Da rifiuto a risorsa: a Capannori si sperimenta la seconda vita del caffè
La strada verso i rifiuti zero imboccata dal comune di Capannori, in provincia di Lucca, ha raggiunto una nuova tappa: il riciclo e il riuso delle capsule del caffè, parte importante di ciò che resta indifferenziato nei nostri rifiuti, visto che ogni anno in Italia se ne consumano circa 1 miliardo, il 10% del totale mondiale. Primo Comune italiano ad aver preso parte al progetto pilota ad hoc, promosso un anno fa dall’università di Napoli Federico II e dall’Aiifa, l’Associazione italiana Industrie prodotti alimentari, nel fine settimana ha ospitato lo showroom europeo “Separare il caffè dal suo contenitore si può: sempre!”, in cui sono stati presentati i risultati di un anno di sperimentazione. “Nell’ambito della strategia Rifiuti Zero, abbiamo creato un centro di ricerca per capire cosa si potesse ancora riusare o riciclare dell’indifferenziato. Abbiamo visto così che le capsule di caffè erano di peso rispetto ai rifiuti. Abbiamo così scritto alla Lavazza, una delle maggiori aziende italiane nella produzione di caffè per sollecitare la modifica nella produzione di capsule, in modo da renderle riciclabili o riutilizzabili”, racconta il sindaco di Capannori, Giorgio Del Ghingaro.
Da qui nasce Tablì, una compressa monoporzione di macinato di caffè compattato e autosostenuto con un procedimento del tutto naturale, della società Caffemotive. Tablì una volta usata può essere gettata nel rifiuto organico permettendo di fare così la raccolta differenziata in casa. Tra le soluzioni alternative alle capsule non riciclabili c’è anche la capsula “pelabile” (come il coperchio di un barattolo di yogurt) di Coop Italia, di cui, fanno sapere dal Comune, almeno per ora si può riciclare solo la polvere di caffè e non la capsula e la linguetta di alluminio. Insomma, un altro passo verso i Rifiuti Zero: “E’ una piccola cosa ma per noi rappresenta una nuova frontiera nella riduzione del rifiuto. Abbiamo imboccato questa strada da cinque o sei anni e quando vado in giro per l’Italia e l’Europa a raccontarla porto un’esperienza già fatta, che realizziamo giorno dopo giorno”.
Ma Capannori ha già pronto un passo successivo a quello del riciclo delle capsule: il riuso dei fondi di caffè. “I fondi costituiscono un ottimo fertilizzante se uniti ad altre sostanze – spiega Del Ghingaro – e così abbiamo messo a punto un progetto proprio sul riuso dei fondi”. Il progetto sperimentale, presentato durante lo showroom, consiste nell’uso del caffè rimasto nelle capsule ma anche nella macchine industriali di bar e locali per la coltivazione di alcune specie di funghi. E’ stato realizzato da Concetta Vazzana e Giulio Lazzerini, rispettivamente docente e ricercatore della facoltà di Agraria dell’università di Firenze in collaborazione con il Comune di Capannori e del suo centro di ricerca Rifiuti Zero. L’uso dei fondi di caffè per la coltivazioni dei funghi è già stato sperimentato con successo in California e un altro progetto simile è in corso in Basilicata. “Stiamo mettendo a punto un programma da proporre ad Ascit (società dei servizi ambientali di Capannori, ndr), per il ritiro dedicato dei fondi del caffè provenienti dagli oltre 200 esercizi pubblici e di ristorazione, bar, pasticcerie, ristoranti e mense presenti sul territorio comunale”. Secondo una prima stima, sarebbe possibile raccogliere non meno di 500 tonnellate all’anno di fondi di caffè (considerando che al peso della polvere del caffè deve sommarsi circa il 50% di acqua) che attualmente finiscono nella raccolta differenziata dell’organico. Separando invece i fondi, non solo si risparmierebbe oltre il 50% dei costi di trattamento e di trasporto – i fondi per il caffè per la loro carica azotata sono da considerarsi “scarti verdi” come gli sfalci e potature – ma si otterrebbe dell’ottimo ammendante tal quale per la coltivazione di alcune specie di funghi che necessitano di spazi ridotti e sono tra l’altro molto richieste dal mercato.
Definiti gli ultimi dettagli, si passerà poi allo studio di fattibilità del sistema di “ritiro dedicato” e all’attuazione della sperimentazione. Allo showroom dei giorni scorsi è stata anche lanciata l’idea di istituire a Capannori un tavolo permanente “per promuovere e studiare soluzioni ecosostenibili per il caffè da utilizzarsi nelle macchine domestiche. Al suo interno saranno coinvolti il centro di ricerca Rifiuti Zero, il Comune, produttori, associazioni e mondo accademico”, spiegano dall’amministrazione. “Siamo fieri che proprio Capannori possa giocare un ruolo importante in quest’opera che sta portando i produttori a ripensare le modalità di progettazione del caffè per le moderne macchine che vengono utilizzate nelle case, in modo che quello che viene anche chiamato ‘oro nero’ diventi una risorsa per la comunità”, sintetizza Rossano Ercolini, coordinatore del centro di ricerca Rifiuti Zero della cittadina toscana.
Marta Rossi