Distretti “green”: l’esperienza lucana
Nel cuore dell’Italia meridionale sorge uno dei distretti tecnologici più all’avanguardia dell’intera Europa. Non ci credete? La regione che lo ospita è la Basilicata che, contro ogni facile pregiudizio, è una delle regioni più virtuose per la qualità dell’utilizzo delle risorse economiche europee.
La Basilicata, nell’ultimo decennio, è stata in grado di realizzare un vero e proprio distretto tecnologico-industriale incentrato sulla promozione della green economy. La sostenibilità ambientale è il collante che unisce i settori strategici emergenti nel distretto – quali lo sviluppo di energie rinnovabili, le biotecnologie e l’osservazione della Terra – ad ambiti tradizionali dell’economia lucana, come il settore agroalimentare e l’estrazione “nostrana” di gas e petrolio.
I progetti in atto e quelli ancora da implementare sono illustrati nel Piano Strategico Regionale per l’Innovazione e la Ricerca – Regione Basilicata 2007/2013. Tra gli obiettivi fondamentali illustrati nel documento vi è la creazione di un cluster di piccole e medie imprese nell’ambito energetico. Il Piano è inoltre focalizzato sullo sviluppo di settori altamente innovativi, quali quello delle tecnologie per l’osservazione della Terra e dello spazio, per prevenire i disastri naturali e controllare i cambiamenti climatici, quello delle energie rinnovabili e del settore delle agro-biotecnologie. Per la realizzazione dell’intero progetto sono state stanziate risorse finanziarie regionali ed europee per un totale di 376 milioni di euro lungo il periodo 2007-2013.
Le aree geografiche interessate sono l’asse Potenza-Matera, in cui si realizzerà il distretto relativo all’osservazione delle Terra, la Val d’Agri, che costituisce la più grande riserva di combustibili fossili d’Europa (il petrolio estraibile è stato stimato a circa 2,5 milioni di barili), il Metapontino e la Valle del Basento, in cui sono nati centri di ricerca per le biotecnologie green e le energie rinnovabili.
Le attività del distretto “spaziale” sono state presentate in occasione di una tavola rotonda sull’esperienza lucana che si è svolta a Bruxelles lo scorso 8 dicembre. Si tratta di un sistema “a Tripla Elica”, composto da una rete di piccole e medie imprese, centri di ricerca e dipartimenti universitari, specializzati nelle tecnologie satellitari, nel monitoraggio ambientale, nella ricerca sismica e nella previsione ed attenuazione dei rischi legati alle catastrofi naturali. I partner pubblici e privati, che con la loro collaborazione sostengono il distretto, sono il Centro di Geodesia Spaziale, Telespazio, Enea, l’Università degli Studi della Basilicata e il Centro Nazionale delle Ricerche.
Oltre ad essere un “contenitore” per lavoratori altamente specializzati (al momento oltre mille persone ci lavorano) nonché una calamita che attrae investimenti dall’estero, il cluster sull’osservazione della Terra è soprattutto un esempio di distretto tecnologico ad alta vocazione “green”, ovvero orientato a quella green economy grazie alla quale si potrebbero realizzare, soprattutto al Sud, un miglioramento della qualità della vita e maggiori posti di lavoro.
Per quanto riguarda l’ambiente e il settore energetico, la collaborazione con ENEA (l’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile) vedrà l’implementazione di attività di ricerca legate principalmente al problema della desertificazione. L’Unità Tecnica UTAGRI – ENEA sta già lavorando, a stretto contatto con agronomi, biologi, chimici e fisici, in sei differenti centri di ricerca lucani, per creare un approccio olistico a questo complesso problema. Ma la collaborazione con ENEA è solo uno dei tanti esempi di multidisciplinarità e condivisione del lavoro che caratterizzano il modus operandi del distretto, uno spazio in cui si creano solidi legami tra scienziati, aziende high-tech e amministrazioni locali. La Basilicata ha deciso di puntare su questo modello per la sua crescita economica, aspirando a diventare una delle regioni italiane maggiormente coinvolte nell’economia eco-sostenibile.
Donatella Scatamacchia