Acqua azzurra? No, chiara e depurata dalle piante. Crescono le “biopiscine”
È tempo di nuotare. Ma è decisamente tempo anche di abbandonare l’idea della piscina fintamente azzurra, con le mattonelline colorate e gli scivoli strepitosi. Oggi la piscina può essere “bio”, ovvero naturale e sana. Quindi dimentichiamoci anche l’odore di cloro sulla pelle e sui capelli per giorni e il terrore di mamma e papà per i bimbi che sempre di più soffrono di asma e difficoltà respiratorie causate da acque trattate chimicamente. Addio pelle secca infine.
Le piscine bio sono pozze di acqua priva di additivi chimici come cloro o ozono, il cui trattamento è affidato a processi biologici, all’interazione tra piante acquatiche, fitoplancton e zooplancton, alla circolazione dell’acqua attraverso filtri vegetali e all’utilizzo di impianti meccanici. Così le piscine naturali sono degli ecosistemi autorigeneranti che restituiscono alle piante il compito di depurare e pulire l’acqua, e che si inseriscono bene in ambienti di divertimento e educazione sostenibile.
Ma com’è fatta una biopiscina? All’occhio si presenta come un laghetto, con una vasca balneabile circondata da una vasca piena di piante, più o meno della stessa superficie, non balneabile, che è l’area di rigenerazione e filtraggio. Le due vasche sono separate sott’acqua da perimetri in muratura o terra (nei sistemi bi-camera le due zone sono invece completamente separate) e in superficie da boe o galleggianti in legno, e questo consente ai bagnanti di non invadere l’area delle piante – e viceversa – oltre ad una più facile manutenzione.
Le piante acquatiche e le alghe, selezionate per le proprietà specifiche, mettono in atto un processo di fitodepurazione un po’ complesso ma assolutamente efficace e ciascuna specie ha il suo ruolo, visto che alcune si nutrono di inquinanti come come il fosforo o l’azoto, altre filtrano sostanze da intorbimento e nutritive, altre ancora, come le piante sommerse, producono ossigeno.
Ai margini del bacino, canne e tife consolidano le sponde, seguite da piante a foglie galleggianti come ninfee e nanufari. In profondità si mettono invece le piante sommerse, che sottraggono all’acqua le sostanze nutritive e producono ossigeno per assimilazione fotosintetica. Le piante sommerse svolgono inoltre una funzione igienizzante: la loro superficie fogliare incrementa infatti gli spazi di insediamento dei microrganismi favorendo la degradazione batterica nell’ambiente acquatico. Al processo prende parte lo zooplancton, per esempio le pulci d’acqua, che attraverso la loro apertura orale fanno circolare l’acqua nel carapace prelevandone microparticelle di nutrienti (alghe) e ossigeno, filtrando l’acqua e mantenendola pulita. Proprio per questo motivo nelle piscine naturali non ci sono pesci, che mangerebbero zooplancton e chiuderebbero il ciclo di depurazione. A volte alle piante sono aggiunti sistemi di filtraggio e pompe che reimmettono l’acqua pulita nella piscina accessibile ai bagnanti, per facilitare e accelerare ulteriormente il ciclo.
E per gli scettici, uno studio realizzato dall’Università di Siena ha dimostrato “l’efficacia di questo metodo di depurazione naturale. In un laghetto balneabile con volume di circa 100 metri cubi di acqua e filtro depurante sono stati introdotti vari batteri in soluzione liquida (Escherichia coli, Stafilococco aurius, Enterococco fecalis, Criptococco laurenti). Dopo l’immissione la carica di agenti patogeni si è dimostrata essere altissima, mentre già il prelievo realizzato 24 ore dopo ha evidenziato una evidente riduzione della stessa, che è risultata essere quasi totalmente debellata dopo 90 ore. L’esperimento, tra l’altro, è stato svolto nel periodo autunnale, periodo in cui l’attività fitodepurante delle piante è ridotta”.
Le piscine naturali sono comparse in Austria oltre 30 anni fa e finalmente da qualche anno sono arrivate anche in Italia, soprattutto al Centro Nord. Una delle prime nate è la Piscina di Gargazzone, in provincia di Bolzano, che, inaugurata nel 2010, è alla sua quinta stagione. Una piscina naturale da cui sgorga un ruscello, una vasca per i più piccoli e una zona riservata ai non nuotatori con un’altezza massima di 120 cm, tutte circondate da verde e accessibili da passerelle rigorosamente in legno per una superficie totale di 12mila mq, 2.300mq di superficie d’acqua, di cui mille balneabile e 1.300mq per la rigenerazione e fitodepurazione.
