Istanbul, la metropoli tra i due continenti in cerca di un’identità sostenibile
“Fatma, scusa, dove la butto questa?”, domando all’amica che ci ospita, mostrandole una bottiglietta d’acqua di plastica. “Qui a Istanbul non ci sono ancora i raccoglitori differenziati”, mi dice sorridendo. “A dire la verità non ci sono neanche i cassonetti per strada. Lasciamo i sacchetti di spazzatura vicino al portoncino di ingresso. Io cerco di dividerli già, almeno carta e vetro, così è più facile per i ragazzi di strada che vengono a raccoglierli”.
È vero, a Istanbul i cassonetti non esistono per la strada, se non per qualche rara eccezione; ma ci sono dei punti di smistamento e raccolta che spediscono poi alle ditte di riciclaggio carta, plastica, vetro e lattine. E c’è tutto un mondo informale dietro a questa atipica raccolta, perché è la gente più povera che durante tutto il giorno fruga nei sacchetti, nei mercati, lungo le strade selezionando il materiale che ha scelto. Li vedi con grandi sacchi – i più fortunati trainano carretti – i lavoratori della raccolta differenziata, e girano tutti i quartieri della splendida Istanbul, fino a notte inoltrata quando passano i camion della nettezza urbana municipale e portano via tutto quello che resta.
Eppure questa terra di confine tra due continenti ne deve creare tanti di rifiuti, scarti e emissioni, di qualunque genere; e basta dare qualche numero per rendere le dimensioni di cui si parla: la Grande Municipalità di Istanbul (GMI) si estende per 5.389 Km quadrati e conta 12.573.836 abitanti; ogni giorno si effettuano 22.000.000 di viaggi/tratte e 1.100.000 spostamenti tra i due continenti su oltre 2.500.000 veicoli, di cui l’88,6% sono auto private, autobus, automezzi pubblici e taxi, l’8,1% di mezzi su ferrovia e il 3,3% di trasporto marittimo.
Non è difficile allora pensare a quali possono essere i problemi principali che la metropoli si trova ad affrontare oggi. Sul sito del Consolato Generale d’Italia a Istanbul si legge che “la GMI ha approntato un nuovo “Master City Plan” (MCP) che unisce e amalgama le esigenze urbanistiche dei 39 distretti (erano 32 fino alla fine del 2007) e che, per il suo valore urbanistico e per le sue caratteristiche di trasformazione compatibile, contribuisce a proiettare la GMI verso soluzioni futuristiche insieme alle altre metropoli del pianeta (San Paolo, Caracas, Città del Messico, Bogotà, Los Angeles e New York per le Americhe, Shanghai, Mumbai e Tokyo per l’ Asia, Johannesburg e Il Cairo per l’ Africa, Milano e Londra per l’Europa)”.
Istanbul in questi anni sta vivendo un periodo di crescita importante e nel prossimo decennio si troverà ad affrontare sfide importanti per quanto riguarda l’assesto urbanistico, il traffico, i trasporti, la questione abitativa; e lo dovrà fare partendo da una situazione piuttosto arretrata, sia a livello tecnologico che politico, nelle sfide al cambiamento climatico (controllo e riduzione dell’inquinamento – il settore edilizio è uno dei settori più inquinanti), per la scarsità delle infrastrutture necessarie per un rapido e corretto sviluppo, per l’inadeguata lungimiranza nel gestire e controllare la forte immigrazione verso la grande metropoli (dati 2007 della Turkstat indicano che in sette anni l’immigrazione nella GMI ha raggiunto una cifra di 2,5 milioni e, negli ultimi 50 anni, questa cifra è stata di 11 milioni), nell’ecosostenibilità, nello smaltimento dei rifiuti, nella rivitalizzazione dei centri storici e, infine, a causa della scarsa sensibilità del cittadino, delle problematiche che le autorità municipali dovranno affrontare.
