Sharewood & Co. L’economia della condivisione non conosce più limiti
Chi non si è mai fatto prestare un passeggino o una bicicletta dagli amici? Lo chiamavamo “favore” o “prestito”, ma era già sharing economy, un modello che oggi sta cambiando radicalmente il nostro modo di intendere il mercato così come lo conosciamo tradizionalmente, creando le basi per un sistema economico innovativo in grado di sfidare, con nuove armi, la crisi finanziaria, sociale e ambientale.
Si tratta della cosiddetta “economia collaborativa“, basata principalmente sullo scambio e sulla condivisione di beni materiali, servizi e conoscenze, attraverso le possibilità offerte dalla rete web. Il fenomeno coinvolge aspetti non solo economici, ma anche sociali della vita quotidiana, richiamando inevitabilmente alla mente esperienze e tradizioni passate, come quelle del mutualismo e delle cooperative, fino alle imprese sociali.
Possiamo dire che il modello della sharing economy si fonda essenzialmente su tre elementi portanti irrinunciabili: la condivisione, ovvero l’utilizzo in comune di una risorsa; la relazione inter-individuale, basata su relazioni orizzontali tra soggetti posti in posizione paritaria, senza alcun riferimento al binomio fornitore-distributore o professionista-consumatore; il ruolo della piattaforma tecnologica, che diventa il terreno fertile nel quale alimentare la condivisione e le varie relazioni digitali e reali.
La sharing economy sta vivendo una crescita tale, anche in Italia, che il legislatore stesso ha recentemente sentito l’esigenza di apprestare una specifica disciplina legislativa del fenomeno, depositando alla Camera, lo scorso 27 Gennaio 2016, la bozza per una proposta di legge recante la “disciplina delle piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi e disposizioni per la promozione dell’economia della condivisione” .
Vista la generalità e declinabilità del modello economico, le applicazioni pratiche possono essere moltissimi e in diversi settori. Si passa dai più famosi casi nel settore dei trasporti (attraverso il car sharing, car pooling e bike sharing) o dei viaggi ( mediante il CouchSurfing o il BeWelcome) , fino alle forme di condivisione più particolareggiate e specifiche.
Oltre, infatti, a conoscenze e servizi, è ormai possibile condividere anche beni materiali inutilizzati o non più necessari o voluti, evitando così di lasciarli invecchiare in scaffali o armadi stracolmi. La rete internet offre ormai diversi portali interamente dedicati, ad esempio, al noleggio di beni e attrezzature sportive (come Sharewood), al noleggio di snowboard o sci, racchette da tennis, biciclette o anche attrezzature da pittura o fotografiche.
Questo fenomeno ha anche, indubbiamente, dei vantaggi di tipo ecologico. Il risultato è infatti quello di limitare il consumismo che ha costituito la piaga ambientale dei decenni passati (epoca di “vacche grasse”), e ritornare – con nuove formule e strumenti – a vecchie pratiche dove né “si butta via nulla”, né si compra nulla di più del necessario. Con annesso risparmio in termini economici.
Redazione Greenews.info