I buoni motivi di Margherita Hack per essere vegetariana
Per la rubrica “Racconti d’Ambiente” pubblichiamo oggi un estratto del libro “Perchè sono vegetariana”, di Margherita Hack, Edizioni dell’Altana (pag. 128, 12.00 euro).
Un grande pacifista scomparso recentemente, lo scrittore e giornalista Tiziano Terzani, nel 2004 dichiarava: Ecco un piccolo bel modo per fare qualcosa contro la violenza: decidere di non mangiare più altri esseri viventi”. E molti secoli prima Empedocle (circa 490-430 a.C.) scriveva: “Non mettete fine alla macellazione maledetta? Non vedete che con cieca ignoranza dell’anima distruggete voi stessi?”. Infine, fra i nostri contemporanei va ricordato uno dei più famosi oncologi, Umberto Veronesi, la cui dieta anticancro è: niente carne, ma frutta e verdura a volontà. Veronesi afferma di essere un vegetariano convinto per ragioni etiche: “Non mi va di soddisfare la gola a spese del dolore e della morte di altri animali”.
Ma anche per ragioni scientifiche. Siamo circondati da sostanze inquinanti che vengono assorbite dal terreno e poi dall’erba mangiata dal bestiame, e queste sostanze si accumulano nei tessuti adiposi, e quindi nella carne che mangiamo. E del resto, osserva ancora Veronesi, noi apparteniamo alla famiglia dei primati, il 99% del nostro DNA è identico a quello dello scimpanzé e tutte le nostre funzioni sono eguali. Quello che ci fa diversi è il gene del linguaggio, che è alla base della civiltà. Ma il nostro organismo, il nostro intestino, come quello dei primati, è programmato per un’alimentazione priva di carne. Nel mese di maggio 2011 c’è stata la seconda settimana mondiale per l’abolizione della carne, svoltasi in 20 paesi di tutto il mondo, per propagandare l’idea che il consumo di carne non è etico e deve essere abolito, come è stato in passato per la schiavitù. Si tratta purtroppo di un’idea difficile da fare accettare, tenuto conto soprattutto degli enormi interessi in gioco.
Eppure l’alimentazione carnivora è in gran parte responsabile della fame che affligge ancora tante popolazioni dei paesi eufemisticamente detti “in via di sviluppo”. Infatti pochi sanno che i quattro quinti della terra coltivata in tutto il pianeta è usata per produrre foraggi per gli animali e solo un quinto per il consumo umano di cereali, frutta e verdura. Si calcola che in media occorrano dieci chili di grano e cereali vari per produrre mezzo chilo di carne. In un mondo come il nostro, in cui la popolazione umana è in continuo aumento bisognerebbe evitare questo enorme sperpero, riducendo drasticamente il consumo di carne. I terreni utilizzati per produrre foraggi sarebbero sufficienti per sfamare i milioni di persone che specialmente in Africa e parte dell’America Latina si ammalano e muoiono per la denutrizione. Ma non solo la terra coltivabile, anche l’acqua va soggetta a un consumo insopportabile. Si calcola che per produrre una bistecca alla fiorentina da tre etti occorrano 4650 litri d’acqua, contro i 25 litri necessari per produrre le patate del contorno. Intanto i paesi del terzo mondo sono periodicamente afflitti da spaventose siccità. Più successo può avere l’insistere sulle condizioni in cui vivono gli animali allevati in quegli spaventosi lager che sono gli allevamenti intensivi e le ripercussioni sulla nostra salute che derivano da carni appartenute ad animali malati, riempiti di antibiotici, spesso terrorizzati, e il terrore sviluppa tossine. D’altra parte oggi anche molti medici e nutrizionisti sanno che la dieta vegetariana offre numerosi vantaggi per la nostra salute, come minore colesterolo nel sangue, minor rischio di cardiopatie, pressione in media più bassa e quindi minor rischio d’ipertensione e diabete. Generalmente i vegetariani sono meno grassi e sono meno affetti da tumori. Infine il mangiare carne di animali satura di antibiotici produce assuefazione anche in chi la mangia, rendendolo, in caso di bisogno, più difficilmente curabile. Sarebbe altamente educativo portare gli studenti delle scuole elementari e medie a visitare sia gli allevamenti intensivi che i macelli. L’ipocrisia delle civili città moderne ha portato i macelli, che una volta erano in mezzo alle abitazioni, nelle più remote periferie dove nessuno può sentire i muggiti o i belati strazianti degli animali, e i bambini conoscono la carne soltanto sotto forma di graziosi pacchetti avvolti in fogli di plastica trasparente, senza nessun apparente rapporto con l’animale da cui proviene. Molti neofiti vegetariani dopo settimane o mesi di astensione dalla carne, non resistono alla gola. Eppure la carne di animali allevati in maniera così innaturale suppongo sia così insipida come certa frutta – quasi tutta la frutta che si compra nei supermercati – colta acerba, venduta ancora dura, che lasciata sul tavolo per qualche giorno nella speranza che maturi, invece marcisce, e comunque non ha più il sapore proprio della fragola, della pesca, dell’albicocca.
Margherita Hack*
*Margherita Hack Margherita Hack, nata a Firenze nel 1922, si è laureata in fisica, con una tesi sull’astrofisica stellare, nel 1945. E’ ordinario di Astronomia all’Università di Trieste dal 1964 e ha diretto l’Osservatorio Astronomico di Trieste dal 1964 al 1987. Membro delle più prestigiose Società fisiche e astronomiche, la Hack attualmente è direttrice del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Trieste. Ha lavorato presso numerosi osservatori americani ed europei ed è stata per lungo tempo membro dei gruppi di lavoro dell’ESA e della NASA.