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“Giona degli Alberi”. Viaggi in Italia alla ricerca dei Monumenti della Natura

ottobre 2, 2012 Racconti d'Ambiente, Rubriche
In occasione dell’uscita nelle librerie di “Questi occhi mettono radice” (Mucchi Editore, € 12,00), pubblichiamo il primo intervento del “cercatore di alberi” Tiziano Fratus, che apre una collaborazione tra Homo Radix e la nostra rubrica “Racconti d’Ambiente“, per raccontare – in esclusiva ai lettori di Greenews.info, ogni primo martedì del mese – l’appassionante ricerca delle sequoie italiane, gli alberi monumentali, simbolo del valore inestimabile delle risorse naturali del Pianeta. Il primo episodio è dedicato alle sequoie del Genovese.

Amo la Liguria, dall’estremo lembo di confine con la Francia all’estremo opposto sul confine con la Tos’(c)ana, l’ho attraversata molte volte, ho visitato boschi, riserve, parchi, orti botanici, ville storiche, aree verdi urbane, strisce botaniche. Ho dedicato tre libri al patrimonio di questo straordinario boomerang di terre e acque, compresso fra l’Appennino piemontese e il mar Mediterraneo. “Il Taccuino del cercatore di alberi. Giardini Botanici Hanbury, scritto a quattro mani col direttore degli Hanbury e dell’orto botanico di Genova, Mauro Mariotti, ho disegnato con la guida naturalistica Marco Macchi di Ospedaletti gli “Itinerari dei Ficus della Baia di Moreton a Sanremo e Bordighera” e tredici itinerari inclusi nel volume “Terre di Grandi Alberi. Alberografie a Nord-Ovest . Nonostante questo ci sono ancora molti luoghi da visitare, molti alberi secolari e monumentali da misurare e documentare. Se il Barone Rampante viveva sulle folte chiome degli elici e degli ulivi, prima di spiccare il volo in groppa ad una mongolfiera, l’Uomo Radice che mi sono scoperto di essere viaggia più in basso e gli alberi li osserva e li annusa dal basso.

Fra i Grandi Alberi che sto inseguendo e mappando ci sono le sequoie. Ora, il lettore e il camminatore italiano sicuramente sa ben poco delle sequoie italiane. Sa che i più grandi alberi del mondo si trovano in California, che sono sequoie, forse le ha anche viste e toccate. Però difficilmente si immagina che anche l’Italia, come la Francia, come il Regno Unito, come la Spagna e come i Paesi Bassi siano diventate terre di sequoie. Prima dell’ultima glaciazione anche in Italia c’erano le sequoie, una specie diversa dalle nord-americane, come testimonia la foresta fossile rinvenuta negli anni Settanta ad Avigliano Umbro. Durante l’ultima glaciazione l’unica area dell’emisfero settentrionale che ha mantenuto ampie aree a foresta di sequoie sono stati gli Stati Uniti occidentali, in particolare la costa della California e dell’Oregon per quanto riguarda la specie Sequoia sempervirens, o sequoia costale, e le pendici della Sierra Nevada (Montagne Innevate) per la specie Sequoiadendron giganteum. Alla prima specie appartiene l’albero più alto del mondo, Hyperion, che supera i 115 metri, alla seconda l’essere vivente di maggiore stazza e volume, il famoso Generale Sherman. Le due specie hanno raggiunto il vecchio continente nel 1840 e nel dicembre del 1953. Soprattutto le giganteum sono arrivate tardi a causa della prima scoperta da parte dell’uomo bianco che risale soltanto al 1852, secondo alcune fonti, agli anni Trenta secondo altre fonti. Ma è certo che i primi semi sono arrivati a Londra importati dai fratelli Lobb, veri e propri cercatori di alberi in giro per il globo. Le più antiche sequoie d’Italia sono ad oggi, per la documentazione a disposizione, quelle che svettano al Parco Burcina di Pollone, nel biellese, cinque sempervirens messe a dimora nel 1848 per celebrare la promulgazione dello Statuto Albertino e che hanno raggiunto i cinquanta metri di altezza. Lì sotto ho girato un documentario con il regista Manuele Cecconello.

In due anni ho poi mappato le sequoie di tutto il Nord-Ovest, del Trentino Alto Adige, dell’Emilia Romagna, della Toscana, di parte della Lombardia e del Veneto. Ogni volta viaggi, giornate intere di attraversamento dei paesaggi, ricerche, misurazioni, verifiche, ipotesi, documentazioni. Inizio ad avere un panorama abbastanza veritiero, con itinerari specifici. In Liguria ve ne sono diverse concentrate soprattutto in due province, savonese e genovese. Le più vecchie e spettacolari si trovano fra Genova, Santo Stefano d’Aveto e Sant’Olcese.

