Esosport: dalle scarpe da ginnastica il pavimento anticaduta per i parchi giochi
Cosa succede quando il titolare di un’azienda di riciclo dei rifiuti e maratoneta incontra un giornalista ex runner olimpico? Cosa può nascere quando si prova a unire profit e non profit, utilità ambientale e utilità sociale? Da questo mix di fattori diversi è nato il progetto Esosport, ideato da Nicolas Meletiou, managing director dell’azienda di smaltimento di rifiuti da ufficio ESO, per dare una seconda vita alle scarpe da corsa, che si trasformano così in pavimenti anti caduta per parchi giochi per bambini. Le scarpe vecchie vengono raccolte in negozi, scuole e palestre dei Comuni aderenti all’iniziativa, che pagando una somma di iscrizione e le spese di trasporto delle scarpe ricevono in cambio la pavimentazione per riqualificare parchi esistenti o crearne di nuovi.
Come spesso succede, il progetto nasce per caso. “Nel 2009 ero a Firenze dal mio allenatore Fulvio Massini: insieme chiamammo Marco Marchei, ex maratoneta olimpico e direttore di Runner’s World“. Sentendo che Nicolas si occupava per lavoro di rifiuti, Marchei lanciò subito la palla: “A casa ho 15 paia di scarpe da corsa ormai esauste, alcune le ho indossate durante gare importanti, ma non le butto perché so che finirebbero in discarica. Non c’è un modo riutilizzarle per ricavare qualcosa di utile?”, chiede. Quella domanda fa accendere la lampadina, anche se poi per passare dall’idea iniziale al progetto finale sono serviti due anni e mezzo di test e sperimentazioni. “Abbiamo subito assoldato degli ingegneri chimici per studiare come passare dalle suole al pavimento anticaduta e come tenere insieme la gomma triturata delle scarpe. Poi abbiamo studiato i box di raccolta e i meccanismi di funzionamento, contattato tutti i Comuni d’Italia e dato il via al progetto”, continua Meletiou.
Ma come avviene tecnicamente il riciclo delle scarpe? “Il processo si svolge tutto in Italia: la suola in gomma viene separata dalle parti in canapa o plastica, tutto poi viene triturato. I gommini, con l’aggiunta di agglomeranti, vengono poi pressati per produrre la pavimentazione, mentre il resto viene ceduto ad altre aziende, che lo utilizzano per riempire i palloni da volley e da basket”. Al momento, sul processo industriale sta lavorando un’azienda di Modena, ma l’obiettivo per il futuro è costruire un impianto ad hoc a Opera (Milano), dove ha sede la ESO, dando vita a uno specifico ramo d’azienda che lavori sul riciclo di attrezzature sportive e la produzione di pavimentazione con gomma riciclata dalle calzature. Nel frattempo, ESO sta anche lavorando per sottoporre la pavimentazione in gomma a una certificazione ISO.
Oggi Esosport coinvolge una quarantina di Comuni, dal Nord fino alla Campania: “Collaboriamo con grandi città come Roma, Firenze e Genova, ma anche con centri più piccoli come Crema o Faenza. Il meccanismo è semplice: quando nel comune sono state raccolte le scarpe sufficienti per l’area giochi, produciamo la pavimentazione e la cediamo gratuitamente alla città, che deve solo pagare una fee d’entrata nel progetto e le spese di ritiro delle scarpe”. L’unica condizione è che il parco, nuovo o riqualificato, si chiami “Il Giardino di Betty”: “E’ un omaggio a mia moglie Elisabetta, morta prematuramente quattro anni fa dopo una lunga malattia. Lei era direttore tecnico di ESO, e aveva lavorato in prima persona al progetto Esosport, che le stava molto a cuore”, continua Meletiou.
Ad oggi sono state raccolte quasi 100.000 paia di scarpe e i Comuni aderenti stanno aumentando – l’ultimo arrivato, a fine gennaio, è Saronno, in provincia di Varese -. I Giardini già aperti sono due, uno a Opera e uno a Firenze, mentre i prossimi saranno realizzati a Genova e a Roma. “Il nostro obiettivo – aggiunge Meletiou – è minimizzare l’accumulo dei rifiuti in discarica e innescare nelle persone la convinzione che è possibile riciclare, ottenendo materia prima seconda utilizzabile per altri scopi, anche in nicchie come quella delle scarpe da corsa”.
Veronica Ulivieri