Terni Green, l’industria verde come opportunità di crescita
In tempi di crisi – ambientale ed economica - perseguire una crescita sostenibile sembra essere la sola ancora di salvezza. Va in questa direzione lo sviluppo proposto, per il Paese, da T.E.R.N.I. Research, socio di maggioranza di TerniEnergia e di TerniGreen, che venerdì scorso ha annunciato alla comunità finanziaria riunita a Palazzo Mezzanotte, l’obiettivo della quotazione in Borsa.
“Efficienza uguale ricchezza”, è l’equazione con cui ha esordito Stefano Neri, presidente e amministratore delegato di TerniEnergia e di TerniGreen. Ricchezza che, secondo i numeri forniti durante l’incontro milanese, vuol dire: 170mila nuovi posti di lavoro e un aumento di due decimi di Pil l’anno per arrivare a un incremento del 5% nel 2040.
Le opportunità offerte dalla cosiddetta “industria verde” sono state il tema centrale del seminario, durante il quale Terni ha voluto allargare la visione d’insieme ad altre realtà produttive e affiancare, agli interventi dei propri managers (i consiglieri delegati Paolo Ricci, Fabrizio Venturi e Stefano Viali), la partecipazione di Anna Lambiase, amministratore delegato di IR Top, Andrea Marano, amministratore delegato Lucos Alternative Energies e di Franco Gaudenti, managing partner di EnVent.
“Il nostro mercato di riferimento – ha premesso Stefano Viali – è il recupero, il riciclo di rifiuti, il compostaggio e le bonifiche. Gli impianti di compostaggio, solo per fare un esempio, hanno prodotto nel 2008 circa un milione di tonnellate di prodotto. Un prodotto che per il 70% viene utilizzato dall’agricoltura e il 30% venduto per la trasformazione di prodotti da giardinaggio”. TerniGreen intende ora presidiare la “fascia centrale” della filiera, concentrandosi sul trattamento senza occuparsi della raccolta e dello smaltimento. “Per quanto riguarda gli impianti a biogas– ha continuato Viali – tra il 1999 e il 2009 il numero di strutture è aumentato da 103 nel 1999 a 273 nel 2009 ad un tasso medio annuo di crescita del 10%”.
Gli investimenti in “tecnologie verdi” nel mondo, del resto, sono cresciuti del 35% nel 2009-2010, nonostante la crisi finanziaria in corso. In Italia, benché alla crescita dell’industria green del paese sia destinato solo l’1,3% del pacchetto di stimolo all’economia, gli investimenti in rinnovabili hanno registrato un’impennata, conseguendo un +3% sul totale dell’energia negli ultimi quattro anni. Esiste inoltre, nel nostro Paese, un notevole margine di incremento in termini quantitativi, poiché le rinnovabili potranno arrivare facilmente a percentuali fino al 30-40% rispetto all’attuale 22% nel mix delle fonti di produzione. Negli ultimi due anni questa tipologia di impresa ha già creato il 300% in più di nuovi posti di lavoro.
“Il nostro Gruppo punta a diventare il primo polo verde italiano. L’industria green offre infatti possibilità di crescita e sviluppo che oggi non hanno eguali, in particolare nel nostro Paese, nonostante i limiti dovuti alla mancanza di una politica nazionale coerente” ha dichiarato Stefano Neri. “Continueremo pertanto a investire in questo ambito, che abbiamo scelto di presidiare e sul quale concentreremo i nostri sforzi sul lungo termine, certi che quella verde sia l’energia del futuro” ha concluso Neri.
Anche TerniEnergia intende cogliere le opportunità offerte da questo settore ad alta marginalità, puntando ad un obiettivo operativo di 57.000 punti luce nel 2013 e primi impianti ORC (Ciclo Organico Rankine per il recupero energetico dei cicli industriali) installati. Le linee strategiche di sviluppo della società prevedono comunque un consolidamento della presenza nel fotovoltaico, con capacità installata attesa nel 2012-2013 pari a 120 MW.
“Il campione di aziende che operano nel settore green è ben rappresentato sul listino azionario italiano – spiega Anna Lambiase – benché non esista in Italia un indice azionario specifico per le società così selezionate. Le 13 società green hanno mostrato, nel 2010, solidi fondamentali e risultati in forte crescita, segnando un +35% nell’incremento dei ricavi rispetto a una media europea del +25% con un livello di occupazione che vede oltre 7.000 unità impiegate”. Elevate prospettive di sviluppo e di internazionalizzazione del settore spiegano dunque la forte presenza di investitori istituzionali nel capitale delle società, che ammontano a 74, prevalentemente stranieri (72%) per un valore complessivo dell’investimento di 111 milioni di euro, pari al 15% della capitalizzazione complessiva del campione italiano. Tra gli investitori italiani più attivi figurano Eurizon, Symphonia e Gestnord, mentre tra gli stranieri DFA, Financiere de Champlain, Vanguard, Lemanik, HSBC, Julius Baer, Pharus e Wisdom Tree. “E’ il segno di una evoluzione dell’industria green nei capital markets auspicabile anche per l’Italia”, ha commentato Lambiase fornendo una previsione: ”nel contesto italiano TerniEnergia e Terni Green, avranno un ruolo fondamentale nei settori maggiormente rappresentati oggi sul mercato azionario italiano: fotovoltaico e waste management”
Francesca Fradelloni