Giovanni Soldini: la vela, maestra d”ambiente
“Guardò il mare e capì fino a che punto era solo, adesso”. Esiste una dismisura che gli uomini percepiscono sempre in rapporto alla natura, soprattutto quando la vivono in solitudine: è la stessa sproporzione che anima Santiago, il vecchio pescatore solitario – nato dalla penna e dal genio di Ernest Hemingway – che naviga, coraggioso, in mare aperto. Senso di sfida, tenacia, coraggio, sentimento di panico: il velista Giovanni Soldini – protagonista della rubrica V.I.P – Very Important Planet di Greenews.info questa settimana – racconta di tutto questo: la potente percezione, provata durante le regate oceaniche, di grande fusione con la natura in cui era immerso.
Vent’anni di navigazione alle spalle, due giri del mondo in solitario, più di trenta regate transoceaniche, l’ultima impresa di Soldini è stata quella di percorrere la mitica Rotta dell’Oro, New York-San Francisco, passando per Capo Horn. Questa volta, lo ha fatto a bordo del Maserati VOR 70, insieme a un equipaggio internazionale (nove persone compreso lui): ci ha impiegato 47 giorni, attraversato due oceani per un totale di 13.225 miglia, aggiudicandosi un nuovo record della Rotta dell’Oro che batte di ben dieci giorni il primato precedente.
La cronaca di questa navigazione è tutta contenuta in una sorta di “diario di bordo”, per immagini e parole, appena pubblicato per i tipi di Longanesi. Un libro fotografico, quello “Sulla Rotta dell’Oro”, di cui il velista milanese trapiantato nella spezzino, ci parla in occasione della sua presentazione romana.
D) A proposito del suo grande amico e maestro, Ernest Emingway, Fernanda Pivano scrisse “L’uomo non trionfa mai del tutto, ma anche quando la sconfitta è totale quello che importa è lo sforzo per affrontare il destino e soltanto nella misura di questo sforzo si può raggiungere la vittoria nella sconfitta”. Sfida dell’uomo con se stesso, desiderio di avventura, tensione di misurarsi con la forza della natura. Nel tuo caso, tutto questo è rappresentato dal mare che attraversi?
R) Il mare è il protagonista delle mie imprese: ho fatto in solitario due giri del mondo e un sacco di transoceaniche, con Maserati l’esperienza è stata nuova. Essere soli in mezzo al mare, solcarlo per giorni senza nessuno accanto, aumenta moltissimo la soglia della tua ricettività verso l’esterno, la natura che ti circonda e che in parte stai sfidando, ma anche verso la barca stessa: ne ascolti i rumori, dialoghi con “lei”, mentre se navighi insieme a un equipaggio, inevitabilmente, si crea un rapporto con le altre persone, vivi tutto in relazione a loro. Quando, dopo giorni di navigazione, scorgi un albatros che ti vola a pochi metri, e sei solo, vivi quest’incontro in un modo totalmente diverso da come lo vivresti se sei in compagnia. D’altra parte, è anche vero che, se passi Capo Horn insieme a un equipaggio di otto persone, la loro felicità è quasi tutto, anche più della tua.
D) Qual è il tuo rapporto con la natura se dovessi descriverlo in poche parole? Lasciamo da parte l’idea romantica di natura, parliamo di rapporto esperienziale, concreto, soprattutto considerato lo sport che hai scelto di praticare, a bassissimo impatto ambientale…
R) Il bello della barca a vela è che è molto libera da questo punto di vista perché puoi andare dall’altra parte del mondo con duecento litri di gasolio: tieni presente che abbiamo percorso quasi quattordicimila miglia – che è quasi un giro del mondo completo (circa 25mila). Sicuramente, l’esperienza di vivere il mare come lo vivo io, ti cala in una dimensione umana più reale, meno alterata da altri fattori, posticci, secondari, in buona sostanza, finti.
D) Tra uomo e natura, dunque, vince la natura… E’ banale?
R) L’uomo moderno si sente forte, pensa di comandare, costruisce satelliti, va sulla Luna, ma la verità è che non potrà mai vincere sulla natura, è destinato a soccombere. Nonostante la tecnologia. A chi non naviga, non prova la durezza di un’esperienza come quella di stare in mare per giorni, occorre un terremoto per ricordare la forza, anche devastatrice della natura. Io non posso dimenticarla: è sempre sotto i miei occhi.
D) In che senso ti definiresti ambientalista?
R) Una vita come la mia ti spinge, inevitabilmente a rimettere l’uomo nella sua dimensione. La barca è un piccolo mondo, quando sei con altre otto persone su un mondo lungo più o meno venti metri, tutti i problemi che viviamo normalmente vengono fuori, tutti insieme: pattumiera, energia, acqua, tutto quello che serve. Per l’energia abbiamo fatto un sacco di studi e posto molta attenzione ai consumi, in modo da abbatterli: se non avessimo dato importanza a questo aspetto di risparmio energetico, conquistare un record del genere, con una barca che pesa circa 12mila chili, avremmo consumato oltre 1.000/1.500 chili di gasolio. Invece, curando tutti questi aspetti, dalle lampadine utilizzate all’enorme impianto di pannelli solari che abbiamo fatto realizzare sullo scafo, siamo riusciti a consumare solo 200 litri di gasolio.
D) Com’è Soldini quando non naviga?
R) Questi temi, del rapporto con l’ambiente e con la natura e dell’attenzione per entrambi, sono temi di tutta una vita. Io odio gli sprechi e faccio quello che posso per evitarli: la mia casa è molto ecosostenibile, energeticamente autonoma. Ho montato un impianto di pannelli fotovoltaici, ho collegato la lavatrice a un boiler d’acqua calda per consumare meno: ecco, penso che si possano fare tante piccole scelte quotidiane che consentono di vivere in modo più rispettoso per l’ambiente, senza rinunciare a tante comodità a cui siamo oramai tutti abituati. Io vivo a Santo Stefano di Magra, a cinque chilometri dalla centrale Enel di La Spezia: una orribile città nella città. L’Enel ha due bruciatori a gas che non usa perché il carbone costa molto meno. Peccato, però, che provochi molti più danni alla salute: quello che l’Enel – che è una azienda pubblica – risparmia, lo spende lo Stato, dunque, la Sanità pubblica, in cure e assistenza ai cittadini che si ammalano. Una perversione, un modo ottuso di stare a questo mondo…
Ilaria Donatio