La mia casa Sa di Legno. L’avventura edile di Samuele Giacometti
Scriveva Mauro Corona nel 2011: “Anche nell’uomo ci sono anelli degli anni, che lo circondano decretandone età e patimenti. L’umanità non dovrebbe mai allontanarsi dal bosco perché s’allontana da se stessa”. Il libro di Samuele Giacometti “Come ho costruito la mia casa di legno“ (Compagnia delle Foreste, Arezzo 2011, pag. 144, € 20,00), parte da questa filosofia e racconta la realizzazione del sogno dell’autore di poter vivere in una casa di legno a bassissimo consumo energetico. “Nessun materiale da costruzione è più adatto del legno a soddisfare le nuove esigenze di uno sviluppo sostenibile”, afferma Norbert Lantschner, ex direttore dell’Agenzia CasaClima, nella prefazione al testo; “il materiale legno è il tesoro riscoperto del ventunesimo secolo”. Per questo la casa di Giacometti è stata fra gli edifici assegnatari dei CasaClima Award 2010. Completamente naturale, ha infatti alte prestazione energetiche e un fabbisogno di 43 kWh/m2a: chi, come la famiglia Giacometti, sceglie di vivere in un edificio ecosostenibile, oltre ad avere un vantaggio di tipo economico sarà infatti “certamente una persona responsabile e consapevole delle gravi problematiche ambientali causate da anni ed anni di incontrollate emissioni di CO2, sottolinea ancora Lantschner.
E’ nella frazione di Sostasio, del comune di Prato Carnico (in Provincia di Udine), che nasce e si sviluppa il sogno dell’autore: il nome che viene dato al progetto è Sa Di Legno (Sa come Samuele e Sarah, Di come Diego e Diana ‒ i componenti della famiglia ‒ “Legno come la materia prima di cui io e la mia famiglia avremmo voluto sapere, verbo inteso non solo come conoscenza ma anche come vero e proprio profumo” spiega Giacometti). Vista la buona esperienza nel campo dell’edilizia, l’ingegner Giacometti, lasciato il precedente lavoro per aprire una nuova fase (più autentica) della sua vita, decide di certificare l’edificio secondo gli standard dell’Agenzia CasaClima, in seguito anche alla frequentazione dei corsi formativi. Inizia poi la fase progettuale ed esecutiva, grazie anche all’aiuto di “esperti” dalle differenti competenze che, volentieri, danno il loro contributo. Ecco perché questo progetto dimostra come sia possibile fare sostenibilità in concreto, “usando risorse professionali e artigiane locali, generando un’economia locale, valorizzando ovviamente le risorse forestali locali. Quindi, un esempio virtuoso locale che dovrebbe essere applicato a livello globale”, come sostiene, nel libro, Antonio Brunori, segretario generale PEFC Italia, il marchio di certificazione del legno proveniente da foreste europee correttamente gestite.
Progettare un futuro sostenibile significa, quindi, anche ripartire da un’etica con le sue regole, che ponga ciascuno nelle condizioni di apportare il proprio contributo alla qualità del paesaggio. La CaSa Di Legno ecosostenibile raccontata da Giacometti in questo libro-manuale autobiografico, “è un oggetto alla portata di molti, purché disposti a seguire il percorso descritto o a farsi aiutare da Samuele Giacometti e dai tanti che lui è in grado di aggregare intorno ad un progetto”, scrive Paolo Mori. Non c’è qualità, infatti, senza il coinvolgimento degli abitanti, coinvolgimento che era per i Greci la prima misura di comportamento e che va progettato, così come si progettano gli aspetti tecnici. Analogamente la politica del territorio deve svolgere il suo ruolo, occupandosi di valorizzare e gestire il territorio: il mantenimento del paesaggio culturale, in quanto scenario di eventi e di aspettative per le generazioni future, diventa dunque il presupposto nell’ambito di valutazione di qualsiasi azione di politica locale. La valorizzazione del patrimonio ambientale, spiega l’autore, è una sinergia di processi, che ha il fine di comporre un quadro il più unitario possibile, pur nella sua composizione eterogenea. Perché – come ricordava Franco Farinelli – è soltanto nella “forma del paesaggio che le cose del mondo si danno l’una accanto all’altra, coesistono nella loro organica unità e sono percepite nel loro complesso, prima di ogni disarticolazione e riflessione”.
Valentina Burgassi