Anche il franchising diventa sostenibile con i caffè “green”
Il modello di business del franchising è spesso associato a grandi catene multinazionali con prodotti industriali standardizzati e scarso legame sul territorio. Ma non sempre è così e forse non lo sarà più. Stanno infatti nascendo, anche in Italia, progetti di bar, caffè e bistrot per la distribuzione di prodotti biologici e a basso impatto ambientale, magari con annesso un punto vendita dove trovare diverse categorie di prodotto, dall’abbigliamento ai mobili e oggetti per la casa.
E’il caso dei Greencommerce Cafè, un progetto di ibridazione tra il negozio e il locale di somministrazione, dove convivono alimentari, caffè e vini biologici con pezzi di ecodesign, cosmetici naturali e libri in carta riciclata, tutto rigorosamente Made in Italy, per incentivare la crescita di una filiera nazionale della green economy. Presentato al Sana di Bologna pochi giorni fa il progetto Greencommerce Cafè è l’estensione, nel mondo reale, di quanto selezionato dal sito di shopping on line Greencommerce.it, con l’intenzione – spiega l’associazione omonima – di «massimizzare “l’esperienza di prodotto” del consumatore» consentendogli di degustare il cibo e le bevande in un ambiente allestito e arredato con gli altri prodotti del catalogo Greencommerce».
Il progetto dei Greencommerce Cafè, nasce infatti anche per far fronte, in modo creativo, ai problemi che la vendita tramite e-commerce ancora patisce nel nostro paese, per la scarsa fiducia che gli italiani nutrono nei pagamenti on-line con carta di credito, i costi di trasporto troppo elevati, che incidono sui prezzi, e l’impossibilità di toccare con mano i prodotti. Per questo i Greencommerce Cafè sono stati pensati per offrire «un’esperienza sensoriale, informativa e di utilizzo diretta, come se si fosse nella cucina o nel salotto di casa propria», spiega l’Associazione di Torino, che ha affidato l’allestimento ad Arcangelo Favata, giovane designer siciliano del laboratorio Alicucio. L’idea progettuale è quella di armonizzare la “localizzazione” e la contestualizzazione nella storia dei territori in cui verranno aperti i Cafè, con quel livello minimo di standardizzazione necessario a un progetto di franchising, che deve poter essere replicabile sul territorio nazionale. In concreto: una base di materiali lignei riciclati e recuperati per tutti, ma pietra di Luserna nei pavimenti piemontesi e pietra lavica dell’Etna nei locali siciliani. Il tutto, con un investimento “a pacchetto”, per il franchisee, di 55.000 euro, che include anche la comunicazione, la gestione delle forniture, la consulenza di impatto ambientale di Puraction e non prevede royalties, per consentire una maggiore redditività al gestore.
Se Greenecommerce Cafè è l’ultima novità, il primo progetto italiano di bio bar in franchising è stato invece quello di Alce Nero Mielizia. Il primo Alce Nero Caffè Bio ( un «mix tra il negozio biologico, caffè e ristorante, con un’ampia offerta di menu per colazioni, brunch, aperitivi e pranzi») ha aperto a Cesena un anno fa, e a gennaio 2011 è stato inaugurato il secondo a Bologna, a due passi dalla zona universitaria. Un’attenzione particolare è posta alla sostenibilità della gestione: agli avventori viene servita rigorosamente acqua comunale, ulteriormente filtrata dai residui, e i carrelli della spesa sono realizzati con plastica riciclata. L’offerta del ristorante e della caffetteria spazia dal Menù Libera (con prodotti bio delle cooperative che lavorano le terre confiscate alla criminalità) al Menù vegetariano; dalle brioches da farcire al momento con tante di confetture e mieli ai cappuccini di latte vaccino, ma anche con latte di soia o latte di riso.
Sempre in Emilia-Romagna, Euzone, società modenese specializzata nella creazione di format di carattere europeo per il turismo e il tempo libero, ha lanciato il Chlorophylle Natural Bar. Il primo ha aperto proprio a Modena nel novembre 2010 e raccoglie in un unico spazio diverse offerte “salutistiche”: caffetteria e bar, gelateria, frutteria, insalateria e zupperia, cocktail. La quasi totalità delle materie prime impiegate è di provenienza certificata biologica, dal caffè, alle bibite, frutta, verdure e gelati. Per preparare insalate e bevande, spiegano da Euzone, si usano «alimenti freschi e di stagione, integrali, poco manipolati o lavorati in modo che non perdano i principi nutritivi». Tra le tante proposte, ci sono cocktail e aperitivi con frutta e vini bio, in modo da attirare anche la clientela più giovane.
In fase di sviluppo è anche il format Ecoffee, presentato da Desita (la società di Norman Cescut specializzata nella creazione di concept store) lo scorso ottobre. «La Caffetteria, primo concept-store by Ecoffee, – spiega Desita – sarà progettata a completa eco-sostenibilità, con utilizzo di materiali per lo più rigenerati o che, come in caso del legno (massiccio, impiallacciato, compensato o multistrato) rispettino i requisiti di selvicoltura minimi. Il protocollo prevede inoltre il totale riciclaggio dei rifiuti prodotti, l’utilizzo di energie rinnovabili per coprire il fabbisogno del locale, l’utilizzo solo di caffè di produzione etica e responsabile “UTZ certified”, di materie prime a km 0, e comunque provenienti da filiera produttiva controllata, e molto altro ancora».
Sul fronte dei punti vendita senza somministrazione, la catena di negozi biologici più diffusa resta invece senza dubbio CuoreBio, (B’io fino al 2010), nata nel 2002 da un’idea di Ecor, colosso della distribuzione italiana nel settore dei prodotti biologici e biodinamici che si è fuso da alcuni anni con i supermercati NaturaSì. Oggi il marchio raccoglie 280 negozi specializzati in prodotti biologici in tutta Italia. Punti vendita di varie dimensioni, ma più piccoli rispetto ai supermercati, dove oltre agli alimentari si possono trovare anche detersivi, cosmetici e prodotti erboristici.
Veronica Ulivieri