Impotenti davanti alla stupidità. Intervista a Daniele Bossari
“Sono un milanese doc, un milanese che ama la sua città, ma che sogna di poter andare un giorno in bicicletta senza rischiare la pelle”. A parlare è Daniele Bossari. Il dj, vj, conduttore, autore di libri (uno anche con il grande Franco Battiato), inviato speciale, parla di città e campagna, di ritmi e dei buoni esempi da dare ai figli. Lo fa da Cagliari, dopo una mattinata di sole, dove si trova per registrare una puntata di Mistero, programma trasmesso in prima serata su Italia Uno.
D) Il limite di velocità a 70 all’ora, le domeniche a piedi, ma Milano continua a soffocare per lo smog. Soluzioni inutili?
R) Tutto serve. Non fa di certo male trascorrere un giorno senza auto o limitare la velocità, ma sono soluzioni estemporanee. Non ho ricette da proporre, per questo le mie critiche possono sembrare inutili, però sono convinto dell’efficacia del metodo da adottare: affrontare le situazioni nella loro completezza e complessità. E poi bisogna fare i conti con la quotidianità: sostanzialmente bisogna cambiare le abitudini. La tecnologia, un sistema diverso di locomozione potrebbe darci una gran mano.
D) Cosa le manca a Milano?
R) Io amo la mia città, la amo enormemente, ci sono nato e ci vivo bene. Sono consapevole che però in questa città mancano più spazi verdi, architetture più armoniose con il contesto e una mobilità a impatto zero. Ecco, quello che mi manca veramente sono le piste ciclabili. Poter andare in bici in sicurezza, senza rischiare la vita in ogni momento. Questa potrebbe essere una soluzione per convincere i cittadini a lasciare la macchina a casa. Risolverebbe anche un sacco di problemi di viabilità.
D) Sogna mai di andare a “vivere in campagna”?
R) No, perché ho una casa in campagna in cui passo due mesi l’anno e alcuni fine settimana. E’ la nostra casa di Città di Castello, un luogo dove mi riprendo lo spazio e il tempo. Dove mi godo la lentezza dei movimenti, la pigrizia dei gesti, dove seguo i ritmi della natura. Ritrovo in quei luoghi l’energia persa, la forza e l’entusiasmo, dopo che ricarico le pile il rientro in città è sempre molto bello.
D) Cosa direbbe a un bambino per spiegargli il rispetto per l’ambiente?
R) Ogni giorno cerco di insegnare a mia figlia di sette anni che ogni suo gesto determina una conseguenza, che quindi il rispetto per la natura dipende anche da lei. L’insegnamento più importante lo si dà con l’esempio, i bambini apprendono i comportamenti dei genitori, anche quelli sbagliati. Noi per primi dobbiamo impegnarci, ad agire in modo giusto. I genitori, certo, ma la scuola ha un ruolo fondamentale. In classe si impara tanto e con naturalezza. Nella scuola di mia figlia, per esempio, insegnano a riciclare, a non sprecare. Fondamentale.
D) Ci sono degli atteggiamenti nei confronti dell’ambiente che la infastidiscono?
R) Certo, l’indifferenza. L’indifferenza di fronte alla bellezza mozzafiato di questo Paese. Dei suoi monumenti, chiese, montagne, mare, paesaggi. Una bellezza invidiata da tutti, a cui noi non sappiamo dare un valore. Ecco, questo mi fa male. Mi fa male il menefreghismo, il non rispetto delle regole, la mancanza di orgoglio per questa terra. A volte mi sento impotente davanti alla stupidità, ognuno deve fare la sua parte, deve sentirsi responsabile della tutela della sua Nazione. Ho apprezzato molto il monologo di Benigni durante il Festival di Sanremo. Mi ha commosso.
D) Il problema è dunque qui: gli italiani e l’ambiente…
R) Non mi piace generalizzare, l’Italia è abitata da italiani meravigliosi, io adoro il mio Paese. Certo è vero che certe anomalie, andando in giro per il mondo, non si trovano. E’ vero che la prassi altrove è rispettare le norme e non cercare di eluderle…
Francesca Fradelloni