Il progetto Wico per lanciare l’eolico urbano
“L’unico elemento necessario è il vento. E come gonfia le vele sotto riva, può servire per illuminare le case“. Non ha dubbi, Andrea Mengozzi, assessore all’Ambiente della Provincia di Ravenna. Il progetto Wico (Wind of the Coast), il primo del genere in Italia, aprirà le porte “all’eolico urbano, l’eolico sui tetti delle case”.
Wico è finanziato dall’Unione europea con 224 mila euro a fondo perduto, nell’ambito di un programma per lo sviluppo dell’economia low carbon e la riduzione delle emissioni di gas serra. Il progetto prevede di sperimentare impianti di “micro eolico” lungo aree costiere, per una produzione di energia pulita, dal vento. “La tecnologia del micro eolico – spiega Mengozzi – è in scala molto ridotta rispetto alle pale tradizionali: nei parchi eolici sono di 80 – 100 metri di altezza, mentre i modelli di mini eolico sono pali di 6 metri che reggono turbine di un metro e mezzo o 2,40 metri. L’impatto visivo è quindi minimo, e le micro turbine producono da 1 a 1,5 kilowattora“.
Partner della Provincia di Ravenna sono altre due amministrazioni, la spagnola Diputacion Huelva (Andalucia), e l’inglese Marine South East. In base ai dati raccolti, sono state presentate il 13 aprile a Bruxelles le linee guida per il mini eolico, con indicazioni utili su condizioni ottimali del territorio, prototipi idonei, iter burocratici per le autorizzazioni, misure necessarie alle amministrazioni locali per regolamentare le installazioni.
Le principali aziende costruttrici italiane, Pramac di Siena e Tozzi di Trento, producono turbine ad asse verticale, quindi meno impattanti dal punto di vista estetico delle abituali pale eoliche; alcuni modelli sono stati realizzati anche da noti architetti e designer, come Philip Starck. Come ricorda Mengozzi: “Uno stabilimento balneare con le giuste condizioni di vento potrebbe dimezzare la bolletta energetica. Un modello Pramac, dal costo di circa duemila euro, dovrebbe rendere qui 1200 kw l’anno, quindi tra i 500 e i 1000 euro l’anno di energia elettrica” assicura l’assessore, che guarda avanti con lungimiranza: oltre i quattrocentoventi stabilimenti e cento hotel della fascia costiera ravennate, “si può sfruttare la brezza marina su tutta la costa – dice – grazie agli spostamenti di masse d’aria calda da terra verso il mare e viceversa”.
Le condizioni di ventilazione perchè il mini eolico sia efficiente devono però mantenersi su una velocità media annua compresa tra i cinque e gli otto metri al secondo: “In base ai tre anemometri disposti in posti diversi della costiera abbiamo calcolato che non tutti i punti danno lo stesso ritorno. Perciò avvieremo una seconda sperimentazione, sempre con fondi europei, in altri quattro stabilimenti“. E se i risultati saranno positivi, sarà possibile chiedere altri finanziamenti ad hoc per queste fonti energetiche. “Già ora gli impianti eolici accedono ad una tariffa onnicomprensiva più bassa, ma purtroppo altri incentivi sono venuti meno proprio quest’anno. Il Ministero dell’Ambiente dovrebbe ottenere di più da quello dello Sviluppo Economico” auspica l’amministratore. “Le tecnologie e le conoscenze sono a un livello abbastanza buono, anche se non come in Germania”.
Paolo Cagnoli, responsabile Energia di Arpa Emilia-Romagna, si occupa di eolico da più di dieci anni. “Per esempio, l’aleatorietà delle fonti rinnovabili, legate alla disponibilità del vento o del sole, oggi si può mitigare in più modi – spiega. – Per il solare termodinamico si può stoccare il calore prodotto ad alte temperature trasformandolo in fluidi. Oppure si può ricorrere a un mix energetico, associando l’eolico, più disponibile la notte, al solare ed al fotovoltaico, più produttivi di giorno“. Le soluzioni hanno soprattutto un inconveniente: il costo ancora elevato. “Non tutti riescono a reggersi senza incentivi, anche se il mercato italiano offre oggi molto spazio a imprese di green economy” conferma Cagnoli. “Ma un altro problema per chi vuol produrre energia eolica è la burocrazia, davvero un ostacolo per piccoli imprenditori o famiglie“. Laddove gli enti locali non sono abbastanza consapevoli sull’uso delle fonti alternative, le procedure autorizzative sono più tortuose e lunghe. Anche il dirigente Arpa si sente tuttavia ottimista sul futuro delle fonti alternative: “Il mini eolico non è ancora una tecnologia matura come l’eolico, ma ha il pregio di catturare anche le turbolenze, i cambi di direzione del vento, per cui la sua minor efficienza rispetto a un grosso impianto si compensa con il vento che riesce a catturare. Perciò si può ipotizzare una sua diffusione in ambiente urbano, sugli edifici alti come le torri della Regione a Bologna, ma anche sui tetti dei rifugi, oltre che sulle coste. Infatti si parla già di generazione distribuita, il contrario del monopolio. A produrre energia saranno presto anche le famiglie“.
C. G.