Andrea Boldrini: ispirato dai paesaggi in via di estinzione
Pittore intimo e raffinato di paesaggi molto suggestivi, grande amante dell’astronomia e fratello della presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini. Andrea Boldrini espone in questo periodo a Roma insieme ad altri 14 artisti nell’ambito della mostra “Energia per l’arte”, promossa da Cofely Italia, società attiva nel settore dell’efficienza energetica e ambientale. “Dopo la quarta edizione del “Premio Cofely per l’Efficienza Energetica e Ambientale” tenutasi a luglio 2013 presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma, nell’ambito dell’anteprima della mostra “ενέργεια” (Energheia) di Andrea Boldrini, abbiamo deciso anche quest’anno di coniugare l’Energia e l’Arte, in quanto la prima può contribuire a sostenere lo sviluppo della seconda”, spiega l’ad e direttore generale di Cofely Italia Enrico Colombo. Il paesaggio è al centro di molte opere di Boldrini, a partire dalle colline delle Marche, la sua terra: “Di questo paesaggio così ondulato e dolce mi ha sempre profondamente colpito la trasformazione morfologica che esso subisce dal giorno alla notte. Purtroppo devo riscontrare che da 30 anni a questa parte il paesaggio notturno non esiste più a causa dell’inquinamento luminoso. Il cielo stellato che un tempo ispirava i mistici del deserto, gli artisti, i poeti e gli scienziati è scomparso e ora dalle nostre campagne non si riesce a vedere neppure la Via Lattea!”, riflette l’artista. L’iniziativa, che resterà a Roma (via Ostiense, 333) per tutta l’estate per poi approdare in autunno nella sede di Milano, permetterà ai dipendenti dell’azienda e a tutti i visitatori di apprezzare le opere esposte all’entrata e nei piani della sede aziendale.
D) Quali opere espone alla mostra “Energia per l’Arte”? Su quali temi si focalizzano?
R) Nella mostra collettiva “Energia per l’arte”, curata da Francesca Pietracci e promossa da Cofely Italia, ho esposto soltanto un’opera, come gli altri 14 artisti che hanno partecipato. L’opera descrive un paesaggio notturno sul quale si staglia imponente la Via Lattea. Al centro un volto di uomo che unisce le sue membra al paesaggio incarnandosi e divenendo esso stesso un vivente. Qui il tema dominante è la natura nella sua cosmicità, che soffre come nelle doglie di un parto, che è compartecipe del destino ultimo dell’uomo. Si potrebbero, pertanto, configurare due piani temporali entro cui si svolge la vicenda. Il primo è il tempo tra il già e il non ancora che è il nostro tempo, il tempo della storia, dell’attesa, della tensione. L’altro è il tempo del compimento, della ricapitolazione in cui si prospettano, unitamente all’uomo redento, paesaggi nuovi sia del cielo che della terra.
D) Cosa pensa dell’iniziativa di Cofely Italia?
R) Il titolo “Energia per l’Arte” è emblematico! In questo momento di massima depressione economica e di quiescenza culturale a tutti i livelli, si direbbe che anche l’arte abbia assoluto bisogno di una nuova energia, di un “Rinascimento” moderno. L’incontro di una curatrice attenta e lungimirante come Francesca Pietracci con un imprenditore esteta ed illuminato come Enrico Colombo e un organizzatore abile e capace come Michele Amici ha innestato una trasmissione di energia che si è ripercossa a cascata su tutti i soggetti interagenti, a partire dagli artisti fino ai fruitori. Inoltre, penso anche agli effetti benefici sull’impresa stessa che in questo modo vuol rendere belli sia il suo spazio interno, che la sua immagine esterna. Questo esempio di interazione arte-impresa deve diventare un paradigma di riferimento per il futuro. Ed è ammirabile come, nonostante il giogo opprimente di una tassazione tra le più alte in Europa, Cofely abbia sostenuto questa iniziativa coraggiosa e lungimirante. Ritengo oltremodo necessario che, per avviare globalmente questa marcia, sia indispensabile una nuova legislazione che incentivi, da parte delle imprese, gli investimenti nel campo sia del recupero, restauro e salvaguardia dei beni artistici, sia dell’acquisto di opere d’arte, di istituzioni di fondazioni e collezioni.
D) Torniamo alla sua arte e e al tema del paesaggio. Di solito da dove trae ispirazione? Ci sono paesaggi che considera particolarmente suggestivi e che l’hanno ispirata per realizzare delle opere?
R) Circa l’ispirazione non posso dire nulla se non che avviene improvvisamente e inspiegabilmente come un’epifania. I paesaggi che mi ispirano sono quelli della mia regione, le Marche. È un paesaggio in via di estinzione, ferito a morte dalla cementificazione. Non trovo più traccia di quel paesaggio dove sono nato e l’ispirazione diventa necessariamente un’operazione sulla memoria personale. Era un paesaggio sacro e lirico insieme, espressione di una sapiente cura e rispetto del creato. Sebbene io abbia vissuto solo marginalmente quella civiltà rurale che per secoli ha caratterizzato la mia terra, tuttavia ne conservo ancora il residuale ricordo. Di questo paesaggio così ondulato e dolce mi ha sempre profondamente colpito la trasformazione morfologica che esso subisce dal giorno alla notte. Purtroppo devo riscontrare che da 30 anni a questa parte il paesaggio notturno non esiste più a causa dell’inquinamento luminoso. Il cielo stellato che un tempo ispirava i mistici del deserto, gli artisti, i poeti e gli scienziati è scomparso e ora dalle nostre campagne non si riesce a vedere neppure la Via Lattea!
D) Lei ha lavorato molte volte sul tema del paesaggio. Qual è il suo rapporto con il paesaggio e con l’ambiente?
R) Il paesaggio per me non è solo quello che mi appare dal mio punto di osservazione. Esso è anche la mia vita, il mio popolo, la mia storia, il mio Paese, le mie tradizioni. E l’idea dominante per me sinteticamente è questa: tutta la storia del mondo è contrassegnata dal mistero dell’iniquità che è destinato ad aumentare fino alla sua manifestazione finale. Nel frattempo il nostro impegno per salvaguardare la natura deve essere totale: abbiamo ricevuto questo dono e come custodi dobbiamo proteggerlo e migliorarlo con i nostri talenti per consegnarlo ancora “buono” ai nostri figli!
D) Lei è un appassionato astrofilo. Che cosa la affascina dello spazio?
R) Sì, sono un appassionato astrofilo, però chi guarda troppo il cielo può perdere facilmente la dimensione quotidiana del vivere, tanto è immerso dentro quell’universo oggetto della sua indagine da volerne capire tutte le dinamiche. Ho fatto costruire uno strumento telescopico binoculare, il binodobson 24″ che è tra i più grandi al mondo. Consente la visione del cielo profondo con tutti e due gli occhi. Una raccolta di luce impressionante che permette di scandagliare gli oggetti con grande potere risolutivo. Osservo sia con lo spirito di geometria ma soprattutto con lo spirito di finezza che apre un varco profondo all’emozione, alla meraviglia, allo stupore, al brivido e infine alla vertigine cosmica.
Veronica Ulivieri