Joussour: 12 documentari per raccontare l’ambiente del Mediterraneo
Joussour vuol dire “ponti”. Quelli che la RAI, da 16 anni, getta da una costa all’altra del Mediterraneo attraverso la Copeam (Conferenza Permanente dell’Audiovisivo Mediterraneo) e con una serie di iniziative fondate sulla cooperazione internazionale e lo scambio di conoscenze e professionalità.
Joussour è appunto il nome di uno di questi progetti, legato a un tema chiave per l’area mediterranea: l’ambiente e la sua salvaguardia. Se ne è parlato nei giorni scorsi a Torino, nell’ambito del 64° Prix Italia. Il prestigioso concorso internazionale per programmi radio-televisivi, di recente apertosi anche al web, è stato l’occasione per rilanciare le attività della Copeam e questa ambiziosa – benché ancora poco pubblicizzata – coproduzione transfrontaliera su tematiche ambientali.
«Si tratta della realizzazione e distribuzione di una serie di 12 brevi documentari per la televisione e il web, che racconteranno alcune sfide ambientali delle regioni marittime mediterranee», spiega Paola Parri, responsabile del progetto. Joussour, che conta su un budget di quasi 500mila euro per due anni di lavoro, è cofinanziato dall’Unione Europea attraverso il programma ENPI CBC Med, che si propone di incoraggiare la formazione e lo scambio di know-how tra giovani professionisti: «In pratica lo scopo è di creare una rete di conoscenze che si rafforzi nel tempo e produca sinergie – continua. Siamo quindi riusciti ad aggiudicarci il bando con l’idea di un prodotto realizzato da autori giovani per un pubblico giovane, che verrà trasmesso da tutte le televisioni pubbliche dei paesi coinvolti».
Capofila del progetto, oltre alla RAI, sono l’ASBU – Unione di Radiotelevisione degli Stati Arabi e la PBS, la televisione pubblica di Malta. «Visto l’isolamento dovuto alla nostra posizione geografica, per noi questa occasione di cooperazione è particolarmente preziosa – ha dichiarato il presidente della PBS Joseph Mizzi – Nonostante sul bacino del Mediterraneo si affaccino tre continenti, le affinità tra i popoli che vivono sulle sue coste sono maggiori delle differenze. Il Mediterraneo va considerato come una regione e le divisioni, che pure ci sono, possono essere superate lavorando a progetti comuni».
Alla realizzazione dei docu-mag di Joussour partecipano dunque otto paesi, con le rispettive televisioni nazionali: oltre a Italia e Malta, sono coinvolti Tunisia, Francia, Spagna, Giordania, Egitto e Cipro. «Ogni televisione – precisa Parri – produrrà uno o due episodi, avendo però diritto, una volta completato il lavoro, a trasmettere l’intera serie. Abbiamo affidato il progetto a tre produttori esecutivi: Markus Nikel per la RAI, Godfrey Smith per PBS e Lyes Belaribi per l’ASBU. Le televisioni stesse hanno poi scelto i registi, che affronteranno temi come la biodiversità, l’educazione ambientale, l’agricoltura biologica, le risorse idriche, il riciclo, il turismo sostenibile, le energie rinnovabili e lo sviluppo della green economy».
Il primo documentario è stato già girato quest’estate nell’Argentario, in Toscana: racconta dell’ingegnosa trovata di un pescatore del luogo che, per impedire la pesca con le reti a strascico e salvaguardare le risorse ittiche della zona, ha immerso dei blocchi di cemento su fondali nei pressi di Talamone. Alcuni artisti hanno poi aggiunto un tocco creativo all’iniziativa, modellando sculture in marmo per una sorta di museo sottomarino: arte “dissuasiva” e insieme attrazione turistica sostenibile.
Giorgia Marino