Una vita a Impatto Zero, o quasi
“Certo la lotta ai cambiamenti climatici, al riscaldamento del pianeta, all’innalzarsi del livello dei mari e alla desertificazione sarà vinta soltanto se chi governa l’economia del mondo deciderà di battere strade diverse da quelle percorse finora. Però anche i singoli possono contribuire, nella loro veste di consumatori. Basta fare un piccolo sforzo per razionalizzare un concetto: ogni nostra azione presenta un costo ambientale”.
L’introduzione alla guida Impatto Zero di Mario Porqueddu, pubblicata dal Corriere della Sera (€ 2,99, in edicola fino al 30 dicembre), si apre con queste parole di estrema attualità. Considerato l’esito (semi)fallimentare del vertice di Copenaghen, ci sembra tuttavia, ogni giorno di più, che la principale salvezza per il nostro pianeta possa e debba venire dall’azione concreta dei suoi singoli abitanti.
In questo breve saggio il giornalista ha raccolto 100 domande e 100 risposte su come far calare le emissioni di CO2, produrre meno rifiuti, consumare meno energia, ecc. Ovvero, come recita, il sottotitolo “dalla doccia ai viaggi: come ridurre la propria impronta ecologica”.
10 i capitoli del libro: a casa, in ufficio, in viaggio e in vacanza, i trasporti, l’acqua, l’alimentazione, i rifiuti, vestiti e cosmetici, i bambini e le curiosità. Nessun settore della vita quotidiana viene tralasciato perché in ciascuno sono possibili miglioramenti e cambiamenti per rendere i nostri stili di vita più eco-sostenibili.
Una pubblicazione leggera e maneggevole che può far riflettere sul costo ambientale delle nostre azioni senza farci sentire travolti e sommersi dal senso di colpa. Un invito a un consumo più consapevole e sostenibile, non alla rinuncia ascetica.
Nel prendere coscienza che le nostre azioni hanno dei costi, spiega Porqueddu, “non ci si deve trasformare in antipatici pasdaran dell’ambientalismo spinto, integralisti che antepongono a tutto la salute dell’orso polare, consumatori lievemente eco-chic pronti a spendere qualunque cifra in nome del Bio”, né in acquirenti consapevoli al punto da rodersi (consapevolmente) il fegato rinunciando a tutto ciò che ricorda, anche solo in modo vago, qualcosa di piacevole. No, non è detto che debba andare così. Continueremo a fare acquisti, perché per vivere dobbiamo comprare. Continueremo anche a fare compromessi, dettati dalle comodità – per esempio utilizzando i computer, anche se sono pieni di metalli inquinanti – o da ragioni economiche, rinunciando a comprare cibi e vestiti biologici per l’ottimo motivo che spesso costano troppo e non tutti se li possono permettere. Insomma l’idea non è fare della vita una specie di lunga dieta, dove invece di grassi e zuccheri si rinunci alla CO2. Forse però si può cercare di essere un po’ più eco-sostenibili e al tempo stesso felici.
Elena Marcon