Il trattamento delle acque avviene quasi totalmente da processi biologici, come nei laghi, e per la la rimozione dalle superfici delle sostanze in sospensione che la circolazione dell’acqua della piscina naturale, si sono predisposti in quattro punti del bacino sistemi di aspirazione superficiale funzionanti con skimmer di superficie, cascate e pozzetti troppopieno. La quantità d’acqua movimentata è di circa 80-340m³/h; il movimento è assicurato mediante tre circuiti di pompaggio che nel giro di 0,4 giorni consentono il ricircolo dell’intero volume d’acqua, pari a 2350 m³. Il ritorno dell’acqua in circolo avviene a valle di un sistema di filtraggio vegetale installato in corrispondenza delle pareti verticali del bacino e mediante sistemi di diffusione superficiale realizzati sotto forma di pietre a fontanella, sistemati sulla spiaggia, e di sistemi di drenaggio invertito posti sotto la ghiaia, sulle rive basse ciottolate della zona non-nuotatori.
Durante la stagione balneare, le vasche non-nuotatori, nuotatori e tuffatori sono sottoposte settimanalmente a ripetuti interventi di pulizia robotizzata. Ogni anno, in primavera, prima della stagione di balneazione (la piscina comunque “vive” tutto l’anno seguendo il ciclo di vita delle piante), con lo svuotamento del bacino e operazioni di spruzzo e getto, vengono rimossi tutti i sedimenti depositatisi sul fondo.
Questa oasi naturale -e culturale, visto che ogni estate ospita un ricco calendario di eventi- ha contato 100mila visitatori in tre estati e vanta un’unica popolazione di libellule, che partecipano al ciclo di depurazione eliminando moscerini e zanzare (le libellule sono state oggetto di studio all’interno del progetto “Libellule del fondovalle dell’Adige”, realizzato dal gruppo lavoro Libella insieme all’Associazione educazione e tempo libero di Haslach, grazie al contributo della Provincia Autonoma di Bolzano e della Fondazione Cassa di Risparmio).
“L’idea è nata dalla giunta comunale, ci spiega Manfred Adami, coordinatore della piscina per conto del Comune di Gargazzone, che aveva intenzione di aprire una piscina pubblica in paese. Dopo aver visitato alcune biopiscine in Germania e Austria, non ci sono stati dubbi. Non si è creata concorrenza alle piscine “chimiche” esistenti e si è puntato sulla qualità naturale”.
Qualche resistenza del pubblico? “Nessuna. Il feed back è stato positivo da subito, chi entra nell’acqua viva di una biopiscina nota immediatamente la differenza”. Dall’altra parte c’è un grande lavoro di monitoraggio per tenere alta la qualità dell’acqua e del sito. “Si rilevano costantemente la temperatura dell’acqua, la visibilità del fondo, numero dei visitatori e il loro grado di soddisfazione. In questo periodo ogni due settimane si effettuano analisi microbiotiche e chimiche e i risultati sono pubblicati sul sito e a disposizione di tutti”. Il monitoraggio continuo è necessario per intervenire tempestivamente, anche se fino adesso non ce n’è stato bisogno.
I prezzi sono accessibili (3,50 euro per i bambini fino ai 13 anni di età, 7,20 euro per gli adulti e 16,70 euro per le famiglie, poi riduzioni per metà giornata o sola serata e per i residenti) e le avvertenze davvero minime: non calpestare la vegetazione filtrante, non accedere alle zone con le piante acquatiche, fare la doccia prima del bagno (l’acqua delle docce è ovviamente scaldata dai pannelli solari) e evitare creme e detergenti.
L’Associazione Italiana Acque Balneari Naturali ha mappato le piscine naturali in Italia (9 quelle pubbliche, di cui 4 in provincia di Bolzano e una di prossima apertura a Ivrea, in provincia di Torino) e coniato il logo Ospitalità Naturale, il marchio che individua alberghi, agriturismi, residenze e Comuni che offrono strutture con acque naturali.
Alfonsa Sabatino