Bicincittà conquista 100 città con il bike sharing e punta sui giovani maggiorenni
Mettere in sella l’Italia e gli italiani, nei loro spostamenti quotidiani. Bicincittà ha coltivato con tenacia e determinazione, dal 2004, questa visione della mobilità “green” a due ruote e oggi ha messo radici in 100 città italiane con il proprio servizio di bike sharing. Una formula di condivisione (la chiamano “sharing economy“) che ha funzionato: si è creato lavoro, generata economia pulita e contribuito alla mobilità sostenibile del nostro Paese.
Una sfida che continua, per far pedalare ogni categoria sociale e generazioni diverse. Oggi è il turno dei neo-maggiorenni con l’ultima iniziativa su base torinese Easy 18 dedicata a “ragazzi e ragazze che hanno compiuto 18 anni e che vogliono iscriversi al servizio di bike sharing [TO]BIKE per la prima volta“.
Ma chi sono i “campioni” dietro BicinCittà? Come nasce il servizio che ha conquistato, negli anni, tanti campanili del Belpaese? Ce lo ha raccontato Gianluca Pin, 46 anni, laurea in architettura, direttore commerciale dell’azienda che, come ama sottolineare, pedala dalla nascita. Una vita su due ruote per l’imprenditore della Srl del Gruppo Comunicare, che ha sede a Orbassano, in provincia di Torino. “Bicincittà ha messo in sella gli italiani a partire dal 2004, siamo partiti da Cuneo, poi l’espansione in 100 città italiane che hanno scelto di pedalare con noi“. Una piccola grande rivoluzione.
Rispetto ad altre società non si limita ad operare nelle metropoli, ma ha conquistato tante piccole e medie città. Zone dove spesso mancano gli investimenti per queste attività. Intuizione formidabile, ma “è stata la scoperta dell’Uovo di Colombo” minimizza Pin. “Quasi tutti abbiamo una bici in cantina che non usiamo… Noi facciamo leva sulla bici dimenticata spingendo a superare il limite psicologico di andare a lavorare in bici”.
Ma dall’intuizione di rendere la vita più semplice ai propri concittadini bisogna poi riuscire a far arrivare il desiderio di pedale alla portata di tutti, convincerli che il bike sharing “è meglio”. E qui la ricetta migliore è l’esperienza diretta: “Quando inizio a pedalare capisco che è facile, poi arrivo prima, non pago il parcheggio, non perdo tempo, mi diverto e mi sento più libero“, chiarisce il direttore commerciale con un’analisi che ha il tratto dell’indagine psicologica. Evidentemente corretta, visto che oggi circolano 5.000 bici e si sono raggiunti i 100.000 utenti iscritti. Un network che continua a diffondersi in tutta Italia, molto bene al Nord ma pure al Sud “e non dimentichiamo le Isole”. Uno degli ultimi nastri d’inaugurazione è stato infatti tagliato ad Alghero, la città che si affaccia sulla costa occidentale della Sardegna.
“Il bike sharing è molto utilizzato a Torino, ma anche a Bergamo e Padova, ovvero città di medie dimensioni – sottolinea il manager – Ci differenziamo e siamo un modello particolare nel panorama internazionale del settore. Siamo riusciti a dimostrare che anche i cittadini di questi comuni, dove spesso siamo l’unico fornitore del servizio, hanno necessità di questa offerta”.
I risultati arrivano anche grazie all’organizzazione aziendale. Il servizio viene sviluppato dalla società, si creano delle unità locali e ci si cura della gestione e manutenzione dei mezzi. Format che ha varcato anche i confini nazionali. A iniziare dalla Svizzera, dove il servizio è offerto in 20 città, poi in Spagna, a Pamplona, Inghilterra, Montenegro e tante altre terre straniere in programma, focalizzandosi, per il momento, sul mercato europeo.
Il privato sviluppa e gestisce il business, ma servono anche gli interventi pubblici, anzi “sono indispensabili” spiega Pin. “Il Ministro dell’Ambiente ha dato contributi alle città, ci aspettiamo ora un aumento di questi finanziamenti e una maggiore attenzione dei Comuni alle tante opportunità offerte dai programmi europei con i relativi finanziamenti”. “Proprio in questo momento dove gli enti stanno stringendo i cordoni della borsa – conclude il direttore commerciale – bisogna spingere su questi servizi nei nostri centri storici. Noi vogliamo essere un anello di questa catena, se c’è offerta ci sarà domanda“. Ovvero nei prossimi 10 anni ci saranno ancora tanti ciclisti da conquistare e tanto lavoro per Bicincittà.
Gian Basilio Nieddu