Ecoturismo a Dorgali e Cala Gonone, in attesa della Borsa Internazionale del Turismo Attivo
Quattro musei, tre siti archeologici aperti 365 giorni l’anno, custoditi e con visite guidate, più un’altra decina facilmente accessibili e segnalati, due grotte attrezzate per le visite, un acquario progettato dall’archistar Peter Chermayeff (firma dei più belli acquari al mondo), decine di sentieri trekking tra mare e montagna, centinaia di vie d’arrampicata, una decina di cooperative e società che offrono servizi al turismo naturalistico con escursioni in kayak, mountain bike, cavallo, voli in deltaplano, immersioni subacquee, canyoning e come contorno a questa ricca offerta di turismo naturale e culturale un dinamico settore agro-alimentare (cantine, caseifici, produttori di miele e pasta fresca tradizionale) ed artigianale (oreficeria, ceramica, tessitura, legno e ferro battuto). A chiudere il cerchio un sistema ricettivo con una quindicina di hotel a conduzione famigliare, altrettanti agriturismi e bed&breakfast.
Benvenuti a Dorgali e Cala Gonone (la frazione marina), nella costa orientale della Sardegna, che dagli anni Cinquanta hanno investito sullo sviluppo del turismo naturalistico e culturale. Un percorso lungo e difficile (non mancano i problemi), a volte improvvisato, ma vincente. E’ la conferma che scommettere sulle risorse locali premia e crea lavoro, come dimostrano le centinaia di persone che lavorano nel settore (anche se mancano dei dati ufficiali). Non a caso la BITAS (Borsa Internazionale del Turismo Attivo in Sardegna) – una volta si chiamava ambientale ed è stata già ospitata a Dorgali – organizzata da Regione e Comune si terrà ad ottobre, dal 2 al 4, nella località che può offrire un ricco menu al turista che non si limita alla tintarella. “Saranno presenti oltre 100 tour operator internazionali e 250 operatori dell’offerta della Sardegna – snocciola i dati Stefano Lavra, assessore al marketing territoriale comunale – Ma oltre al dato commerciale sono previsti seminari e workshop per gli operatori e una serie di eventi collaterali che partiranno dal mese di settembre: Cortes Apertas (i cortili delle case antiche aperte ai visitatori, ndr), un tentativo di record del mondo di immersione con l’apneista Davide Carrera, una manifestazione internazionale di free climbing e una gara adventure con corsa, kayak, arrampicata, mountain bike e altri sport nel Supramonte, con il coinvolgimento dei territori di Orgosolo, Baunei, Urzulei ed Oliena”. Insomma una vetrina del turismo sostenibile a base di sport, natura, cultura e gastronomia, i temi di cui parlerà anche il 5° Workshop Nazionale IMAGE, organizzato da Greenews.info, il prossimo 16 ottobre, a Torino.
Con la crisi sono diminuiti i visitatori paganti nei siti comunali, ma sono circa 200 mila i biglietti acquistati dai visitatori nella località e “recentemente abbiamo avuto un forte recupero. La differenza nel mese di maggio tra il 2014 e il 2015 per le Grotte del Bue Marino – sottolinea l’assessore Lavra - è pari ad un più 80%”. Questo fenomeno si traduce in centinaia di migliaia di euro di entrate per le casse comunali – risorse preziose per il bilancio – e almeno una trentina di posti di lavoro per le guide turistiche (di cui una decina occupate 365 giorni l’anno).
Con la cultura e l’ambiente dunque “si mangia”, forse più che con le trivelle, e si è riusciti, in parte, a curare uno dei mali congeniti del turismo della Sardegna: la concentrazione delle presenze in poco più di due mesi dell’anno. A Dorgali e Cala Gonone si riesce a lavorare sette/otto mesi l’anno – le località vicine si fermano ai canonici due/tre mesi – grazie ai suoi attrattori, che consentono i flussi di turismo didattico, della terza età, di escursionisti internazionali e dei tantissimi climbers, che già da marzo e fino a novembre si arrampicano nelle pareti di roccia della località. C’è da ringraziare ovviamente la natura, per aver regalato un ambiente così bello e ricco, ma è stata fondamentale l’operosità e presa di coscienza dei dorgalesi – paese che conta poco più di 8mila abitanti – per far maturare questo settore.
Le mete più conosciute oltre alle spiagge che si affacciano nel Golfo di Orosei – chi non ha mai sentito parlare di Cala Luna – sono le Grotte del Bue Marino, che sono aperte al pubblico sin dagli anni cinquanta, quando nacque la Pro Loco di Dorgali, l’associazione cittadina che nel 1974 fece il bis con l’apertura al pubblico delle Grotte di Ispinigoli dove negli anni migliori si superano i 40mila visitatori.
Ma la vera svolta arriva a metà degli anni novanta quando, con un progetto finanziato dalla Regione Sardegna, vengono attrezzati, custoditi e affidati ad una cooperativa tre siti archeologici: il museo civico e i villaggi nuragici di Serra Orrios e Tiscali (si trova all’interno di una dolina e si raggiunge solo dopo un trekking di almeno un paio di ore). Sono decine di migliaia i visitatori annui ed è la conferma che si può creare reddito anche dal turismo escursionistico. Sono nate in quegli anni società di servizi che offrono escursioni a Tiscali ma anche al Canyon di Gorropu e alle cale del golfo che si possono raggiungere solo via mare o con i trekking. Una vera e propria filiera che si completa con lo sviluppo della ricettività rurale degli agriturismi, che solidificano l’economia circolare locale connettendo sempre di più il settore agro pastorale con quello ricettivo.
Nel 2010 apre al pubblico anche l’acquario di Cala Gonone firmato dall’architetto americano di origini ucraine Peter Chermayeff, che nel suo prestigioso curriculum vanta i progetti per gli acquari di Osaka, Lisbona, Baltimora, Genova. Una struttura che sviluppa il turismo didattico – come il Centro di Educazione Ambientale e il Museo della Foca Monaca – con laboratori ed altre iniziative di tutela ambientale, da lavoro stabile a 8 persone e registra 55mila presenze all’anno. Insomma un modello non alternativo, in questo caso, ma complementare al tradizionale turismo balneare e che può essere d’esempio per altre località italiane.
Gian Basilio Nieddu
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