Due progetti europei di eco-innovazione: Landcare Med e Geowave
In mezzo alle tante difficoltà dell’Unione Europea, ecco due esempi virtuosi di innovazione sostenibile e cooperazione tra Stati. Il primo si chiama Landcare Med e mette insieme Paesi Mediterranei della riva nord e della riva sud. Accanto all’Italia ci sono, infatti, Tunisia e Libano uniti dal principio che i rifiuti rurali e urbani non sono un peso bensì un’opportunità di crescita per le comunità e un guadagno per la collettività. La scommessa si gioca a livello locale con il coinvolgimento di quattro comuni: Decimoputzu in provincia di Cagliari, Medjez el Bab in Tunisia, Haret Saida e Zebdin nel sud del Libano.
Ideato da ricercatori dell’Università di Cagliari e finanziato per il 90% dall’Unione Europea tramite il programma EnpiCbc Bacino del Mediterraneo, il progetto – della durata di due anni e del costo di due milioni di Euro – ha l’obiettivo primario di creare una rete transfrontaliera tra i comuni, le comunità, le società private, gli enti istituzionali e di ricerca del Mediterraneo per promuovere una migliore gestione dei rifiuti rurali e domestici. Visto che, da un’indagine dei bisogni sul territorio, è emersa la necessità da parte degli agricoltori dell’area di un sostegno per gestire questo tipo di scarti, presenti in grande quantità in queste aree. Ecco perché saranno definiti gli strumenti e le metodologie necessarie per il corretto riciclo dei “materiali nobili” contenuti nei rifiuti e per il trattamento innovativo ed eco-sostenibile del rifiuti organici di origine rurale e domestica. Anche attraverso la realizzazione di quattro centri di raccolta e trattamento dotati di impianti pirolitici, in grado di trasformare i rifiuti in biochar, un fertilizzante naturale capace di migliorare la resa delle colture.
Un’altra attività del progetto è quella di sensibilizzazione dei cittadini, degli studenti, degli agricoltori e degli operatori che si occupano direttamente dello smaltimento dei rifiuti e naturalmente dei rappresentanti istituzionali. Per esempio, attraverso corsi di formazione per agricoltori o incontri in una decina di scuole del sud del Libano in cui verranno realizzati giochi educativi per informare gli studenti.
Il secondo progetto riguarda invece l’energia verde, o meglio, quella che viene dai mari. GEOWAVE, (Geotechnical design solutions for the offshore renewable wave energy industry) L’energia prodotta dalle onde si ottiene sfruttando il movimento di galleggianti ancorati al fondo del mare con dei cavi che si avvolgono e svolgono sull’asse di un alternatore, oppure sfruttando il movimento dell’aria al di sopra delle onde, ma si è ancora in fase sperimentale.
Il progetto sviluppa sistemi di ancoraggio e ormeggio ad alto potenziale partendo da un semplice dato di fatto: l’energia che caratterizza le onde oceaniche sulla costa occidentale d’Europa non ha eguali nel mondo. Tuttavia, il costo dei convertitori di energia del moto ondoso in mare aperto è molto alto: la nuova tecnologia di ancoraggio e ormeggio tenterà di diminuirlo.
Gli scienziati hanno lavorato, infatti, ad un convertitore di energia legato ad un nuovo concetto di ormeggio e ancoraggio. La raccolta dei dati sulle prestazioni ha permesso la selezione di geometrie per le ancore in funzione di un profilo di configurazione dell’ormeggio, della profondità dell’acqua e del fondale marino, tentando di ridurre al minimo l’impatto su quest’ultimo, il carico sull’ancora e la resistenza del convertitore al movimento. I risultati consentiranno un più conveniente ormeggio del convertitore di energia del moto ondoso.
Lo sfruttamento della grande energia delle onde in Europa potrebbe contribuire in modo significativo all’impegno dell’UE a soddisfare il 20% del fabbisogno energetico con fonti rinnovabili entro il 2020. La Regione è un ottimo banco di prova per i nuovi sistemi di ormeggio e di ancoraggio in mare aperto. L’implementazione di questa tecnologia vorrebbe, inoltre, dire mettere l’UE in prima linea nel mercato globale delle energie rinnovabili, creare posti di lavoro e contribuire alla lotto al cambiamento climatico globale.
Beatrice Credi