Ecoplan, storia di un’idea calabrese “impossibile”
Vent’anni fa, produrre pannelli con sansa di olive esausta e plastica riciclata era solo un’idea. Di quelle a cui pochi avrebbero dato più di qualche minuto di vita. A maggior ragione perché l’imprenditore in questione era un giovane geometra calabrese, senza grossi mezzi, in un’epoca in cui nessuno parlava di riutilizzo e materie “prime seconde”.
Oggi Domenico Cristofaro ce l’ha fatta, o, almeno, è sulla buona strada. Dopo difficoltà di ogni genere e più di dieci anni di ricerche e sperimentazioni, quella suggestione ha preso forma a Polistena (Reggio Calabria) ed è diventata Ecoplan, un’azienda apprezzata, segnalata nel 2009 dal Premio per lo Sviluppo Sostenibile (settore rifiuti). Nel 2011, «per la sua coraggiosa attività imprenditoriale all’insegna dell’innovazione tecnologica orientata nel campo del riciclo dei rifiuti e della produzione di nuovi materiali, ecologici e di qualità», Cristofaro ha vinto il Premio Ambiente e Legalità di Libera e Legambiente. A conti fatti, dice, «rifarei tutto», definendosi «un visionario», un portatore di «sana utopia».
Ecoplan ha un know how e un processo produttivo unici al mondo. «Il ciclo di produzione si basa essenzialmente sull’estrusione a caldo (modellazione, Ndr) dei materiali che compongono la miscela, cioè plastica riciclata e sansa esausta, o altri scarti industriali, le cui tipologie e percentuali variano di volta in volta a seconda del prodotto finito che si è progettato insieme al cliente». In questo modo, da due tipi di scarti si ottiene un prodotto nuovo e di qualità: «Per quanto riguarda la plastica, cerchiamo di utilizzare il più possibile scarti industriali, per esempio della produzione di pannolini, o plastica raccolta post-consumo. La componente vegetale è spesso sansa esausta, che qui nella Piana di Gioia Tauro è disponibile in grande quantità, visto che ogni anno se ne producono 250.000 tonnellate». Ma è possibile utilizzare anche lolla di riso, fibra di canapa o di ginestra. Prima di Ecoplan, la plastica caricata di fibre si usava solo nel settore dell’auto, con spessori di massimo due o tre millimetri. I pannelli Ecomat, invece, hanno uno spessore variabile da 3 a 28 mm e sono larghi fino a 1,5 metri.
Pannelli ad alte prestazioni tecnologiche, validi sostituti delle lastre in materiali tradizionali. «Con la nostra produzione riusciamo ad ottenere un pannello alternativo a quello di legno, senza sfruttare e tagliare gli alberi, e a tutti quelli in plastica, utilizzando la plastica stessa in misura ridotta , anche oltre il 50% in meno, e per giunta proveniente dal riciclaggio». Le lastre Ecomat non contengono colle, e dunque non emettono formaldeide. Sono riciclabili al 100%: vengono semplicemente macinate e reimmesse nel ciclo produttivo, che è a basso impatto ambientale, visto che il raffreddamento degli impianti avviene a ciclo chiuso, senza acque reflue, e gli scarti produzione vengono rimacinati, evitando così di creare rifiuti. Inoltre, Ecomat è antiurto, antiscivolo, antischeggia e idrorepellente, non è aggredibile da funghi, batteri e insetti, ha una fortissima resistenza agli agenti atmosferici e chimici e alla salsedine. Tutte caratteristiche che lo rendono adatto a essere utilizzato in diversi settori, dai trasporti all’edilizia, dalle strutture balneari agli allestimenti fieristici e dello spettacolo, fino all’arredamento, e all’arredo urbano.
L’avventura di Cristofaro, la mattina geometra in un Consorzio, presidente e AD di Ecoplan nel pomeriggio, è cominciata nei primi anni Novanta. «Volevo sfruttare i finanziamenti previsti dalla legge 44 del 1986 sull’imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno, per uscire dal luogo comune di vittimismo e assistenzialismo del Sud. Pensai a diversi tipi di impresa, fino a quando un professore di fisica che conoscevo mi suggerì di provare a fare qualcosa con la sansa esausta. Così, ho iniziato a girare, studiare, fare prove. Ci ho messo due anni a elaborare il progetto, altri tre sono serviti per la sua approvazione e dieci per collaudare gli impianti». Una buona parte della sua vita investita in un’azienda «che mi ha fatto superare tanti momenti difficili. Più che a ricominciare, mi ha aiutato a non smettere mai». Caparbio e determinato, Cristofaro è andato avanti per la sua strada anche quando un’azienda piemontese, leader italiano ed europeo nella produzione di laminati, si è offerta di comprare l’impianto per trasferirlo al Nord. «Ho detto no, perché quest’azienda deve rimanere sul territorio. Siamo disponibili a collaborazioni e al trasferimento tecnologico, ma l’impianto deve restare qua a Polistena».
In questo momento, Ecoplan sta lavorando, in collaborazione con Legambiente e un’altra azienda calabrese, alla messa a punto di banchi 100% riciclabili e a zero emissioni di formaldeide, nell’ambito del progetto Scuola Verde. E anche Med in Italy, la casa ecosostenibile che rappresenterà l’Italia al Solar Decathlon Europe, una specie di Olimpiadi dell’architettura verde, avrà il patio e i marciapiedi esterni fatti con i pannelli Ecomat.
Negli ultimi anni, sono infine arrivate le soddisfazioni più grandi. A Pero, hinterland milanese, nella zona che ospiterà l’Expo 2015, i pannelli Ecomat sono stati usati per pavimentare i percorsi pedonali in un parco oggetto di riqualificazione. Nel 2010, Ecoplan ha realizzato invece i pavimenti e i mobili di arredamento per la prima Accademia Verde dei Parrucchieri L’Oreal a Madrid, curata dall’architetto Guido Matta. Un format da replicare in tutto le altre Accademie L’Oreal a livello mondiale (Barcellona, Amburgo Bruxelles, Monaco, Oporto). E sempre nello stesso anno, l’azienda di Polistena si è aggiudicata la fornitura dei pannelli per l’allestimento del Salone del Gusto di Torino, cui concorreva anche la multinazionale che aveva tentato di inglobare Ecoplan. «E’ stata una bella rivincita. E tante altre ce le prenderemo in futuro», conclude sorridente Cristofaro.
Veronica Ulivieri