Parto dal capoluogo. A Genova potete andare ad accarezzare le fronde di due sequoie in due dei rari polmoni del centro città. Ovvero all’Orto Botanico, dove sosta una sequoia costale alta trenta metri e con 260 cm di circonferenza del tronco, e un’altra più giovane e sottile che si trova di fronte all’edificio che ospita il Museo Chiossone di Arte Orientale, che fu in passato la prima sede del museo di scienze naturali. La concentrazione più interessante si trova a Pegli, nel parco di Villa Doria, dove in un canalone potete esaminare dieci sequoie, sempre costali, con tronchi ampi fino a quattro metri. Le più belle sequoie però si trovano nell’entroterra, ben distanti dal mare: tre ultrasecolari nel parco di Villa Serra in località Comago, a Sant’Olcese, e raggiungono l’altezza di 38 metri, due sequoie giganti invece sono collocate all’ingresso del cimitero di frazione Allegrezze.

Da Genova s’imbocca l’autostrada A 12, si esce a Lavagna, pochi chilometri dopo Chiavari, si sale lungo una stradina tutta tornanti che attraversa decine di frazioni e alcuni paesi quali Carasco, Mezzanego, Borzonasca, Rezzoaglio. Dopo circa tre quarti d’ora si arriva nel Parco Naturale Regionale dell’Aveto, dopo un’ora nel comune di Santo Stefano D’Aveto. Salendo si sorpassa frazione La Villa che conduce al piccolo cimitero che anticipa il cartello di frazione Allegrezze. Le due sequoie giganti spiccano a lato del cimitero, altissime guardie stile Gianni e Pinotto, quella alla vostra sinistra alta e smilza, quella alla vostra destra bassa e corpulenta. La smilza ha una chioma compatta, che arriva a un metro e mezzo da terra e s’innalza fino ai venti metri; l’altra ramifica dai sei metri in su, presenta una distribuzione geometrica della chioma molto ampia, per un diametro che stimo in dodici metri nel punto più ampio. E’ più bassa, intorno ai 17 metri, la cima è stata staccata, non capisco se da un fulmine, dal vento o dalla mano dell’uomo. Passo alle misure dei tronchi a petto d’uomo: la smilza 360 cm, la maggiore 520 cm. Secondo quanto scrive il giornalista Sandro Sbarbaro le sequoie sarebbero state messe a dimora negli anni Ottanta dell’Ottocento da Agostino Zanaboldi, figlio di immigrati liguri negli Stati Uniti, di ritorna da New York. L’articolo mi suscita parecchi dubbi: primo perché New York non è mai stata terra di sequoie, tutt’oggi ve ne sono pochissime e poco sviluppate, figuriamoci nella seconda metà dell’Ottocento, con la scarsità di attenzione che al tempo c’era per la botanica. E secondo mi chiedo quanto fosse possibile, per un immigrato che probabilmente viaggiava in terza classe, proteggere e assicurare i piantini di sequoia durante le settimane del viaggio.

Si torna in costa, si riprende l’autostrada e si procede in direzione Genova, si devia sulla A7 per Milano, si esce al casello di Bolzaneto, tristemente nota per i tragici fatti del G8 del 2001, qui si segue la strada che costeggia il torrente Secca, si arriva in frazione Comago all’ingresso del Parco Storico di Villa Serra, a Sant’Olcese. La splendida villa, un cottage in stile Tudor e una torre medioevale, così come il parco all’inglese sono stati fatti realizzare dal marchese Orso Serra, che nel 1851 fece affiancare la settecentesca Villa Pinelli da un nuovo edificio. Il Serra era stato spesso in Inghilterra visitando parchi e giardini e ne era ritornato con diverse suggestioni. Furono messe a dimora alcune sequoie della specie sempervirens, alcune vennero tagliate negli anni della Seconda Guerra Mondiale quando la villa divenne sede del comando tedesco, altre, tre per l’esattezza, sono rimaste e svettano nel parco. Una si trova accanto al laghetto, alta trentadue metri, con un diametro di 140 cm e una circonferenza del tronco di 490 cm, a petto d’uomo; alla sua sinistra, le basi sezionate di due sequoie che sono state abbattute, da una è nata una nuova pianta che ora raggiunge i dodici metri. Una coppia di sequoie sono prossime alla villa. In loro compagnia un tassodio alto trentotto metri, le due sequoie hanno il medesimo apparato radicale, sebbene siano distanti due metri e mezzo. Con la villa alle spalle la sequoia di destra presenta un tronco di 551 cm di circonferenza, quella di sinistra è una sequoia gemella, 478 cm sotto la biforcazione. Il parco è ricco di molte altre specie arboree.

Tiziano Fratus

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