La Piemontesina, il primo agriasilo d’Italia
Per decenni, quasi nessuno ne ha più parlato, forse per confusione con l’altro, più noto, Parco della Mandria. E così La Mandria, tenuta sabauda del comune di Chivasso, alle porte di Torino, era caduta nel dimenticatoio. Almeno fino al 2006, quando qui è nato uno dei primi agroasili del nostro paese e adesso i genitori fanno anche 20 chilometri in macchina per portarci i figli. La rivincita della campagna? In un certo senso, sì. Perché qui i bambini (15 in tutto) passano all’aperto gran parte della giornata, mangiano prodotti a chilometro zero, stanno a contatto con gli animali e imparano anche favole e giochi di altri tempi.
Il progetto nasce quattro anni fa. Emilia Cambursano, che da sempre lavora la terra ed è titolare, insieme alla famiglia, dell’azienda agricola la Piemontesina, si accorge che i bambini sono sempre più lontani dalla natura. «Noi siamo una fattoria didattica dal 1990. Negli ultimi tempi vedevo che i bimbi si erano progressivamente allontanati dal mondo agricolo, che non sapevano più viverlo. Così ho deciso, nel mio piccolo, di fare qualcosa». Il progetto, Emilia ci tiene a precisarlo, è «sperimentale». Una cosa totalmente nuova, originale. «Quando mi è venuta l’idea, l’ho esposta alla Coldiretti, che ci ha creduto da subito. Senza il loro aiuto non saremmo riusciti da soli a mettere in piedi l’agriasilo. Basta pensare che non c’è neanche una legge specifica che regola la questione». Emilia e il figlio Manuele, che la aiuta nelle attività dell’agriasilo, hanno frequentato un corso specifico per educatori. Insieme a loro, lavorano due maestre e nello staff c’è anche una psicologa, che una volta al mese è a disposizione di maestre e genitori.
La giornata all’agriasilo è molto diversa da quella che si svolge in una scuola materna di città. Alla Mandria di Chivasso i bambini, dopo la merenda mattutina, escono per accudire gli animali e le piante. «Andiamo nel pollaio a raccogliere le uova e nella stalla a dar da mangiare alle mucche. Poi ci spostiamo al piccolo stagno, dove i bambini possono vedere oche e anatre. Ci sono alcuni animali che ormai sono amici dei bimbi, come una capra che li segue sempre, ovunque vadano». Alla Piemontesina si impara anche a prendersi cura delle piante. «Abbiamo una serra in cui facciamo crescere gli ortaggi. Ma i bambini qui coltivano anche cereali ed erbe aromatiche. Lo scorso autunno abbiamo fatto la polenta con il nostro mais».
A pranzo, non si mangiano frutta e verdura comprati al supermercato: tutto è rigorosamente a chilometro zero. La carne, la frutta e la verdura sono prodotti direttamente in azienda, mentre il latte e il formaggio vengono da fattorie vicine. «I bambini qui capiscono anche il valore del cibo e imparano a non sprecare», racconta Emilia. Tutto è organizzato secondo un progetto educativo. «Ogni anno scegliamo un filo conduttore che ci guidi nelle diverse attività. Quest’anno abbiamo scelto la riscoperta delle favole legate alla campagna e alla natura. Ogni settimana ne leggiamo una diversa. L’altro giorno, per esempio, ho letto ai bambini la storia della cicala e la formica, e dopo li ho portati a raccogliere provviste per l’inverno». Proprio come la formica previdente che accumula il cibo e non butta niente.
Alla Piemontesina, il passato ha un valore profondo. Emilia e il marito fanno gli agricoltori da sempre. Lo stesso nelle loro famiglie. Sarà per questo che all’agriasilo si dà ampio spazio alla riscoperta della tradizione. Ai bambini Emilia e Manuele, insieme alle educatrici, insegnano vecchi giochi, vecchie favole e filastrocche, e anche un po’ di dialetto piemontese. «Fa parte della nostra storia ed esprime dei concetti che spesso non sono traducibili in italiano», spiega orgogliosa Emilia.
Anche i genitori vengono pienamente coinvolti nell’attività: qui si organizzano incontri per le famiglie e ogni settimana per posta elettronica si informano le mamme e i papà sul programma che si seguirà a scuola. «Noi siamo lontani da tutto – riflette Emilia –. I genitori che portano i bambini qui è perché credono nel nostro progetto e hanno sposato l’idea. E questa per noi è una grande soddisfazione». Tutto, alla Piemontesina, è iniziato nel 1984, quando Emilia e il marito hanno unito le due aziende di famiglia. L’attività principale è l’allevamento dei bovini di razza piemontese, ma si cerca anche di fare qualcosa per influire sulle abitudini delle persone, per riavvicinarle alla terra. Nel 1990, è nata la fattoria didattica; nel 2006, l’agriasilo. L’ultima scommessa è un allevamento di asine da latte. Il prossimo progetto, l’onoterapia…
Veronica Ulivieri