“Dai boschi nascono gli Stradivari”. Intervista al maestro Uto Ughi
Uto Ughi, uno dei più grandi violinisti del mondo, ha uno stretto legame con le foreste. Da quelle dell’Amazzonia, che ha visitato durante un viaggio in Brasile, al bosco dolomitico di Paneveggio, caro a Stradivari. Perché da lì, dai tronchi degli alberi, nascono gli strumenti musicali e i loro suoni sublimi. E perché, spiega, è alla natura che l’arte guarda per l’ispirazione. «Un violinista non può non essere legato ai boschi», dice il musicista presentando il concerto organizzato dal Wwf per i cinquanta anni dell’associazione, tenutosi lo scorso 14 settembre, all’Auditorium della Musica di Roma, proprio a favore degli alberi. Il ricavato dell’evento è stato infatti utilizzato per trasformare in un’Oasi Wwf il Bosco dell’Arrone, vicino a Fregene, uno degli ultimi lembi di verde sopravvissuti alla cementificazione del litorale laziale. La musica, spiega il violinista, che ama suonare all’aperto, in splendide cornici naturali, «esprime le emozioni date dal paesaggio e diventa un tutt’uno con l’ambiente circostante».
D) Maestro, perché ha accettato di partecipare a questo concerto? Qual è il significato di questa serata?
R) Il significato è la salvaguardia dell’ambiente, della natura. E il musicista non può non essere affezionato e attaccato alla natura quando pensa che è dai boschi che è stato costruito uno Stradivari. Trovo assolutamente doveroso e indispensabile partecipare e dare la mia adesione a questo concerto del Wwf, prima che come musicista, proprio come cittadino italiano. È un’associazione che cerca di salvare il salvabile, che già è stato ampiamente rovinato. Oggi purtroppo c’è un consumismo esasperato che ha cancellato il senso di appartenenza al bene comune. Per questo dico grazie al Wwf per quest’opera straordinaria. Grazie a chi si batte contro il degrado, l’incuria e il dilettantismo che oggi imperano nel nostro Paese!
D) Quindi suonerà il suo Stradivari che viene dalla cosiddetta Foresta dei violini, sulle Dolomiti?
R) Sì, suonerò questo violino. Stradivari andava nella foresta di Paneveggio, in Trentino, batteva sui tronchi, sentiva la risposta del legno e sceglieva l’albero giusto. Per me un bosco ha lo stesso valore di un’opera d’arte. In Senegal, per esempio, ho visto un baobab gigante… praticamente una cattedrale!
D) Quali musiche suonerà nel concerto, e sulla base di quali criteri le ha scelte?
R) Farò alcuni brani dalle Stagioni di Vivaldi, che sono il poema della natura. Penso che non si possa fare un concerto per il Wwf senza suonare la musica che è stata scritta per la natura. Quindi alcuni brani delle Stagioni, e poi il concerto di Paganini. Ad accompagnarmi, ci saranno i Filarmonici di Roma.
D) Qual è il suo rapporto con la natura nella vita di tutti i giorni?
R) Io penso che senza natura non ci sarebbe vita, non ci sarebbe la fantasia. Pensi alla bellezza di un albero, di un fiore, di una foglia, che sono dei capolavori artistici già di per sé, nella natura. L’arte non è altro che imitazione della natura, qualche volta sublimandola, addirittura superandola. Ma la natura rimane la fonte di ogni ispirazione artistica. Penso per esempio ai boschi che hanno ispirato i grandi artisti, da Goethe a Beethoven. L’arte più perfetta è la creazione della natura, la perfezione, l’armonia di una pianta.
D) Negli ultimi tempi si è esibito spesso in splendide cornici naturali, dalle Piane di Castelluccio alla Cascata delle Marmore. Un bel paesaggio è un valore aggiunto per un concerto?
R) Il paesaggio è fondamentale. Ho fatto concerti in Birmania e nella Valle dei Templi. Si tratta di paesaggi meravigliosi che mi danno una fortissima emozione, e io suono per trasmettere questa emozione al pubblico.
D) Maestro, lei è molto impegnato per far riscoprire la musica classica ai giovani. Cos’è che la spinge a investire tante energie in questi progetti?
R) I giovani sono il futuro, il pubblico del domani, mi auguro. E sono anche il pubblico del presente, perché ne vedo tanti ai concerti. Quello che manca ai giovani è quel minimo di educazione artistica di base, che in Italia è stata vergognosamente trascurata.
Veronica Ulivieri