Europa, stress test per le centrali nucleari
Pausa di riflessione e stress test per 143 impianti europei entro il 2011. Dopo il sisma giapponese e l’allarme nucleare alla centrale di Fukushima, la paura ha preso il sopravvento. C’è chi come Chicco Testa, sostenitore dell’atomo, dice che serve una pausa per imparare dagli errori e chi come Mario Tozzi, il geologo del Cnr e divulgatore scientifico, insiste sulla pericolosità.
In Europa i governi hanno tenuto una riunione speciale martedì 15 marzo per discutere sulla situazione delle centrali nucleari e sono affiorate le diverse posizioni. C’è chi come Germania e Austria mette in primo piano la sicurezza, e altri, come la Francia, il Regno Unito e l’Italia, che sono più possibilisti. “C’è comunque un accordo di massima sulla necessità di rivedere la sicurezza. I 143 impianti europei saranno sottoposti a stress test che ne verificheranno la tenuta in caso di terremoti, inondazioni, incidenti aerei, attacchi terroristici o cibernetici, tagli di elettricità a livello locale”, ha specificato il commissario all’energia Günther Oettinger.
La Commissione inizierà a definire gli standard per questi test nelle prossime settimane. I parametri finali dovrebbero essere approvati in giugno, e gli stress test realizzati nella seconda parte dell’anno. Il presidente della commissione Ambiente Jo Leinen, congratulandosi per la rapida reazione degli Stati membri, ha elencato fra le iniziative possibili la revisione del Trattato Euratom. Il liberale inglese Chris Davis ha fatto notare che “in tutte le forme di produzione di energia c’è gente che muore, specialmente nell’industria del carbone”. Il 30% dell’elettricità nell’UE viene dal nucleare: “se, come suggerisce la Commissione, vogliamo tagliare le nostre emissioni dell’80% entro il 2050, dobbiamo trovare forme di energia che producono praticamente zero emissioni di CO2”.
Intanto alcuni paesi UE, in primis la Germania, hanno deciso di chiudere gli impianti più vecchi. Ma che cosa è il Trattato Euratom? Per combattere la carenza generalizzata di energia “tradizionale” degli anni cinquanta, i sei Stati fondatori (Germania, Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi) si orientarono verso l’energia nucleare come mezzo per conseguire l’indipendenza energetica. Poiché i costi d’investimento dell’energia nucleare superavano le possibilità dei singoli Stati, gli Stati fondatori si sono uniti per costituire l’Euratom. In generale, il trattato mira a contribuire alla formazione e allo sviluppo delle industrie nucleari europee e provvede affinché tutti gli Stati membri possano trarre beneficio dallo sviluppo dell’energia atomica, garantendo la sicurezza di approvvigionamento. L’Euratom ha competenze soltanto nel settore dell’energia nucleare civile e pacifica.
Francesca Fradelloni