Patto dei Sindaci, PAES, PEAR: il Lazio accelera la corsa contro i cambiamenti climatici
Per combattere l’effetto serra e i cambiamenti climatici, i comuni del Lazio scendono in campo con due strumenti collaudati: il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) e il Patto dei Sindaci, per rilanciare l’economia puntando sulla green economy, la sostenibilità e la riduzione delle Co2.
Le linee guida per le amministrazioni sono state spiegate dalla consigliera regionale Cristiana Avenali durante il convegno“I PAES per creare comunità intelligenti e sostenibili nel Lazio. Sostenibilità, energia, mobilità, e fondi europei per far ripartire dal livello locale lo sviluppo regionale”, organizzato in collaborazione con la società di consulenza eAmbiente. “Bisogna lavorare affinché aumentino i comuni laziali aderenti al Patto dei Sindaci, ad oggi circa 50 (con 37 PAES monitorati dalla Commissione europea), un settimo di quelli totali. I dati fanno emergere la necessità di aumentare il numero di adesioni in tutte le fasce, con un focus specifico per i piccoli Comuni, che hanno una maggiore difficoltà nel redigere successivamente il PAES”, ha commentato la Avenali.
Nonostante l’entusiasmo di molti sindaci, la Regione Lazio si trova infatti in una posizione ambigua: complessivamente la popolazione dei Comuni aderenti al patto è di oltre 3,5 milioni di persone, quasi il 64% del totale, superiore alla media nazionale del 58% (che è la più alta dei paesi europei), ma il dato è influenzato dal ruolo e dal peso del comune di Roma. Senza la presenza della Capitale, il dato complessivo sarebbe di poco superiore al 30%. “Per questo motivo – spiega ancora Avenali – nelle recenti ‘Linee di indirizzo per un uso efficiente delle risorse finanziarie destinate allo sviluppo 2014-2020′, approvate in Consiglio Regionale lo scorso 10 aprile, è stata inserita, grazie ad un emendamento, l’azione ‘Sostegno ai comuni per l’adesione al “Patto dei sindaci” e la redazione dei PAES’, con l’obiettivo supportare le amministrazioni locali in questo percorso”.
Il percorso per sostenere i Comuni in questa battaglia contro i cambiamenti climatici dovrebbe però iniziare “dal basso”, dalle comunità: perché oltre agli effetti benefici sul territorio, in termini di riduzione di emissioni di Co2, la posta in gioco è anche la creazione di posti di lavoro stabili e qualificati non subordinati alla delocalizzazione, un ambiente e una qualità della vita più sani, un’accresciuta competitività economica e una maggiore indipendenza energetica. Solo così, si potranno centrare gli obiettivi regionali, nazionali ed europei. È infatti il Patto dei Sindaci lo strumento attraverso il quale le amministrazioni locali, le Province e le Regioni d’Europa possono contribuire a conseguire l’obiettivo comune di riduzione del 20% della CO2 rispetto al 1990. Sono oltre 2.160 le città europee che fino ad ora hanno aderito formalmente al Patto dei Sindaci. Gli ultimi anni, per il nostro Paese sono stati eccezionalmente fecondi da questo punto di vista: il 2009 ha visto consolidarsi il Patto dei Sindaci nel nostro Paese, con oltre 750 città che hanno sottoscritto un impegno formale per rispettare gli obiettivi del Patto. Il 2010 è stato invece l’anno nel quale i primi Piani di Azione hanno visto la luce inserendo le città tra gli attori principali per la riduzione delle emissioni di gas serra.
La Regione Lazio, per parte sua, sta anche predisponendo il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), dove il Patto dei sindaci e i PAES possono svolgere un ruolo fondamentale. “La sinergia tra questi strumenti – dice Avenali – consentirebbe di fare massa critica di azioni locali, e trovare ulteriori fonti di finanziamento, tramite, ad esempio gli strumenti messi a disposizione della BEI, la Banca Europea degli Investimenti”. Per questo potrebbe essere utile quanto annunciato dall’assessore all’Ambiente Fabio Refrigeri: far assumere alla Regione Lazio il ruolo di coordinatore del Patto dei sindaci e successivamente creare una struttura di supporto per i Comuni, “in modo da dare un contributo fattivo per realizzare PAES intercomunali, maggiormente bancabili e finanziabili, e dare premialità ai Comuni aderenti ai PAES”.
“Questi strumenti saranno volontari ancora per poco – precisa Gabriella Chiellino, curatrice scientifica dell’evento – le politiche nazionali convergono verso normative sempre più stringenti; basti pensare al recepimento della direttiva 27/2012 sull’efficienza energetica che prevede l’efficientamento del 3% l’anno degli immobili della Pubblica Amministrazione Centrale”, come ricordato anche dal rappresentante del Ministero dell’Ambiente, che ha illustrato, durante il convegno, la road map e gli strumenti finanziari che aiuteranno i Comuni a raggiungere gli obiettivi. “Il 2020 è sempre più vicino – conclude Cristiana Avenali – e chi aderisce oggi deve accelerare per recuperare il ritardo”.
Marta Rossi