Toxic Italy: la scioccante indagine di Pergolizzi sul mondo dei rifiuti
“Cos’è un rifiuto? Essenzialmente il frutto di una scelta personale, politica ed economica. Una lametta la puoi usare una o mille volte, e questa è una scelta personale. Cosa, quando e a quali condizioni un materiale post-consumo diventa scarto è invece una scelta politica. Vedere una lattina di birra o una bottiglia di vino semplicemente come un rifiuto da destinare alla discarica oppure, attraverso il riciclo, considerarla come una nuova materia prima è invece una scelta culturale e soprattutto economica”.
Una sintesi precisa quella fatta da Antonio Pergolizzi nel suo libro TOXICITALY, edito da Castelvecchi (pag. 192 , 14.00 euro). Un’analisi diretta, che senza misure assegna a ciascuno la propria responsabilità, perché la questione dei rifiuti è davvero un problema di tutti.
Nel 2006 ogni cittadino europeo ha prodotto tra i 17 e i 20 chili di rifiuti l’anno per un totale di 800.000 tonnellate l’anno. Scelta personale, appunto (anche se forse le campagne di educazione e sensibilizzazione rientrano nella responsabilità politica e culturale di un paese). Di quell’improponibile quantità di rifiuti si stima che ne siano stati raccolti 108.000 e che nella maggior parte dei casi non si sa che fine facciano questi rifiuti. Se ne perdono le tracce e questa più che scelta politica diventa interesse, diventa affare: malaffare.
“La monnezza oggi vale quanto la droga e più dell’oro”, i rifiuti ordinari ma anche e soprattutto quelli pericolosi: il 75% dei rifiuti tecnologici dell’Unione europea, l’85% di quelli italiani e oltre l’80% di quelli degli Stati Uniti non sono tracciabili, ma secondo uno studio della Commissione Europea del 2005 il 47% delle esportazioni di rifiuti, inclusi quelli elettronici, erano illegali e prendevano la strada verso l’India, la Cina e l’Africa.
Un giro spesso tutto italiano, che ha fatto gola alle famiglie della ‘ndrangheta e della mafia che controllano i traffici dai porti di Gioia Tauro, di Genova Voltri, di Napoli, Salerno, Trieste, Venezia e Civitavecchia.
Una fedele ricostruzione di processi e indagini, un triste viaggio in Italia, dal Nord al Sud, che ripercorre discariche improvvisate, incontra fittizie aziende agricole e ortofrutticole che servono come luoghi di smaltimento del pattume tossico, che racconta di morti e malattie effetto di questo sporco gioco.
“Consuma o muori. Questo è il dettato della cultura. E finisce tutto nella pattumiera” è la citazione di Don DeLillo nel romanzo dal titolo Underworld. Sono molti i riferimenti letterari e i protagonisti della vita, del ciclo, degli scandali e degli affari che ruotano attorno alla spazzatura, citati da Pergolizzi. Dai nomi oggi più ricordati (come l’attualissimo Italo Calvino, che nel 1972 inventa la «città invisibile» di Leonia per raccontare la metamorfosi delle città e dei paesi italiani che si stanno insozzando di ogni genere di rifiuto, rischiando di venire sommersi) a Zygmunt Baumann, filosofo e sociologo polacco che ha scritto diversi saggi sulle dure conseguenze del consumismo, fino ai nomi di aziende e persone che compaiono nelle carte di inchieste giudiziarie raccolte e consultate fino al 15 gennaio 2012. Ce n’è un po’ per tutti.
Alfonsa Sabatino