Decollano i “Vegan Tour”: niente zoo, zero carne e stanze di hotel con prodotti di origine vegetale
Non solo cibo per nutrire anima, corpo e coscienza ambientale. I viaggi confezionati sotto forma di pacchetti turistici da Roberto Rossi - caso più unico che raro di guida e operatore turistico vegano - non si limitano al menù vegano nei pasti dei ristoranti. ”L’attenzione all’ambiente – ci spiega – è completa. Oltre il cibo, c’è la massima cura affinché tutti i prodotti con cui si viene a contatto non siano di origine animale, ma vegetale”. Roberto, prima di approvare una struttura ricettiva, controlla quindi per i suoi clienti che, dai prodotti del bagno al divano della camera, non vi sia un solo grammo di DNA animale.
Roberto Rossi è un blogger, che si è ritagliato uno spazio importante all’interno del mondo vegano (e non solo), grazie a Vegani in Viaggio, un ricco giacimento di notizie utili per chi si deve spostare e non vuole portarsi dietro il cibo da casa. Ma le indicazioni, oltre gli articoli di analisi (dedicati per esempio all’hamburger vegan), non si limitano al nutrimento. Da non perdere la nota dedicata alla safety bag ecoetica. Un “salvavita” per chi vuole essere sempre pronto a superare “le emergenze create da una società a dominanza carnivora”. Roberto consiglia tutti gli ingredienti necessari da portarsi dietro: dall’olio essenziale di cajeput – un rimedio per le punture d’insetto e un emostatico per le piccole ferite e tagli - alla crema di calendula con olio essenziale alla camomilla, utile per chi ha la pelle molto chiara e deve difendersi dall’esposizione solare. Prodotti esclusivamente di origine vegetale.
Roberto pensa a tutto e supera le richieste base del viaggiatore vegano: “Oltre la soddisfazione dei bisogni più tipicamente vegani sto attento, in generale, alle politiche ambientali”. In sostanza, nella sua selezione entrano solo quelle strutture che integrano comportamenti ecologicamente virtuosi: “Per esempio nell’albergo del nostro soggiorno a New York si pratica il riciclo dell’acqua e si utilizza unicamente energia pulita, prodotta da fonti rinnovabili. Oggi è ancora impossibile essere perfetti, ma nel limite del possibile…”.
Questa intervista a Roberto l’abbiamo realizzata proprio a pochi giorni dal suo ritorno dalla “Grande Mela”, dove ha trascorso un mese intero occupandosi dell’accoglienza e della gestione del viaggio. “E’ andata molto bene, ho accompagnato trenta persone divise in tre gruppi. Ormai conosco benissimo la città, la frequento dagli anni ’90”. Non casualmente nel suo blog si trovano diversi articoli dedicati a New York.
Sui ristoranti la scelta è più facile. “La città dispone veramente di un’offerta abbondante per i vegani. Soprattutto in alcuni quartieri come SoHo o il Greenwich Village. Negli ultimi anni, nel centro città, si sono ridotti i ristoranti ‘tradizionali’, sono spariti diversi McDonald’s e sono stati aperti una ventina di locali vegan tra pizzerie e ristoranti. Nell’ultimo viaggio ho avuto l’occasione di provare i due burger vegetali più famosi, grazie al Bareburger del quartiere Hell’s Kitchen: l’Impossible Patty è vegan al 100% nonostante il gusto, l’odore in cottura e anche la vista facciano credere che si tratti di carne di origine animale. E anche il Beyond Meat Patty sorprende ancora di più per l’olfatto. Sembrava davvero carne animale!”. Una conferma che l’enogastronomia vegana si sta evolvendo e raffinando e, ai suoi adepti, non richiede più sacrifici in termini di gustosità e piacere del cibo.
Era ovvio invece che Roberto e compagni di viaggio evitassero, nel loro programma, i giardini zoologici della città. “Camminiamo molto a piedi, stiamo nei parchi. Si tratta di un modo diverso di vivere la città”. Niente corse a collezionare selfie e monumenti come figurine. Passeggiare, non correre, per allargare il concetto di benessere. Tanto che tutti i clienti di Roberto sono rimasti soddisfatti e – a sorpresa – scopriamo che non tutti erano vegani, ma sono rimasti incuriositi da un’offerta più slow, molto lontana dal turismo becero e consumistico del mordi, scatta e fuggi.
Dopo New York era previsto un tour in Sri Lanka, ma gli attentanti di Pasqua hanno purtroppo portato alla decisione di annullare il viaggio. Si lavora comunque già ad altre mete: “Stiamo progettando altri pacchetti, in collaborazione con il tour operator ReporterLive che si occupa di tutte le questioni organizzative e logistiche. Un’idea su cui stiamo lavorando è il tour dei parchi degli USA…”.
La domanda che ci sorge spontanea a fine intervista è: si può viaggiare vegan in tutto il mondo? “Un tour operator può sempre organizzarsi – ci risponde Roberto – in alcuni Paesi è più facile rispetto ad altri, ma gli ostacoli si superano”. E in Italia? “Nel blog faccio le mie proposte, offro la mia esperienza e consigli, ma poi ognuno va in libertà. In Italia non saremmo competitivi con i costi” – ecco la note dolente. Tuttavia il risvolto più interessante di questa storia è che, col crescere della domanda, il pacchetto eco/vegan induce sempre più strutture e operatori turistici a convertirsi o migliorarsi in termini ambientali, rafforzando l’equazione più ecovisitatori = più offerta ecosostenibile (e meno impatto ambientale). Ben venga, anche per i non vegani!
Gian Basilio Nieddu