Alto Adige, viaggio nella “green region” d’Italia
Qui lavorano da sempre aziende come Loacker, che produce vini biologici e biodinamici esportati in tutto il mondo, o Ladurner, gruppo che opera nei settori delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, o ancora Rubner Haus, all’avanguardia nella progettazione e realizzazione di case di legno a basso impatto ambientale. Qui sono nate e hanno trovato il terreno giusto imprese come Blink-IT, specializzata nell’ottimizzazione e miglioramento dei prodotti per impianti fotovoltaici e pannelli solari, o GECOsistema, società di ingegneria per l’ambiente e il territorio con competenze particolari nel settore dell’ingneria idraulica e delle fonti rinnovabili. L’Alto Adige è impegnato da tempo per diventare la “Green region d’Italia”. Un’area “verde” dal punto di vista dell’integrità e della buona conservazione dell’ambiente naturale, che punta, al tempo stesso, a un”alta densità di aziende della green economy, sia “autoctone”, che arrivate qui da altre regioni o Paesi meno lungimiranti. E proprio il lavoro per attrarre – e non fa scappare – queste imprese, è uno degli elementi più interessanti della strategia green region altoatesina.
A questo scopo, nel 2009 è stata costituita BLS (Business Location Sudtirol), l’agenzia della Provincia Autonoma che dà assistenza alle società interessate all’insediamento o all’ampliamento delle proprie attività in Alto Adige, ma anche alle case di produzione che realizzano film sul territorio. “BLS accompagna imprenditori e investitori, nella fase di ingresso nel mercato, ponendosi come intermediario veloce ed efficace tra imprese, uffici dell’amministrazione e istituzioni”, spiega il direttore Ulrich Stofner. L’agenzia “crea relazioni con le aziende già esistenti e promuove il contatto con il business internazionale, sfruttando la geografia della provincia come ponte naturale e porta di accesso tra Italia, Germania, Austria, Svizzera”.
Oggi le aziende green in Alto Adige sono oltre 500 (erano 110 nel 1990) e contano quasi 4.000 addetti. “Un settore giovane e in forte crescita: un terzo delle ditte è nato negli ultimi 5 anni, mentre la metà delle imprese non ha più di 10 anni”, ci tiene a sottolineare il direttore di BLS. Tante lavorano nel settore dell’efficienza energetica, occupandosi di isolamenti, serramenti, pompe di calore e caldaie di nuova generazione. La provincia è prima in Italia per la qualità ambientale dei prodotti: nell’area si contano infatti 113 licenze Ecolabel, e 43 organizzazioni certificate Emas.
Ma cosa trovano le imprese in Alto Adige che non è presente in altre zone del nostro Paese? “Dare avvio ad una propria azienda qua è più facile che altrove poiché gli incentivi economici sono ottimi, la pressione fiscale è più bassa che nelle altre regioni d’Italia – basti pensare al recente azzeramento dell’IRAP per le giovani aziende nei primi cinque anni di vita –, la Ricerca e Sviluppo gode di propri fondi molto importanti”, continua Stofner. La Provincia ha previsto diverse misure di sostegno, che vanno dall’erogazione di contributi a sportello per la realizzazione di progetti di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale a bandi per la realizzazione di progetti innovativi ai quali partecipino reti di imprese o imprese in collaborazione con un organismo di ricerca. Recentemente sono stati attivati anche specifici fondi per la capitalizzazione di nuove imprese come start-up e spin-off. Nel 2012 sono stati erogati complessivamente 21 milioni di euro. Aiuti ai quali si aggiunge il fatto che “l’Alto Adige si propone nel suo complesso come un habitat ideale per l’impresa: ovvero un ecosistema in cui convivono e interagiscono fra loro aziende, centri di ricerca, servizi e istituzioni pubbliche. Con efficienza tedesca e creatività italiana”.
Un ecosistema, quello di cui parla il direttore di BLS, ad alto contenuto di sostenibilità: nella provincia di Bolzano sono insediati, tra gli altri, il TIS Innovation Park , che favorisce l’avvio e il radicamento di know-how innovativo, EURAC, la prestigiosa Accademia Europea di Bolzano, l’Istituto per Innovazioni Tecnologiche IIT, impegnato nello sviluppo delle tecnologie ambientali, il laboratorio Eco Research, specializzato nello studio dei micro-inquinanti inorganici e organici, il Centro per la sperimentazione agraria e forestale di Laimburg, la Libera Università di Bolzano. A cui si aggiungono alcune fiere specializzate, tra cui la triade più nota è Klimahouse, Klimaenergy e Klimamobility.
Accanto a questa green economy molto tecnologica, ne convive poi un’altra legata all’agricoltura e al turismo sostenibile. Nella provincia ci sono circa 800 aziende agricole biologiche e più di 1.700 alpeggi, dove si pratica un allevamento sostenibile del bestiame; 13.000 chilometri di sentieri e 600 chilometri di piste ciclabili di fondovalle. A completare il quadro, i grandi investimenti nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica: il 56% del fabbisogno energetico è oggi soddisfatto da fonti rinnovabili, con l’obiettivo di arrivare al 98% entro il 2050; e qui è nata CasaClima, l’agenzia che dal 2005 certifica gli edifici a basso consumo di energia, seguendo standard obbligatori per le nuove costruzioni.
Se i punti critici rimangono – a Bolzano, per esempio, è in costruzione un nuovo inceneritore, e nelle valli dolomitiche non si ferma il consumo di suolo – a chiudere il quadro c’è l’inestimabile patrimonio ambientale, che garantisce servizi ecosistemici essenziali. Il territorio provinciale è ricoperto per il 42% da boschi (ci sono 1.000 alberi per abitante) e conta otto parchi naturali. Difficile competere.
Veronica Ulivieri