Il Parlamento UE salva il pacchetto sull’economia circolare
L’economia circolare torna protagonista dell’agenda europea. Durante l’ultima plenaria prima della pausa estiva il Parlamento UE ha approvato una risoluzione dedicata a questa strategia, che per la verità ha più volte rischiato di essere messa all’angolo, a partire dell’annunciato ritiro del “pacchetto” del luglio 2014 ad opera dalla nuova Commissione Europea.
La risoluzione, curata dall’eurodeputata finlandese Sirpa Pietikainen (Ppe) e dal titolo “Efficienza delle risorse: transizione verso un’economia circolare” è invece un segnale di speranza e un contributo importante per la promozione di un modello di sviluppo più sostenibile per affrontare la scarsità di risorse del pianeta.
A differenza del tradizionale modello economico lineare basato sulla dinamica “prendi-produci-usa-getta”, l’economia circolare è fondata, infatti, sul riutilizzo, la riparazione, il ricondizionamento e il riciclaggio, in un circuito quasi chiuso nel quale i prodotti e i materiali in essi contenuti assumono grande valore.
La transizione verso questo modello risponde a una logica tanto ambientale quanto economica. Potrebbe allentare le pressioni sull’ambiente, con ricadute positive sugli ecosistemi, la biodiversità e la salute umana. Ma potrebbe anche aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, dato che l’UE importa attualmente, in equivalente materie prime, circa la metà delle risorse che consuma. Inoltre, le imprese avrebbero la possibilità di realizzare risparmi sulle spese per i materiali. Un aumento del 30% della produttività delle risorse entro il 2030 potrebbe, poi, aumentare il Pil europeo di quasi l’1% e creare 2 milioni di nuovi posti di lavoro verdi. Il futuro dell’economia europea non è quindi nella creazione di prodotti con risorse finite, ma nel riutilizzare, riciclare, reinserire tali risorse nel ciclo economico.
“Si tratta di un cambio di paradigma, un cambiamento sistemico che ci troviamo di fronte, così come un enorme, nascosta, opportunità economica. E possibile compierlo solo aiutando un nuovo ecosistema di business a emergere – ha dichiarato Pietikainen – ma per ottenere tutto ciò, c’è bisogno di azioni legislative, di comunicazione, economiche e di cooperazione”.
Scondo la deputata UE, inoltre, l’Europa ha bisogno, in primo luogo, di una serie chiara di indicatori e di obiettivi. Si deve procedere, poi, ad una revisione della legislazione esistente che ampli il campo di applicazione della direttiva sulla progettazione ecocompatibile, rinnovi la direttiva sui rifiuti e crei un focus speciale in certe aree come gli edifici sostenibili.
Nel testo, gli eurodeputati invitano dunque la Commissione a presentare una nuova proposta entro la fine del 2015, che proponga obiettivi vincolanti di riduzione dei rifiuti a livello UE e nazionale, per aumentare l’efficienza delle risorse del 30% entro il 2030 rispetto al 2014. In particolare esortano ad imporre un divieto di incenerimento dei rifiuti riciclabili e biodegradabili entro il 2020, ad applicare gradualmente, entro il 2030, un divieto di smaltimento in discarica (ad eccezione di alcuni rifiuti pericolosi e rifiuti residui) e ad aumentare gli obiettivi di riciclaggio e di riutilizzo dei rifiuti, ad almeno il 70% dei rifiuti solidi urbani e all’80% dei rifiuti di imballaggio.
Il Parlamento spinge poi per un “ambizioso programma di lavoro” per definire una serie di indicatori per misurare vari aspetti del consumo di risorse. Criteri quali la durata, la riparabilità, riutilizzabilità e riciclabilità, elaborando misure contro l’obsolescenza programmata. Gli Eurodeputati chiedono, infine, una revisione della legislazione riguardante la progettazione ecocompatibile e della pertinente legislazione in materia di politica dei prodotti, al fine di introdurre progressivamente requisiti di efficienza energetica obbligatori, così come misure volte a promuovere lo sviluppo di mercati per le materie prime secondarie, procedure verdi obbligatorie in materia di appalti pubblici e la mobilitazione di fondi UE per l’efficienza delle risorse.
Il messaggio è cristallino: la Commissione non deve fare alcun passo indietro, al contrario deve presentare una proposta ambiziosa.
Sul tema dell’economia circolare l’Esecutivo di Bruxelles nel frattempo ha avviato una consultazione pubblica tra i cittadini e c’è tempo ancora fino al 20 agosto per fornire la propria opinione. Anche alla luce del fatto che il passaggio a un’economia più circolare presenta una serie di sfide. Dall’evoluzione strutturale al cambiamento del comportamento dei consumatori e dei modelli imprenditoriali.
Beatrice Credi