Pomodoro “SuperBio”: l’alternativa nutraceutica a fertilizzanti chimici e pesticidi
Pomodoro SuperBio? Chi è costui? L’intuizione nasce dalla constatazione scientifica che le modalità di coltivazione di frutta e verdure ne influenzano e modificano il valore salutistico. L’agricoltura industriale ha infatti comportato un forte incremento nell’utilizzo dei pesticidi nei campi, molti dei quali contengono principi attivi di lunga persistenza, mutageni e cancerogeni. E’ proprio in opposizione ad una produzione di quantità ma non di qualità, che danneggia innanzitutto la nostra salute oltre l’ambiente, che sono nati alcuni sistemi più “gentili”, come l’agricoltura biologica, che tende a minimizzare (in alcuni casi ad annullare del tutto) l’uso di fertilizzanti e pesticidi di sintesi, a mantenere la fertilità del suolo, a rispettare gli equilibri naturali. A fronte, per altro, di un raccolto più sano.
I ricercatori di agraria, medicina e biologia dell’ateneo di Pisa, coordinati dalla professoressa Manuela Giovannetti, hanno completato uno studio (pubblicato già nel 2012 sulla rivista scientifica internazionale British Journal of Nutrition), in cui sono stati valutate anche le proprietà dei cibi: ad esempio quali sono quelli più ricchi di sostanze antiossidanti che combattono i radicali liberi, riducono l’insorgere di malattie e hanno un’azione di anti-invecchiamento, e su quei cibi hanno provato una coltivazione “intelligente”.
“Il pomodoro – scrive la professoressa, che dirige il Centro Interdipartimentale di Ricerca Nutrafood-Nutraceutica e Alimentazione per la Salute - è considerato un cibo funzionale per eccellenza, essendo una riserva naturale di beta-carotene (provitamina A), di sostanze antiossidanti come tocoferolo (vitamina E), composti fenolici e carotenoidi, tra cui il licopene che, oltre ad una forte attività antiossidante, mostra importanti proprietà di protezione cellulare, anche nei confronti di agenti cancerogeni. Il pomodoro contiene anche altre sostanze preziose per la salute, appartenenti al gruppo dei flavonoidi, che sono distribuite in tutte le parti del frutto, come naringenina, che ha funzioni antiallergiche ed antiinfiammatorie, e rutina e quercetina, aventi rispettivamente proprietà antimicrobiche ed antinfiammatorie”.
La ricerca ha dimostrato che “il contenuto in fitochimici, quelle molecole prodotte dalle piante che hanno importanti proprietà protettive e preventive nei confronti di diversi tipi di malattie umane, può aumentare se le piante crescono insieme a microrganismi benefici che stabiliscono con le radici un particolare tipo di simbiosi chiamata micorriza”. Questi microrganismi, che si trovano naturalmente nella terra (in natura questa simbiosi si trova nell’80% circa delle piante terrestri) ma non in serra o nei terreni fertilizzati e vengono uccisi se si utilizzano pesticidi o altre sostanze chimiche, sono stati isolati, selezionati i più efficienti, e impiantati in laboratorio.
Analizzando i pomodori prodotti da piante “micorrizate” si sono potute rilevare concentrazioni più elevate di licopene (+18,5%), calcio (+15%), potassio (+11%), fosforo (+60%) e zinco (+28%) rispetto ai pomodori prodotti tradizionalmente. “Gli estratti di pomodoro provenienti da piante micorrizate, mostravano altresì un alto potere anti-estrogenico dei frutti. Questo dato risulta quanto mai interessante, poiché i polifenoli e il licopene sono stati proposti come agenti farmacologici promettenti nella prevenzione del cancro, grazie ai loro effetti antiproliferativi e della loro azione inibitoria sui recettori degli estrogeni umani.
I pomodori prodotti da piante coltivate biologicamente e con i loro microrganismi simbionti – conclude la Prof.ssa Giovannetti – rappresentano un esempio di produzione ecologica e sostenibile del cibo, capace di ridurre l’uso di fertilizzanti chimici e pesticidi, ottenendo cibo di alta qualità e con alto valore nutraceutico, un tema di grande interesse sociale, fortemente richiesto da consumatori e produttori”.
Questa ricerca, che in una prima fase aveva già monitorato e controllato la produzione “SuperBio” di carciofi e che attualmente sta studiando lo stesso processo sulla lattuga, è passata dai laboratori alla tavola, grazie alla convenzione stipulata tra il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa e l’azienda l’Ortofruttifero di San Giuliano Terme in provincia di Pisa per la produzione in vivaio di 10.000 piantine di pomodoro “SuperBio” per il 2015, che saliranno a 70.000 nel 2016.
Alfonsa Sabatino