Sponsorizzazioni e servizi ambientali. Il futuro dei Parchi secondo Italo Cerise
Il Gran Paradiso è il Parco nazionale più antico d’Italia. Ex riserva di caccia sabauda tra Piemonte e Valle d’Aosta, fu donato allo stato italiano dal re Vittorio Emanuele III nel 1919, e poi trasformato in area protetta nel 1922. A novant’anni dalla sua fondazione, oggi si trova a destreggiarsi tra tagli alle risorse, riduzione del personale e necessità, al contrario, di promozione del territorio in chiave sostenibile. Italo Cerise, presidente del Gran Paradiso dal luglio 2011 e da poco più di un mese anche vicepresidente nazionale di Federparchi, traccia un bilancio e spiega come dovrebbe cambiare la storica Legge quadro 394 sulle aree protette per rimanere al passo con i tempi.
D) Presidente Cerise, il Parco compie 90 anni. Qual è il bilancio di nove decenni di attività?
R) In questi 90 anni, il Parco ha raggiunto risultati importanti sia per quanto riguarda la tutela della biodiversità, sia per lo sviluppo socio-economico delle popolazioni che vivono all’interno del parco o nelle aree limitrofe. Nel 1991, con la legge quadro sulle aree protette, si è passati dalla mera conservazione a un’attività che comprende, oltre alla tutela, anche lo sviluppo del territorio, unendo due elementi apparentemente in contraddizione. E’ cambiato l’approccio: oggi il Parco è uno straordinario mezzo di promozione, un beneficio per il territorio, e per questo bisogna lavorare sulla fruibilità, ovviamente in un’ottica di sviluppo sostenibile. Qualche anno fa, per esempio, abbiamo creato il Marchio di Qualità del Parco, per tutte le attività economiche e commerciali sostenibili. A questo affianchiamo la tutela del territorio e la ricerca scientifica, che da sempre caratterizzano il nostro Parco.
D) Parlava di fruibilità. Come è cambiato negli anni il modo di visitare il Parco?
R) Negli ultimi 20-30 anni è cambiato molto: abbiamo creato le Guide del Parco per i visitatori e i nostri guardaparco fanno anche educazione ambientale. È importante che chi viene nel Parco impari ad avere un rapporto più responsabile con la natura. I nostri nuovi centri visitatori, poi, sono presi ad esempio in tutta Europa: ognuno, oltre a dare informazioni su tutto il territorio del Parco, è dedicato ad un tema specifico come ad esempio un animale diverso, dal lupo allo stambecco al gipeto; ma anche al rapporto tra l’uomo e la natura.
D) Che impatto ha avuto la temutissima spending review sui conti del Parco?
R) E’ troppo presto per dirlo. Il governo parla di tagli ente per ente: ci sono parchi con personale in esubero e altri, come il nostro, sotto organico. Per il Gran Paradiso, la revisione della spesa , se fatta correttamente, potrebbe addirittura comportare una ricostituzione dell’organico. Noi infatti siamo l’unico Parco, insieme a quello d’Abruzzo, ad aver mantenuto il nostro Corpo di Sorveglianza, istituito nel 1947. Oggi abbiamo 58 guardaparco su 71.000 ettari, mentre gli standard ne richiederebbero almeno uno ogni 1.000 ettari. Così, mentre il servizio di vigilanza degli altri parchi, effettuato dalla Forestale, non ha subito tagli in quanto corpo di polizia, noi ci troviamo sottodimensionati, con gravi problemi gestionali e di funzionalità.
D) E i tagli del 2010 che effetto hanno avuto?
R) Nel 2010, l’annunciato dimezzamento delle risorse dei parchi ha messo in pericolo la nostra esistenza. Alla fine, i tagli sono stati del 10% al personale . Per quanto riguarda il resto, lo Stato garantisce ai parchi le spese obbligatorie per il loro funzionamento, più una quota piuttosto modesta, pari a circa il 20% del totale, per gli investimenti. Ma mancano le risorse per l’educazione ambientale, la promozione, lo sviluppo sostenibile, la ricerca. Riceviamo dallo stato 3,8 milioni all’anno, su un bilancio totale di 5 milioni. Oltre all’attività ordinaria, diventerà difficile fare altre cose. Oggi ci sarebbero nuove possibilità di autofinanziamento, ma andrebbe aggiornata la legge 394 sulle aree protette.
D) Perché? Quali sono i punti critici della legge?
R) Per quanto riguarda l’autofinanziamento, bisognerebbe introdurre forme più ampie di sponsorizzazione da parte delle aziende. Vorremmo anche che ci venissero riconosciuti i servizi ambientali che diamo al territorio: nell’area protetta, per esempio, ci sono diverse centrali idroelettriche. Basterebbe che ci venisse riservata una piccola percentuale dei sovracanoni che le società di produzione pagano. Inoltre, dovrebbero essere snellite le procedure di governance e quelle di pianificazione del parco, che oggi prevedono troppi passaggi burocratici. Infine, nei Consigli degli enti di gestione dovrebbero poter essere rappresentati anche coloro che operano sul territorio, come gli agricoltori, importantissimi per la tutela dell’ambiente.
Veronica Ulivieri
Leggi l’articolo sul Gran Paradiso International Nature Film Festival – Trofeo Stambecco d’Oro nella sezione Greenews di La stampa.it