L’arte del viaggiare lento: a spasso per l’Italia senz’auto
Per la rubrica “Racconti d’Ambiente” pubblichiamo oggi un estratto del nuovo libro (nelle librerie dal 2 febbraio 2012) “L’arte del viaggiare lento” di Paolo Merlini, edito da Ediciclo Editore (pag. 176, euro 14.50)
Ci racconta Cervantes che a Don Chisciotte si inaridì il cervello a forza di leggere libri di cavalleria e che, per accrescere la sua reputazione e servire la patria, volle farsi cavaliere. Una cosa vagamente simile è capitata anche a me solo che è stata la mia grande passione per la narrativa di viaggio e per i mezzi pubblici a “rinsecchirmi il cervello” e a farmi diventare, non cavaliere ma “passeggero errante”.
Eh sì, perché dei tanti libri di viaggio letti alcuni mi hanno magicamente spinto a bordo di autobus e treni.
Penso per esempio a La strada sbagliata di Peter Moore oppure Vado verso il Capo di Sergio Ramazzotti ma anche Taxi brousse di Marco Aime oLa corsa del levriero di Alex Roggero. O a Tiziano Terzani che in Un indovino mi disse scrive: «Viaggiare è un’arte. Bisogna praticarla con comodo, con passione, con amore». Non ringrazierò poi mai abbastanza Paolo Rumiz per il suo reportage del 2002 Seconda classe, così come più passano gli anni e più vorrei emulare Paul Theroux che a giudicare dai suoi libri, pare faccia solo tre cose: viaggiare (in treno o in autobus), leggere e scrivere! Non so, vedremo…
A un certo punto ho capito di essere inguaribilmente affetto da una “benedetta” dromomania e ho trovato conforto nella Fuga in Italia di Mario Soldati, ne Il ghiottone errante di Paolo Monelli e ne Lo Stivale di Bruno Barilli. È venuto in mio ausilio anche il professor Cesare Brandi con i suoiTerre d’Italia e Pellegrino di Puglia, mentre Viaggio in Italia di Guido Piovene non lascia mai il mio comodino. Come potevo restare a casa con tanti Maestri a indicarmi tutte queste mete da raggiungere?
La scelta del mezzo di trasporto è venuta da sé. Per andare dove volevo andare, al posto di Ronzinante ho scelto la corriera o il treno. Ci tengo a sottolineare però che il mio viaggiare con i mezzi pubblici non ha nient’altro di donchisciottesco. Il libro che avete in mano cerca di raccontare l’efficienza di tante autolinee e ferrovie italiane che ogni giorno ci trasportano in giro su mezzi, nella gran parte dei casi, comodi, moderni, puliti e puntuali. Inoltre, la fitta rete del trasporto pubblico locale, a conoscerla bene e a potersi permettere il lusso di un viaggio lento e virtuoso, consente di raggiungere anche il più remoto angolo della nazione in maniera ecologica ed economica.
Considerate anche che il mezzo pubblico permette di viaggiare per le belle strade statali e/o provinciali che, soprattutto nell’entroterra e nelle zone montane, non sono ancora del tutto state deturpate dallo scempio paesaggistico messo in atto da amministratori locali poco lungimiranti. Inoltre, quando sei su un autobus di linea, attaccare bottone con gli altri passeggeri è un bel modo di conoscere il territorio e di fare nuove amicizie.
Amo viaggiare con i mezzi anche perché, non guidando, posso godermi la strada e il paesaggio senza preoccuparmi delle incombenze dell’automobilista; traffico, parcheggio, condizioni del mezzo e/o meteo. Inoltre, ho sperimentato che usando il trasporto pubblico catalizzi la benevolenza dei locali che, quando sanno che non sei in auto, ti considerano indifeso e bisognoso d’aiuto. Alcuni poi ti sono inconsciamente grati per non aver invaso il loro paese col tuo suv puzzolente. Potrei fare mille esempi della benevolenza degli “indigeni”. Nelle pagine che seguono troverete citata Margherita che una mattina di primavera mi accolse nell’ufficio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi di Bagno di Romagna (FC) e saputo che ero arrivato col bus proveniente da Cesena, fu prodiga di informazioni dopo aver diviso con me il suo caffè d’orzo. Oppure mi ricordo dell’anonimo autista della Sita Campania che mentre mi conduceva da Sorrento ad Amalfi, guidando sicuro sulla bellissima ma pericolosa Costiera Amalfitana, mi suggerì una serie di località imperdibili.
Penso anche a quel ristoratore di Pratovecchio (AR) che, saputo che ero arrivato in autobus, andò a parlare con la madre superiora garantendo per me affinché lei mi trovasse un letto nella foresteria del suo convento; per non parlare di quell’altro ristoratore di Sassocorvaro (PU) che, sapendo che non dovevo guidare, non si sentì in colpa di avermi fatto bere più del dovuto.
Man mano che giravo la penisola con i mezzi pubblici, cresceva in me la voglia di divulgare tutte le informazioni raccolte e, come leggerete, così ho fatto. L’intento che mi prefiggevo era quello di raccontare le autolinee e le ferrovie italiane con una serie di puntate monografiche. A guardare da vicino questo mio lavoro, debbo dire però che solo alcune volte ho raggiunto l’obiettivo. Al posto di una pseudo guida sui mezzi pubblici nazionali, mi sembra di aver “prodotto” una strana specie di portolano infarcito (come direbbe il professor Piero Boitani) delle mie “peripezie libresche”.
Insomma, qualche volta mi sono fatto prendere la mano. Comunque, mi auguro che i lettori apprezzeranno le tante informazioni inserite negli appunti alla fine di ciascun capitolo e magari sorvoleranno sulle mie sparate esistenziali.
Qualcuno di certo troverà queste mie pagine né esaustive né sintetiche, me ne dolgo sin da ora.
Il fatto è che quando viaggio ho sempre presente il monito di Mario Soldati all’inizio del suo celeberrimo reportage televisivo Viaggio lungo la valle del Po alla ricerca dei cibi genuini: «Chi vuol vedere tutto non vede niente. Questa è la verità».
Paolo Merlini*
*Classe 1968, risiede a San Benedetto del Tronto anche se gli piace pensare di “vivere” altrove. Sbarca il lunario lavorando nella piccola azienda tessile di famiglia. Dall’adolescenza coltiva la passione per i viaggi lenti e da anni ha iniziato una ricerca sul sistema dei trasporti pubblici locali italiani. Nel 2008 ha iniziato a condividere in rete i risultati della sua ricerca scrivendo per alcune testate telematiche e sul sito del Movimento per la Decrescita Felice. Questo gli è valso l’appellativo di “esperto di vie traverse”. La sua storica rubrica si chiama “Viaggiare al tempo della decrescita” ed è pubblicata sul magazine online “IlCambiamento.it”. Collabora con il Movimento della Decrescita Felice di Maurizio Pallante e con l’associazione francese Cyclo Camping International. Tutti i giovedì mattina parla di narrativa di viaggio (ma non solo) a EcoRadio, all’interno del programma “La centesima scimmia” di Marco Morosino. Il tempo che gli resta lo dedica a sua moglie Maria Luisa e ai suoi due figli Lorenzo e Stefano che sta da poco iniziando al viaggio con treni, autobus e bicicletta.