Eco-innovazione: risposta vincente per le PMI in tempo di crisi
Qual è l’attitudine degli imprenditori europei nei confronti dell’eco-innovazione? Ce lo spiega la Commissione Europea attraverso una ricerca statistica dell’Eurobarometro, effettuata su un totale di 5.222 manager di piccole e medie imprese (PMI) dei 27 Paesi membri dell’Unione Europea.
Gli imprenditori sono stati selezionati, in ogni Paese membro, all’interno di vari settori, come quello agricolo, manifatturiero, della gestione dei rifiuti, delle costruzioni e delle attività legate ai servizi turistici. L’obiettivo dello studio, dal titolo “FL315 Attitudes of European entrepreneurs towards eco-innovation”, è quello di indagare i comportamenti, le attitudini e le aspettative degli imprenditori nei confronti dello sviluppo dell’eco-innovazione come risposta all’aumento dei prezzi delle risorse nonché alla loro scarsità.
Il concetto di eco-innovazione si sta facendo sempre più spazio, infatti, nel mondo delle imprese. Si tratta di un processo in continua evoluzione che comporta l’introduzione sul mercato di prodotti “migliorati”, cambiamenti nella gestione aziendale e soluzioni che riducono l’uso delle risorse naturali, inclusi i materiali, l’energia, l’acqua e le terre.
Dalla ricerca statistica è emerso che, nonostante la consapevolezza del risparmio e della tutela ambientale, gli imprenditori delle PMI incontrano ancora molti ostacoli all’attuazione di processi produttivi eco-innovativi. Nel questionario presentato agli organi direttivi delle diverse aziende sono stati presentati 14 potenziali barriere allo sviluppo dell’eco-innovazione, tra cui cinque di queste sono considerate il vero problema da oltre il 30% degli imprenditori intervistati: l’incertezza della domanda dal mercato, l’incertezza sui guadagni prodotti dagli investimenti nell’eco-innovazione, la mancanza di fondi nelle imprese, l’inaccessibilità agli incentivi fiscali esistenti, la mancanza di finanziamenti esterni.
In particolare, le piccole e medie imprese italiane sono limitate soprattutto dalla mancanza di fondi interni alle imprese stesse (40% degli intervistati), dall’incertezza della domanda dal mercato (35% degli intervistati) nonché dall’incertezza dei guadagni o comunque dai tempi troppo lunghi di rientro degli investimenti effettuati (31% degli intervistati). Le preoccupazioni delle PMI nostrane sono dunque legate essenzialmente agli effetti della crisi economica, che priva di risorse finanziarie da utilizzare per i nuovi investimenti e l’introduzione sul mercato di nuovi prodotti e servizi.
Lo studio Eurobarometro distingue tra le piccole imprese da un lato, e le aziende medie dall’altro, sempre in relazione alle barriere. Infatti, seppur simili, le piccole e medie imprese hanno un livello di preoccupazione differente soprattutto per quel che riguarda la perdita di collaborazioni con altri partner del settore. E’ intuibile che questo tipo di problema sia una barriera principalmente per le piccole imprese rispetto alle medie.
Se la perdita di partnership economiche è una barriera all’eco-innovazione, di conseguenza, avere dei partner affidabili è uno degli elementi conduttori all’implementazione di politiche aziendali eco-innovative. Infatti il 45% degli intervistati in generale, e il 34% dei manager italiani in particolare, sostengono che le buone partnership economiche e finanziarie aumentano le certezze all’interno delle aziende, costituendo un input positivo per nuovi investimenti.
Ad ogni modo, nel novero delle ragioni che potrebbero spingere le aziende ad investire nell’eco-innovazione, emergono l’aumento del prezzo delle risorse energetiche – sia quello attuale (52% degli intervistati) che quello previsto nell’immediato futuro (50% degli intervistati) – e gli alti prezzi delle materie prime (45% degli intervistati). Politiche aziendali fondate su un processo produttivo eco-innovativo potrebbero infatti condurre al risparmio energetico e delle materie prime, sia in termini economici che in termini ambientali.
A dimostrarlo sono le aziende che nel corso degli ultimi due anni hanno introdotto almeno un elemento eco-innovativo nei processi produttivi, oppure nel metodo organizzativo dell’azienda, o ancora nel prodotto o servizio finale da immettere sul mercato. Seguendo le statistiche dell’Eurobarometro il 42% dei manager intervistati ha sostenuto che l’eco-innovazione nelle proprie aziende ha condotto ad una riduzione dei materiali utilizzati tra il 5 e il 19% per unità di materiali prodotti.
Si può dunque concludere che la crisi economica, pur portando con sé elementi devastanti per le economie mondiali, ha, allo stesso tempo, condotto a dinamiche (quali l’aumento del prezzo delle risorse energetiche e delle materie prime) che costringono gli economisti e ripensare un nuovo modello di crescita, basato essenzialmente sull’uso efficiente di tutte le risorse coinvolte nel ciclo di vita di un prodotto.
Donatella Scatamacchia