come avevano fatto i suoi antenati migliaia e migliaia di volte prima di lui.
Abitava su questa terra soltanto da un anno, ma ci aveva già preso gusto. Ogni giorno e ogni ora per lui erano una festa e una celebrazione della vita: pescare, correre, nuotare, scivolare sulla neve erano le attività in cui eccelleva sulla sua banchisa al Polo Sud.
Tra l’altro, lui e i suoi amici avevano dato un nome a quella banchisa di cui si sentivano padroni. La chiamavano affettuosamente le «montagne russe», perché la usavano principalmente come pista per correre e slittare. Dall’alto di quell’immenso strato di ghiaccio, il Piccolo Pinguino aveva compiuto orgogliosamente centinaia di tuffi in mare, aveva fatto colpo su parecchie pinguine e aveva praticato la difficile arte del surf sulla neve quando i venti autunnali erano favorevoli.
PP era un piccolo pinguino felice, senza altre ambizioni se non quella di adempiere al suo ruolo all’interno della comunità, divertirsi, procreare, insomma vivere la sua vita da pinguino come facevano e avevano fatto in passato tanti altri e come avrebbero fatto altri ancora dopo di lui.
***
Era andato tutto liscio fino a quando non arrivò la Foca Furbacchiona. Quel giorno la vita di Piccolo Pinguino prese una direzione che non avrebbe mai immaginato.
«Dove te ne stai andando, piccoletto?», disse una foca gigantesca che era appena salita senza chiedere il permesso sulle montagne russe.
«Non sto facendo niente di speciale», rispose indietreggiando il Piccolo Pinguino, sapendo che le grosse foche hanno il brutto vizio di mangiare i giovani pinguini.
«Non aver paura, non voglio farti del male, ho già pranzato. In realtà, vengo da amica.»
«Davvero?»
«Certo e te lo dimostro subito.» La Foca Furbacchiona fece comparire da dietro la schiena, come non si sa, uno schermo al plasma largo due metri, con tanto di impianto stereo. Lo appoggiò sul ghiaccio e premette il pulsante del telecomando che reggeva con una delle pinne pettorali. «Osserva tutte queste meraviglie! Non le trovi allettanti? Ti piacerebbe sapere come potresti procurartele?»
«Ma di che cosa si tratta? Non riconosco nessuna di quelle cose», rispose istintivamente il Piccolo Pinguino che continuava a essere diffidente.
«Come vedo, bisogna spiegarti tutto. Sono prodotti che si possono acquistare con il denaro. Money, money… Hai presente?»
«Veramente no. Dovrei conoscerlo?»
«Naturalmente! È quella la vera vita, non una lastra di ghiaccio dove si gela per dodici mesi all’anno! Prova a pensarci: se guadagni dei soldi il mondo ti appartiene. Potresti comprare tutto ciò che vuoi. Ci sei? Eppure non sei stupido. Non dirmi che sono venuta fin qui per parlare con un ritardato!»
«Chi ti ha detto che sono ritardato?», rispose il nostro pinguino, offeso per quello che gli aveva appena detto la Foca Furbacchiona.
«Ma no, non volevo offenderti, tesoro mio! Sono venuta a proporti un lavoro.»
«E che cosa sarebbe un lavoro?», domandò PP, che aveva abbassato un po’ le difese sentendo che la conversazione stava prendendo una piega apparentemente amichevole.
«Un lavoro è ciò che sogni senza saperlo. È quando si svolge un compito per qualcuno e in cambio si percepisce uno stipendio e si guadagnano dei soldi. Adesso ci siamo?»
«Certo!», mentì il Piccolo Pinguino che non voleva farsi prendere per idiota una seconda volta.
«Bene! Ora si comincia a ragionare. Quando inizi?»
«Mmh… iniziare cosa?»
«Oh, insomma, ti assumo, hai ottenuto il posto. Vuoi sapere in che cosa consiste?»
«Beh, sì, credo.»
«Perfetto. Ogni giorno mi catturerai cento pesciolini. Vedi quella grande nave là in fondo?»
«Sì.»
«Lassù c’è gente che paga bene. Io ti darò una paga fissa per la tua quota giornaliera e, naturalmente, avrai un giorno di riposo alla settimana.»
«Sì, ma…»
«E se ti sforzerai di portarmene di più, guadagnerai di più. Non ti sembra un contratto redditizio e vantaggioso, piccolo mio?»
«E che cosa farò con quella paga?»
«Ah, i giovani d’oggi! Non hanno ancora guadagnato i soldi che già vogliono sapere come spenderli. Un po’ di pazienza! Quando avrai intascato qualche assegno, ti spiegherò tutto. Allora, affare fatto! Anzi, affari d’oro!»
E fu così che il Piccolo Pinguino si mise all’opera. Utilizzando la rete da pesca che la Foca Furbacchiona gli aveva consegnato, cioè noleggiato per essere più precisi, riusciva a rispettare il contratto senza problemi.