Car City Club: 10 anni di car sharing nella città dell’auto
Io Guido, Il car sharing di Torino, uno dei primi in Italia ad essere avviato, ha compiuto dieci anni. Partito a novembre 2002 con 85 abbonati e 14 auto, oggi conta 2.650 utenti e 120 mezzi. È un servizio completamente automatizzato, che utilizza le tecnologie più avanzate e ha riscosso un alto livello di soddisfazione tra gli utilizzatori. Da Torino si è gradualmente diffuso nell’area metropolitana e nelle province di Biella e Cuneo, toccando in tutto 11 comuni.
Abbiamo chiesto a Flaminio Orazzini, responsabile operativo del car sharing di Car City Club (la società a capitale misto che gestisce il servizio), di tracciare un bilancio del primo decennio di attività. Tra le prospettive future, oltre a un accordo con Lavazza, spunta anche l’introduzione delle auto elettriche.
D) Ingegner Orazzini, com’è cambiato il servizio dal 2002 ad oggi?
R) Siamo partiti con 14 auto e 14 parcheggi, oggi, tra Torino, area metropolitana e Piemonte abbiamo 81 posti e 120 veicoli, di cui 102 mezzi e 12 veicoli commerciali, e presto arriveranno sette nuove 500L. In dieci anni, sono state effettuate 300.000 corse e percorsi oltre 11 milioni di chilometri, per circa 2 milioni di ore di utilizzo. I numeri dimostrano il grande utilizzo del servizio, che ha riscosso alti livelli di soddisfazione: secondo un sondaggio effettuato a settembre 2012, gran parte dei punteggi attribuiti al servizio si concentrano tra 7 e 9, mentre a livello nazionale abbiamo ottenuto un 8 abbondante, il punteggio più alto tra i diversi car sharing, a pari merito con Parma, che però ha dimensioni molto più piccole. Questo penso sia dovuto anche agli standard di qualità che ci siamo dati: la soddisfazione almeno del 90% delle prenotazioni e la presenza di una vettura ogni 22 utenti.
D) Siete riusciti a cambiare le abitudini di utilizzo dell’auto dei cittadini?
R) Assolutamente sì. Il 70% degli utenti non ha più un’auto. Il servizio è partito dal centro e lì, complici le agevolazioni alla circolazione in Ztl e per il parcheggio gratuito, si svolge ancora gran parte del nostro servizio. Mentre in zone semi centrali o periferiche abbiamo riscontrato ancora l’atteggiamento di chi considera l’auto come uno status symbol, nella circoscrizione 1 abbiamo visto che molti utilizzatori hanno fatto scelte razionali e rinunciato alla macchina. Non è una questione di voler risparmiare. Anzi, a fare queste scelte sono persone con redditi più alti e un elevato livello di istruzione: il 55% dei nostri utenti ha una laurea, contro il 15% di media nazionale. Qui, l’uso del car sharing è diventato qualificante: le persone ne parlano agli amici come una buona prassi, e il servizio si è diffuso soprattutto grazie al passaparola. Oggi si abbonano circa 60 persone al mese: tutti arrivano qui già informati sul servizio. La prova di un cambiamento nell’approccio all’auto, c’è stata questa estate: abbiamo ricevuto tante richieste di auto più grandi da parte di chi, avendo rinunciato all’auto di proprietà, andava in vacanza con il car sharing.
D) Avete calcolato i benefici ambientali del servizio?
R) Stando ai dati europei, un’auto condivisa sostituisce in media 10 macchine di proprietà. Nel nostro caso fa 1.200 auto che abbiamo contribuito a togliere dalle strade e, molto spesso dai parcheggi, visto che in media in città un veicolo viene usato per non più di un’ora e mezza al giorno e da una sola persona. Si tratta in gran parte di auto vecchie e molto inquinanti: nell’ultimo anno, il car sharing ha permesso di risparmiare 268 tonnellate di emissioni di Co2 in atmosfera. Inoltre, utilizzando l’auto in comune si tende a razionalizzare il percorso, e a utilizzare di più anche i mezzi pubblici e il bike sharing. I nostri posti sono quasi sempre vicini a stazioni di bici in comune.
D) Oltre ai privati, tra i vostri clienti ci sono anche imprese ed enti pubblici. Può darci qualche numero?
R) Le aziende rappresentano oltre il 15% dei nostri clienti, a cui si aggiunge un altro 7% di liberi professionisti. Lavoriamo con banche, studi medici, e stiamo concludendo un accordo con Lavazza. Le imprese utilizzano il car sharing per integrare il proprio parco auto che in certi casi viene ridotto non rimpiazzando tutte le vetture dismesse. Tra gli utilizzatori del servizio ci sono anche diversi enti pubblici: Comuni, Province, Asl, municipalizzate come la Smat. Il Comune di Torino, per esempio, ha 1 contratto con 72 tessere distribuite nei diversi uffici, per un totale di 300 dipendenti che utilizzano le nostre auto per gli spostamenti.
D) Per quanto riguarda i costi, c’è chi sostiene che siano troppo alti. Avete in programma una riduzione dei prezzi?
R) I nostri prezzi rappresentano un punto di equilibrio tra convenienza per i cittadini e sostenibilità economica del servizio. In questi dieci anni, il prezzo dell’abbonamento è rimasto invariato, sono aumentati solo i costi orari e chilometrici in base all’inflazione. Utilizzando il car sharing in realtà si risparmia: rispetto a una city car con cui si percorrono 5.000 km all’anno, l’auto condivisa consente una riduzione delle spese di circa il 30%, pari a 1.600 euro. Inoltre, con un’aggiunta una tantum di 25 euro, la tessera del car sharing torinese permette di poter usufruire del servizio in tutte le altre città italiane in cui esso è presente: Roma, Milano, Bologna, Genova, Palermo, Firenze, Venezia, Parma, Padova, Brescia, Biella e Savona. Il 25 ottobre scorso abbiamo presentato l’accordo con Trenitalia, che prevede uno sconto su un abbonamento valido in tutta Italia per tutti i possessori della Carta Freccia.
D) Torino ha presentato al Miur 17 progetti per il bando Smart Cities and Communities e Social Innovation? Car City Club è partner di qualche sperimentazione?
R) Siamo in contatto con il Politecnico e il Comune. Ci hanno chiesto di ospitare progetti pilota sull’auto elettrica. Stiamo valutando, siamo in fase avanzata di studio. L’anno prossimo è probabile che su questo fronte qualche novità esca fuori.
Veronica Ulivieri