Guardie Ecologiche Volontarie: da più di 30 anni un silenzioso presidio dell’ambiente
Pochi lo sanno, ma da più di 30 anni sono un presidio sul territorio: controllano, monitorano, informano, proteggono. Le GEV, le Guardie Ecologiche Volontarie sono state istituite per la prima volta in Lombardia nel 1980, e a seguire in Piemonte, Liguria, Marche, Umbria, Emilia Romagna, poi al Sud. Nel 2005 sono arrivate in Campania.
Anche se è difficile far calcoli precisi – le GEV sono coordinate a livello locale, al massimo regionale – oggi sono attive in Italia almeno 3.500 persone. Nate sull’onda della prima grande sensibilizzazione di massa alle problematiche ambientali, con il disastro di Seveso e poi il referendum sulle centrali nucleari, le GEV (o GAV, Guardie Ambientali Volontarie, in alcune regioni) sono composte da cittadini che mettono a disposizione gratuitamente un po’ del loro tempo libero per azioni di educazione, tutela ambientale, informazione, prevenzione e vigilanza.“Una guardia ecologica è un agente volontario di polizia e un pubblico ufficiale che procede all’accertamento di illeciti di natura amministrativa comminando sanzioni. Accerta l’identità dei possibili trasgressori e può procedere al sequestro, quando necessario e consentito”, spiega il presidente di Federgev Valerio Minarelli. L’associazione riunisce i gruppi di GEV sparsi in tutta Italia, ma regolati da leggi regionali. “Per diventare guardia ecologica si segue un corso organizzato dalla Regione e si supera poi un esame. Dopo il buon esito della prova, la pubblica amministrazione, attraverso decreti prefettizi, attribuisce i poteri di pubblico ufficiale ai volontari”. Poteri limitati, ovviamente, a quando sono in servizio.
Ma qual è l’identikit della guardia ecologica? “Buona parte delle GEV sono pensionati, in molti casi persone che sono andate in pensione presto. E poi ci sono persone che lavorano, ovviamente con meno tempo libero a disposizione, e studenti. Difficile dare dati precisi sulla componente femminile: in Emilia Romagna, unica regione in cui è stata condotta un’indagine sulla composizione dei gruppi, le donne sono il 33%”.
I settori di attività sono tanti, e ognuno poi si specializza in un campo preciso: “Le GEV fanno educazione ambientale e informazione, partecipano a operazioni di protezione civile in caso di emergenze e calamità naturali, vigilano sul rispetto di alcune normative ambientali. Nei parchi naturali, per esempio, fanno rispettare il regolamento; nei parchi urbani controllano soprattutto la corretta conduzione dei cani. Partecipiano anche alla vigilanza su caccia, pesca, raccolta funghi e tartufi, accensione dei fuochi nei boschi”. Uno dei settori in cui è sempre più richiesto l’intervento delle guardie ecologiche è quello dei rifiuti: “Facciamo controlli sull’abbandono, ma collaboriamo con i Comuni anche per vigilare sul corretto conferimento della differenziata nella raccolta porta a porta”.
Mancando una legge quadro nazionale, le GEV esistono solo dove l’amministrazione regionale ha provveduto con norme ad hoc. E la situazione, comunque, non è omogenea: “Al Sud, per esempio, in diversi casi c’è la legge, ma poi non sono mai stati organizzati i corsi per diventare guardie volontarie, oppure solo pochi. La stessa organizzazione varia da luogo a luogo: in Piemonte e Lombardia, la figura viene formata e poi messa a disposizione degli enti territoriali, mentre in Toscana, Emilia Romagna e Marche alle GEV è richiesto di costituirsi come associazioni, che poi si relazionano con gli enti attraverso specifiche convenzioni per le diverse attività di vigilanza”.
Dopo un periodo di crescita, sia per i bilanci regionali sempre più sofferenti, sia per il poco amore di solito nutrito verso chi è responsabile di attività di controllo, si osserva una contrazione: “Le GEV sono una risorsa a basso costo. Potrebbero essere usate di più di quanto succede oggi. Invece l’Emilia Romagna, per esempio, da due anni a questa parte ha ridotto il budget per le guardie ecologiche. E ci sono regioni con grandi patrimoni naturali, come Veneto, Trentino Alto Adige, Sicilia e Sardegna, che le Gev non le hanno mai istituite”.
Veronica Ulivieri