Ma proprio consapevoli del grande salto che la metropoli sarà costretta a fare, la nuova pianificazione della Municipalità prevede una riqualificazione integrata che possa dare a Istanbul una nuova immagine moderna e innovativa, ma anche sostenibile e attenta. Il Programma d’Investimenti del 2012 prevede 9 aree principali d’investimento: ambiente, amministrazione, cultura, costruzioni, calamità naturali, servizi sociali, ordine cittadino, trasporti e sanità. Per quanto riguarda l’ammontare destinato ai 394 progetti d’investimento, nel corso del 2012, l’importo maggiore è quello relativo al settore dei trasporti per il quale è stato previsto il 61.5%, pari a TL1.822 milioni, delle spese totali (TL 2.964 milioni). Seguono poi , per ordine di grandezza dei fondi assegnati, i settori dei servizi amministrativi (18,2%, TL 542 milioni) e dell’ambiente (11,4% con TL 338 milioni).
Sono 105 i progetti in via di finanziamento, che direttamente o indirettamente riguardano il comparto dell’ambiente: 79 nel settore degli investimenti e 26 progetti nel settore dei servizi, per un investimento totale di TL 875 milioni. Questi progetti riguarderanno soprattutto iniziative nei settori per il controllo e la prevenzione dell’inquinamento marittimo, la costruzione di impianti per lo smaltimento, riciclaggio e incenerimento dei rifiuti urbani e industriali (di particolare rilevanza quello per la costruzione di un impianto per la sterilizzazione dei rifiuti ospedalieri) e di opere di bonifica e riqualificazione dei parchi.
A che punto siamo oggi? Del protocollo d’intesa tra la Renault e la Istanbul Enerji – che aveva l’obiettivo di diffondere l’uso dei veicoli elettrici nella capitale turca, insieme alla rete di servizi per la ricarica e tutte le infrastrutture necessarie – non se ne vede traccia evidente. Il sindaco e presidente dell’Ucgl (Unione delle città e dei governi locali), Kadir Topbas, ancora a inizio novembre prometteva grandi trasformazioni urbanistiche ed economiche per la città, candidata, tra l’altro, a ospitare l’Expo Universale del 2020.
È stato individuato il sito per la realizzazione del terzo aeroporto, che sorgerà in prossimità del lago Termos, non distante dalla costa europea del Mar Nero, e sarà concluso entro il 2016 con una previsione di accoglienza di 100 milioni di utenti l’anno, fino ad ottimizzare, nel 2023, una capacità di 150 milioni di passeggeri all’anno. “Nonostante la crisi, è necessario finanziare le infrastrutture come quelle per la mobilità”, ha detto Topbas durante la tavola rotonda dei sindaci di tutto il mondo, nell’ambito della prima giornata del World Urban Forum organizzato a Napoli dall’Agenzia delle Nazioni Unite Un-Habitat,”per ritrovare una crescita economica e garantire un miglioramento delle reti tra le città”. E che abbia un basso impatto, se possibile. Per questo nell’ultimo triennio sono partiti i lavori di potenziamento della linea tranviaria e di inaugurazione della funicolare e della teleferica. E’ stata realizzata una stazione di interscambio gomma-ferro e sono state implementate le linee marittime che collegano le diverse sponde della città: insomma la trasformazione dell’area urbana è rappresentata dalla nuova fisionomia della mobilità. E dalla ristrutturazione degli edifici, viene da dire a vedere interi quartieri sventrati e quasi rasi al suolo (di molte case rimane solo lo scheletro esterno), come l’antico quartiere di Sultanahmet, interamente riqualificato e collegato al resto della città, tramite la linea tranviaria veloce che lo attraversa fino a raggiungere le aree più periferiche. Sarà tutto ciò potenziamento “sostenibile”?
“Che si fa domani?”, chiedo alla mia amica turca. “Magari prendiamo il traghetto, in un’ora si arriva a Kızıl Adalar, le isole dei Principi: lì ci si sposta solo in bici e a cavallo. Facciamo un giro, beviamo un succo di melograno e respiriamo un po’ lontani dal caos. Però il bagno non lo facciamo”.
Alfonsa Sabatino