Glifosato: UE autorizza la proroga di 18 mesi per l’erbicida totale. ONG sul piede di guerra
“Seguiamo gli obblighi di legge”, dice il Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitas.“E’ una scelta assurda!”, ribatte l’eurodeputato socialista belga Marc Tarabella. Basta questo scambio di battute per rendere l’idea dell’ennesima confusione, in seno all’Unione Europea, sull’affare glifosato, che da mesi tiene banco a Bruxelles.
Alla fine la Commissione UE ha deciso di prolungare di altri 18 mesi, in via “provvisoria”, l’autorizzazione per l’uso dell’erbicida totale (ovvero non selettivo, fitotossico per tutte le piante) più famoso al mondo, sospettato di essere cancerogeno già da tempo. Una decisione che dribbla il principio di precauzione e ricade ovviamente sulla salute dei cittadini.
Il glifosato (noto ai chimici come N-(fosfonometil)glicina o, nella sua formula molecolare, C3H8NO5P) è stato sintetizzato nel 1950 in Svizzera, ed è entrato nel mercato nel 1974. Presente come molecola in oltre 750 prodotti per l’agricoltura, dal 2001 è di libera produzione - essendo scaduto il brevetto di produzione – ma il più noto prodotto resta il Roundup della Monsanto.
La sua vicenda di autorizzazione burocratica è lunga e tortuosa e trae un paradossale beneficio dal complesso sistema decisionale dell’Unione Europea. Anche se, a dirla tutta, più che degli “eurocrati” di Bruxelles (troppo spesso usati come capro espiatorio dai più scaltri governanti nazionali) la colpa potrebbe essere, in questo caso, degli Stati Membri. I Paesi UE infatti, nonostante due successive riunioni, non sono riusciti a pronunciarsi in maniera decisiva – a favore o contro – sul dossier del glifosato. A favore della proposta di rinnovo si sono schierati 19 stati membri; altri 7, tra i quali l’Italia, si sono astenuti, mentre Malta e Francia hanno votato contro. Proprio la Francia è infatti un esplicito oppositore, tanto che già nel 2011 aveva classificato il diserbante come “pertubatore endocrino”, ossia una sostanza che altera la funzionalità del sistema endocrino.
Nel rinnovo dell’autorizzazione, la Commissione ha giocato un tecnicismo proponendo agli Stati Membri di restringere l’utilizzo del glifosato, eliminando l’ammina di sego etossilata (un tensioattivo contenuto nei prodotti a base di glifosato), rafforzando i controlli e riducendo la quantità nei parchi pubblici e campi da gioco. Ha poi chiesto ai Paesi di ritrovarsi di nuovo a luglio per proseguire con il dialogo e trovare, finalmente, la maggioranza necessaria. Anche riesumando, eventualmente, il principio di precauzione. Inoltre, entro la fine del 2017, come sottolineato da Andriukaitis, è comunque atteso il parere dell’Agenzia per la Chimica Europea (Echa), che si pronuncerà (senza fretta) sulla pericolosità del prodotto.
Per quanto riguarda i pareri scientifici è bene ricordare che il componente è già stato dichiarato “potenzialmente cancerogeno per l’uomo” nel marzo 2015 dall’Associazione di Ricerca sul Cancro (AIRC), che lo ha classificato nei fattori di rischio del gruppo 2A, dimostrando tra l’altro una correlazione tra l’uso del pesticida e il sorgere di linfomi di tipo non-Hodgkin. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), invece, ha sostenuto il contrario, ossia che è “improbabile” che il glifosato rappresenti una minaccia di tumore per l’uomo. C’è però ricerca e ricerca: quella dell’EFSA è stata bollata come “scarsamente indipendente”, considerato che alcuni attivisti hanno dimostrato il coinvolgimento di alcune corporation del farmaco, che avrebbero, in maniera del tutto strumentale, pilotato lo studio e i dati.
Le associazioni ambientaliste e le ONG si aspettavano, all’ultimo giro europeo, un’inversione di rotta a favore di politiche ambientali più attente alla salute e alla sicurezza dei cittadini europei. Ma così non è avvenuto. E Gaetano Pascale, Presidente di Slow Food, è andato giù a muso duro, accusando l’esecutivo europeo di ignorare i pareri della Comunità scientifica e la voce dei cittadini e ricordando che oltre 2 milioni di europei si sono schierati contro l’uso della sostanza, sottoscrivendo una petizione popolare. Indignata anche la Coalizione italiana #Stopglifosato, che ha chiesto un incontro chiarificatore con i ministri Martina, Galletti e Lorenzin.
Beatrice Credi