Il quarto bando Eco-innovation per le PMI europee
Una gara in cui vincono le aziende capaci di coniugare sensibilità ambientale e innovazione, lungimiranza e sostenibilità. Sono aperte da pochi giorni le iscrizioni per la quarta edizione di Eco-innovation, il bando dell’Unione europea rivolto alle piccole e medie imprese che presentino eco-progetti pilota con le carte in regola per sfondare in tutta Europa. In palio il cofinanziamento dei costi fino al 50% da parte dell’UE.
«Si parla di nuovi prodotti, nuovi servizi, nuovi sviluppi della tecnologia, ma anche nuovi modelli di business. Abbiamo bisogno di nuove logiche e modi pensare nell’approccio alla vita ordinaria, sia nella produzione sia nei consumi», spiega il commissario UE all’Ambiente, Janez Potocnik . Non si tratta di fare ricerca, ma di finanziare tecniche dimostrate che hanno bisogno di incentivi per diffondersi sul mercato. I settori sono diversi: dall’edilizia al riciclo, fino all’industria alimentare.
Il budget quest’anno è di 36 milioni di euro, stanziati dall’UE con l’intenzione di recuperare terreno rispetto all’innovazione già avviata dalle economie emergenti, nel solco della strategia sostenibile per il 2020. Eco-innovation nasce quindi per rispondere ad una crescente domanda di prodotti e servizi che portino benefici all’ambiente, ma anche alla ripresa dell’economia. Le eco-industrie UE contano già 3,4 milioni i posti di lavoro e a premere sull’acceleratore delle nuove tecnologie dovranno essere soprattutto le PMI, circa 23 milioni, all’origine del 60-70% dell’inquinamento dell’industria europea.
Idee vincenti in passato sono state la produzione di bottiglie per il latte in carta riciclata, nuove “etichette commestibili” fatte con il laser o il processo di riciclo dei pannolini. E sono diversi i progetti arrivati dall’Italia che in questi anni sono riusciti ad aggiudicarsi i finanziamenti. Fra gli ultimi vincitori, un progetto per produrre una colla ecocompatibile: il mercato europeo dei pavimenti in legno produce oltre 100 milioni di metri quadri l’anno, di cui circa un 70% è installato impiegando adesivi, qualcosa come 70 milioni di litri di colla l’anno. Si tratta di sostanze che contengono composti nocivi per la salute e l’ambiente. Ecco allora l’idea di produrre un adesivo che non abbia emissioni di metanolo e non contenga sostanze tossiche. A due anni dall’inizio del progetto, la fornitura dovrà arrivare a 1,5 milioni di chili di adesivo l’anno.
Un’altra iniziativa made in Italy sviluppa una linea di produzione di pannelli decorativi per i muri senza usare resine, solventi e pigmenti nocivi, che provocano l’inquinamento dell’aria e dell’acqua. Il nuovo processo porta quindi una serie di benefici: un risparmio di circa 100.000 metri cubi di metano l’ anno; taglio di 1.450 tonnellate l’anno di sostanze dannose come solventi, resine e pigmenti; riduzione del 60% della quantità d’acqua impiegata, circa un milione di litri l’anno; taglio di un quarto dei consumi di energia durante la produzione, equivalenti a 300.000 kilowattora l’anno; possibile riciclo del prodotto.
La pubblicazione dei vincitori dell’edizione 2010 è prevista a metà maggio, e il fatto che quasi il 18% delle imprese iscritte siano italiane potrebbe portarci fortuna. Su 895 aziende partecipanti da 33 Paesi, infatti, sono italiane ben 158, seguite da 150 imprese spagnole, 85 francesi, 64 britanniche, 52 turche e 44 tedesche.
I settori di attività previsti dal bando 2011 sono cinque: il riciclo, la realizzazione di prodotti sostenibili per l’edilizia, la produzione di cibi e bevande sostenibili, la gestione dell’acqua e gli interventi per rendere più “verdi” alcune produzioni o ambiti professionali. La scadenza per la presentazione delle domande è l’8 settembre 2011. I progetti, che dovranno avere una durata massima di tre anni, saranno valutati entro gennaio del 2012 e partiranno concretamente dal prossimo aprile. Per affrontare Eco-innovation, ci sono alcune regole d’oro, diffuse dai responsabili del progetto: leggere bene tutto il bando, per capire obiettivi e condizioni ed esaminare i modelli per presentare la proposta (se ci sono aree dove si è carenti o ci sono domande alle quali non è ancora possibile rispondere, significa che mancano elementi fondamentali per concorrere). Meglio poi proporre idee ambiziose, con i maggiori benefici dal punto di vista dell’impatto ambientale e con un chiaro sbocco valido per il mercato, visto che in media viene premiato un progetto su sei. Le aziende dovranno poi spiegare bene la proposta e gestire direttamente il progetto, perché è utile che sia il coordinatore a rispondere in maniera diretta ad eventuali chiarimenti. L’UE consiglia infine alle imprese di valutare bene la tempistica, considerando i tempi necessari per avere eventuali permessi a livello nazionale, tenendo conto che fra la scadenza di settembre e la partenza dei progetti passano ”solo” sette-otto mesi.
Veronica Ulivieri