Droni: tecnologie al servizio della conservazione
Il brusio sopra di voi potrebbe non essere un calabrone ma un drone, una spia al servizio della natura che monitora le specie in pericolo come un grande fratello.
I droni sono veicoli in grado di volare senza un pilota umano a bordo. Questi veicoli sono dotati di una telecamera e permettono di studiare le abitudini segrete e mai documentate degli animali senza disturbarli, aiutando a monitorarne le popolazioni in natura. I droni possono avere molte forme e muoversi in aria e acqua e quindi si mimetizzano facilmente tra i banchi di pesci, i gruppi di delfini e gli stormi di uccelli. Le immagini ottenute sono importanti dati scientifici che permettono agli esperti di monitorare le popolazioni di animali in pericolo di estinzione ma sono anche un ottimo strumento di comunicazione, e la loro popolarità su Youtube è in crescente aumento.
I veicoli automatici o droni, utilizzati nelle operazioni militari o per riprendere le conseguenze del tifone Haiyan che colpì le Filippine, sono anche strumenti per monitorare animali marini quali megattere, grampi e lamantini (mammiferi marini erbivori). Questa metodologia di osservazione diminuisce drammaticamente i costi del tradizionale monitoraggio aereo in cui impavidi scienziati sorvolano lunghi tratti di mare alla ricerca dei grandi animali. Questi voli inoltre sono necessariamente limitati alle zone costiere e possono essere pericolosi per i ricercatori stessi e rendono l’utilizzo dei droni ancora più importante per fare ricerca efficace e in sicurezza.
I droni sono stati utilizzati in uno studio a Shark Bay, Australia per monitorare la popolazione locale di dugonghi. Il drone ha percorso 10 transetti di quasi 2 km ciascuno e a tre diverse altitudini, scattando più di 6.000 foto. Lo studio ha mostrato enormi potenzialità per l’utilizzo di questa tecnologia nel monitoraggio dei vertebrati marini identificando oltre i dugonghi anche balene, delfini e tartarughe di mare e addirittura incrementando la capacità di individuare gli animali anche in condizioni di mare, altresì non idonee alla ricerca.
I droni servono anche da sentinelle al servizio della conservazione. Vengono utilizzati anche per stanare i bracconieri o i raccoglitori illegali di uova di tartarughe. Tre anni fa seguire gli orangotanghi sembrava un’impresa ai limiti dell’impossibile, oggi invece questi affascinanti animali dell’isola di Sumatra si possono osservare grazie ai droni. Proprio per proteggere questa popolazione colpita da fuoco incrociato da bracconieri illegali e terreni sterili a causa delle coltivazioni di palme da olio si è pensato all’utilizzo dei droni. L’uso del satellite per la sorveglianza aerea è troppo dispendioso per le popolazioni locali e risulta poco efficace a causa delle frequenti e numerose nuvole, così Lian Pin Koh, dell’università di Adelaide in Australia ha deciso di utilizzare i droni come spie aere. I droni sono controllati a distanza da un telecomando e funzionano a batteria, possono volare sopra la cima degli alberi mentre fotografano la terra sottostante.
Questa tecnologia è ora utilizzata anche in Belize per monitorare la pesca illegale e la distruzione dell’habitat degli elefanti in Indonesia o il bracconaggio in Congo. Altri stati africani come il Kenya, la Tanzania e il Sud Africa, stanno valutando l’uso di questi strumenti per combattere il crescente bracconaggio di elefanti e rinoceronti, le cui zanne e corni vengono poi vendute in Cina.
Questo approccio si è dimostrata estremamente valida in Nepal per ridurre il bracconaggio di elefanti e tigri, e nonostante sia ancora in fase di sperimentazione in molti altri paesi, sembra essere particolarmente promettente nella lotta alla caccia illegale. David Wilkie, ecologo dell’associazione non governativa americana, Wildlife Conservation Society, è convinto che i droni rappresentino il futuro della conservazione di specie in via di estinzione grazie al supporto al controllo via terra, sfortunatamente le restrizioni economiche che le associazioni per la salvaguardia animale devono affrontare, impediscono ad oggi un uso più esteso di questa tecnologia.
Ma i droni nuotano anche! Questi veicoli automatici sono stati costruiti anche per rassomigliare in tutto e per tutto agli animali marini, ve ne sono di molte forme per meglio mimetizzarsi tra la fauna sottomarina. Squali, tonni, delfini ma anche meduse e piccoli invertebrati robot per scoprire i misteri della vita nel regno di Nettuno. I ricercatori dell’acquario di Monteray e dell’università di Standford in California stanno sviluppando un tipo di drone in grado di veleggiareper utilizzarlo come spia nel Great White Shark Café. Il bar degli squali bianchi è una zona a metà strada tra la Baja California e le Hawaii dove migliaia di squali si ritrovano ogni anno per motivi ancora poco chiari agli scienziati. I droni dovrebbero permettere agli scienziati di stabilire se quest’area rappresenti un sontuoso ristorante popolarissimo tra gli squali, o più un motel dove trovare la compagnia del sesso opposto. I droni per ora servono come ricevitori dei segnali inviati da tags precedentemente collocate sugli squali e potrebbe un giorno fare lo stesso per tonni e altri vertebrati marini che compiono lunghe migrazioni e spendono buona parte della loro vita in zone irraggiungibili per i ricercatori.
Questa tecnologia è relativamente economica, facile da utilizzare e può essere gestita addirittura da un iphone ma soprattutto non utilizza combustibili fossili poiché dotata di piccoli pannelli solari per alimentare i sensori e si muove grazie all’energia eolica. I droni sono un importante strumento di ricerca e divulgazione, economico e sostenibile ma soprattutto di limitatissimo impatto sulla fauna animale e fanno parte di quel crescente settore della tecnologia votato alla conservazione della natura.
Valeria Senigaglia